domenica 14 settembre 2014

Boccasciutta


...Poi ti risvegli in questo pomeriggio assolato di fine estate e scopri che le tue poche certezze calcistiche sono, come dire, evaporate...
Si, perchè per noi romantici viola il Campionato non era mica cominciato a Roma. No, quello era una prova, un passo falso che si rimediava sicuramente fra le mura amiche contro il Grifone. Vedrai cosa succede quando Montella decide di schierare la formazione giusta, e non quella tutta sbilenca e Brillante, messa su per convincere Pradè a comprare Richards-Badelj-Kurtic... Vedrai... Il tedesco ne fa almeno tre, il Baba altri due, Borja uno in rovesciata... Ah già, ma rientra anche lui, il trecciolino colombiano che abbiamo rubato alle grandi... Ah beh, allora la goleada è assicurata!
E invece no... Fiorentina a bocca asciutta, ferma al palo, e questa volta il legno non l'abbiamo nemmeno preso, non ce la possiamo rifare con la sfortuna.

Le figurine dei giocatori sul campo verde erano quelle giuste (a parte forse l'Alonso calciatore, ben più lento di quello motorizzato, che a sorpresa si fa preferire all'azzurro Manuel).
Sullo stesso campo verde lo spettacolo assomiglia preoccupantemente a tante asfittiche messe in scena dello scorso anno, con i viola che si dannano l'anima per trovare trame offensive il cui ordito è regolarmente spezzato dalla massa difensiva rosso-blu; e quando i nostri sgusciano fra le maglie di questa fitta rete, trovano una vecchia conscenza, lo stesso Perin che già tempo fa disse di no tante volte ai tiri fiorentini.
I minuti se ne vanno anche troppo lenti, fra un errore di Gomez ("Montella, levalo!"), un paio di tiracci di Aquilani, l'ingresso dell'opaco Ilicic, del rimandato Berna, con la triste uscita di scena dello stesso Gomez ("Montella, ma che fai, lo leviiii?")...
Insomma, l'ennesino pomeriggio da nulla di fatto, mentre le altre se ne vanno, buon per loro, a lottare per lo Scudetto.
E le certezze si trasformano in domane:
Ma Gomez è un panzero o un U-boot zavorrato?
Ma Cuadrado penserà per tutto l'anno alla Sacrada Famiglia?
Ma Borja ha giurato amore eterno a Firenze, perchè qui ha cominciato il buen retiro?
Ma Richards saprà mettere un cross in più di Tomovic, cioè almeno uno a partita?
Ma Pizarro è alle pompe?   (domanda retorica)
Ma Berna e Baba sono meglio di Yakovenko e El Hamdaoui?
Ma Ilicic.....?

Ma a parte questi quesiti semiseri, stasera i tifosi viola hanno in testa un pensiero comune, un faro puntato oltreoceano, verso il Colorado... E tutti si chiedono:
Ma quanto ci mancherà Giuseppe?

giovedì 12 giugno 2014

E ora... Forza Italia?



Da una parte ci sarebbe il fastidioso olezzo di un'insopportabile Federazione Gioco Calcio, comandata da una cariatide logorroica che incredibilmente resiste alle nefandezze di uno sport che affonda, immagine del Bel Paese in crisi (ma visto che tale losca figura è piazzata sul suo scranno dalla platea votante dei Presidenti di Società, la connivenza globale è ovvia, e chi è senza peccato scagli la prima pietra).
Ci sarebbe un allenatore tanto amato a Firenze in passato, quanto, nella stessa città, ora, visto con sospetto se non con rabbia, per i troppi sassolini che si toglie ogni pochi passi e per l'illustre esclusione del Giuseppe nazionale.
Ci sarebbe un codice etico applicato dall'allenatore di cui sopra in modo perlomeno naif, con pennellate spesso troppo a strisce.
Ci sarebbero i giocatori da riviste patinate, abbarbicati alla bellona di turno, sulla Ferrari di turno, con gli occhialoni neri e il capello leccato, o mohicanato, d'ordinanza, brutto esempio di quello che la fatica e l'abnegazione in uno sport non dovrebbero mai produrre, sputo in faccia alla Dea Bendata che gli ha dato in dono il talento.

