venerdì 30 agosto 2013

Houston, abbiamo un problema....



Si può essere giornalisti diplomatici e dire che il ragazzo gioca con troppo timore e tensione, improvvidamente creati intorno a lui dalla tifoseria... 
Si può essere irriducibili ottimisti, e dire