Ma dall'altra parte ci sarebbe...
Ci sarebbe un bambino che sotto il sole cocente di un pomeriggio di Luglio scopre il miracolo del Calcio, quando gli dei verde-oro cadono sotto i colpi di un altro Rossi.
Ci sarebbero due tedeschi capitati chissà come nel Bar del paese in una delle loro tante serate da dimenticare, che dopo l'ultimo sigillo di Altobelli si alzano in piedi e applaudono.
Ci sarebbe una 500 scarrettata, interamente coperta di nastro adesivo verde e bianco (rossa lo era già) che sfreccia davanti allo stesso bambino di prima, ora meravigliato e ubriaco della gioia degli altri.
Ci sarebbero le Notti Magiche e una canzone rimasta nel cuore.
Ci sarebbe un divino numero 10, che inventa un colpo da biliardo contro gli africani, e tira giù Sacchi dalla scaletta dell'aereo sul quale già stava salendo.
Ci sarebbero, ahimè, lo stesso codino che spara al cielo un rigore decisivo e le lacrime di uno stoico capitano dal nome Franco.
Ci sarebbero i rigori più fortunati di molti anni dopo, quelli di una notte in cui il cielo di Berlino si tinse di Azzurro.
Già l'Azzurro...
Per tutti questi distinguo, per tutte queste immagini che mi frullano in testa, ricordi indelebili di una passione, lascio da parte l'amato provincialismo. Mi siedo al Bar con gli amici di sempre, pronto all'abbraccio liberatorio o al masticare amaro, pronto comunque alle emozioni di un Mondiale.
E anche se non dimentico l'altra faccia della Luna, anche se guarderò al bel calcio degli altri con affetto più sincero di tante altre volte, decido comunque di accarezzare di nuovo col cuore quel bel colore Azzurro... E quindi, Forza Italia.

martedì 4 marzo 2014

Forza Brasile

Accecato dalla delusione e dalla rabbia per le recenti decisioni del Palazzo del calcio italiano, nei confronti della Fiorentina e non solo, quando mi si para davanti la foto dei luccicanti giocatori azzurro-juventini, che presentano le poco economiche nuove divise, che, fra non molto, verranno sfoggiate con professionalità da Naomo sulle dolci spiagge brasiliane, mi è salito un ovvio conato, e su Facebook, con sarcastica acidità ho commentato: "Ai prossimi Mondiali, Forza Brasile!".
Avendo ricevuto critiche da destra e manca, da patrioti offesi dalla mia evidente anti-italianità, mi sento in dovere di puntualizzare...
Perchè come spesso accade a qualcuno risulta difficile capire il senso della mia, della nostra rabbia.
Non lo capiscono perchè non hanno mai contestato la Società e la Dirigenza della loro squadra di club, pur gioendo per le vittorie dei colori amati. Certamente non la capiscono gli juventini, che raramente hanno avuto questa spiacevole esperienza, visto che la Fiat ha sempre opportunamente foraggiato sia la squadra che la Lega, nonchè la classe arbitrale (non è dietrologia, bensì verità venuta a galla senza nemmeno scavare troppo, è scritto nero su bianco).
Non lo capiscono, forse, perchè per convenienza preferiscono tenere grosse fette di prosciutto sugli occhi, per non vedere e annusare le nefandezze e l'olezzo che trasudano dal Palazzo-Skymediaset.
Pertanto, ribadisco: da buon Fantozzi sarò felice e carosellante per le eventuali, e improbabili, vittorie azzurre, ma non posso tapparmi il naso di fronte a, nell'ordine:
1. una Lega Calcio da operetta, capace di distruggere il patrimonio sportivo di una nazione fra le prime nel mondo come cultura del football.
2. un presidente di Lega degno attore dell'operetta suddetta, incredibilmente rieletto dopo la Caporetto del Sud Africa, privo di intelligenza, lungimiranza e dialettica.
3. una rosa fatta di indagati, e, soprattutto, viziati supponenti (siete capaci, voi, di tifare per il nero marione nazionale? prego, accomodatevi...).
4. un allenatore campione di onestà, che, mentre giurava fedeltà alla "piccola" Firenze, aveva già posto la firma sul contratto milionario con la Lega, e che applica il Fair-Play in modo selettivo (lascia fuori DeRossi espulso in campionato, ma ha sempre fatto giocare il marione di cui sopra, nonostante le sue bravate fuori e dentro al campo).
Detto ciò, provate a vietarmi di tifare per il bel calcio, che si chiami Brasile, Spagna, Argentina o Costa Rica... non ci riuscirete!
Di sicuro, purtroppo, il bel calcio non si chiama Italia!!!!

martedì 25 febbraio 2014

Un uomo solo in mezzo al campo


Montella, ieri, ore 20.50 circa:

"Vediamo se ha il coraggio... io sono sotto i riflettori di questo stadio nemico, che però mi riconosce il valore di un pareggio acciuffato in 10... faccio qualche passo verso il centro campo, uomo solo ma con il mento rivolto a lui... il giallo di turno, tale Gervasoni (ma non era un personaggio di Aldo, Giovanni e Giacomo?).
Arbitro, urlo, venga a stringermi la mano!
Ma come, mi guarda appena da sopra la spalla, con sguardo trucido? Forse bofonchia anche un "vaffa..." e scomoda i Santi?
Guarda come se ne va lesto lesto verso il riparo sicuro degli spogliatoi, e le braccia amiche del Braschi-protettore, con il pallone sotto il braccio, sprezzante nei miei confronti, nei confronti delle maglie viola che lo circondano?
Eppure mi avevano insegnato che l'arbitro lascia il campo per ultimo, a meno che non sia braccato dalla folla, costretto a uscire dallo stadio scortato dalle camionette della Polizia... Ma io non sono la folla, sono solo un allenatore che ha raggiunto il limite! Io, come la mia Società, come una Città intera.
No, non è per il rigore subito, né per quello non concesso (anche se, e stento ancora a crederlo, ho sentito quella giacchetta gialla che apostrofava Marione con un qualcosa tipo "sei ridicolo, pezzo di m...").
Non è per il rosso a quel cammellone del nostro difensore nero, né per il rosso alla rabbia del più calmo dei miei centrocampisti.
E' per l'atteggiamento, per la sfida che sempre più spesso dobbiamo affrontare! E' vero, è chiaro: siamo diventati antipatici... Il diverso lo è sempre, e noi siamo diversi: pretendiamo di dare spettacolo in campo, di fare il terzo tempo, di parlare di Fair-Play, di abbattere barriere allo stadio, di professare un diverso approccio agli stipendi dei giocatori e alla ripartizione dei diritti televisivi ... Osiamo sognare la Champions, anche se i nostri abbonati a Skymediaset sono metà della metà di quelli di Napoli, Roma o juve... Ora abbiamo anche un presidente onorario che si permette di dare dell'imbecille a chi fa proclami idioti, ma porta un cognome troppo pesante e intoccabile.
Via, basta! La giacchetta gialla ha già sceso le scalette... Domani, forse, mi squalificano... Daranno due giornate a Borja per fargli saltare Torino... Anzi no, vista l'aria che tira gliene danno quattro, così salta anche Napoli!
E poi Braschi dirà che l'arbitro è stato perfetto, e che siamo noi facinorosi, da punire perché colpevoli di ogni schifezza.... Un copione già visto.
Eh si, siamo diventati proprio anticipatici....."

E rimase solo, come soli rimaniamo noi, poveri illusi tifosi viola...

domenica 16 febbraio 2014

Malafede

Via, mi son detto, lasciamo perdere, ci dormo su... Domattina a mente fredda ci ripenso, e vedrai che tutto appare chiaro: il valore dell'avversario; la loro supremazia nel primo tempo; la stanchezza di una squadra strizzata dalla forse eccessiva nevrosi di una finale di Coppa Italia, costretta a giocare con gli stessi effettivi da troppo tempo, a fare i conti con l'assenza del faro spagnolo di centrocampo; le, a dir poco, opininabili scelte di formazione iniziale, senza una punta di ruolo, senza la copertura di Pasqual, con in campo un Aquilani che alla Snai era dato 10 a 1....
Poi stamattina mi sveglio, faccio il compitino del ricordo, e....
E no!!!!

 No, perchè una maglia bianca davanti ad una maglia viola, in 100 metri quadrati di libero campo verde, in una lenta (per i canoni calcistici) azione di gioco, non è, non può essere una svista per chi di mestiere deve vedere solo quello! No, non raccontatemi la favoletta dell'errore umano, del fischio che nell'incertezza non fischia. C'è un solo nome per tutto ciò: malafede.
E c'è malafede nei cartellini gialli che non escono nel primo tempo, nel rigore solare su Joaquin prima del duplice fischio.
C'è malafede se quando regali un giallo per un fallo netto ed inutile su Cuadrado, non hai il coraggio di regalarne un secondo, che significherebbe rosso, a fronte di una reazione scomposta e imbarazzante dello stesso giocatore sullo stesso colombiano.
E attenzione: non c'entra niente l'avversario; l'Inter è solo il beneficiario di turno. La vittima è la Viola, colpevole di rappresentare la realtà bella, pulita, fuori dagli schemi, nei suoi attori e nei suoi dirigenti, di un calcio italiano incanalato su un copione che tutti ormai conosciamo a memoria.
Occhieggiate un attimo la classifica senza errori arbitrali (fra l'altro, dopo ieri sera, da aggiornare)... Ancora dubbi su chi "deve" occupare il podio della Serie A?


giovedì 16 gennaio 2014

Stamina: dubbi e certezze


Sembrava tutto molto bello, poetico quasi... L'eterna lotta di DonChisciotte contro i mulini a vento.
Lui, DonChisciotte, con le sembianze di uno slavato e un po' trucido dottore-non-dottore, capace di portare speranza nei cuori di chi speranza non aveva più, al secolo Davide Vannoni.
Loro, i mulini a vento che macinano farmaci invece di farina, le case farmaceutiche senza nome e senza sembianze, ma impersonate da forse prezzolati professori, dai rugosi volti balbettanti, ideali icone di una scienza arcaica, ferma ai concetti geocentrici e avversa al nuovo che avanza.

A lungo ho appoggiato e difeso a spada tratta questa trama, ponendomi ovviamente delle domande, che trovavano presto risposta nella logica della fame di speranza, nella speranza stessa del lampo di genio fuori dagli schemi; in effetti, evidenti erano pure le ipocrisie burocratiche di giudici che negano cure, fin troppo condivisibili le suppliche dei genitori nei quali mi immedesimavo.

Poi arriva l'uragano mediatico: la Stamina Fondation, Vannoni, il suo referente scientifico, Andolina, ficcati nel tritarifiuti televisivo, senza troppo diritto di replica. All'inizio appare tutto come il sopravvento del potere occulto, quello che specula sulla pelle dei malati alla sola ricerca del farmaco spendibile e vendibile.
Ma le domande si accumulano, le evidenze pure, e il peso delle carte, delle denuncie, delle testimonianze di chi ha fatto della ricerca la sua vita, mi portano a pochi, certi, convincimenti:

Numero 1: appare evidente che il team di Stamina ha vissuto due vite, piuttosto diverse nei contenuti, ma ugualmente rilevanti; la prima, quando le infusioni venivano fatte a SanMarino, a pagamento; sui metodi c'è poco da dire, visto che tutt'ora, in Svizzera per esempio, ci sono centri privati che operano con le stesse modalità e con gli stessi prezzi. Su quelle attività sta indagando la magistratura, e se ci sono stati illeciti, paghi chi deve pagare.
La seconda vita è attualità: gli Spedali Civili di Brescia; l'approdo della metodologia in tale istituto, per ammissione dello stesso Vannoni, cade nell'ambito del favoritismo; pertanto sia le modalità di accesso alla struttura, sia la seguente attività giornaliera di Stamina, anche in questo caso, deve passare al vaglio della magistratura, ma, in ugual modo, deve essere oggetto di studio anche la catena dirigenziale dell'ospedale bresciano.

Numero 2: il cuore del problema; Vannoni spaccia un intruglio inutile, forse dannoso, sicuramente non benefico, o c'è del buono nella metodologia? Anche qui i dubbi si sommano... le testimonianze di chi ha votato la vita alla ricerca, di genetisti di fama internazionale, che esprimono il loro sdegno nei confronti di Stamina, potrebbe essere anche una difesa a spada tratta del castello delle sovvenzioni e dei fondi privati e statali; ma quando ti mostrano la richiesta di brevetto fatta di tre paginette con brani copiati da Wikipedia, con concetti definiti a dir poco dilettanteschi, senza basi provate, e la confrontano con vere, lunghe, dettagliate, pubblicazioni scientifiche, fatte di annose prove sul campo, immagini, bibliografie, allora il dubbio che Stamina non abbia fondamenta solide si fa certezza. Quando si mostra, per esempio, la classificazione delle provette cellulari di un laboratorio impegnato in ricerche commissionate da tutto il mondo, fatte di codici a barre, database e certezza di provenienza, con le provette prelevate agli Spedali, con etichette illeggibili scritte a lapis, il dubbio che in Stamina si navighi a vista, e ci sia molta approssimazione, anche qui, si fa certezza.

Numero 3: rimane l'ultimo tassello del puzzle, quello che mi serba un barlume di speranza: sono quei 34 pazienti, bambini e non, che hanno ricevuto le infusioni a Brescia; quei 34 che, per giurata ammissione dei genitori e parenti, ma anche per certificate dichiarazioni non solo di medici curanti, poco autorevoli si dirà, ma anche del Dott.Villanova, autorevole senza dubbio, dei miglioramenti li hanno avuti; minimi segni che a volte solo l'esperto può rilevare, ma che sono raggi di speranza nell'abisso nero della malattia.

Ecco allora la necessità di una seconda commissione scientifica, imparziale e senza preconcetti, che faccia un po' di luce sulle procedure e sui contenuti; di pareri autorevoli, come quello, per esempio, del Prof. Ricordi, che da tempo si è reso disponibile per analizzare e commentare, che sanciscano o la necessità di indagare e approfondire, oppure stendano un velo su un tentativo finito male.
Perchè se è vero che i genitori hanno il diritto di affidarsi a cure compassionevoli, con terapie non completamente corroborate da sperimentazione rigorosa, dall'altra parte non si può creare un precedente che consenta a qualsiasi imbonitore di spacciare l'Olio di Serpente per cura miracolosa.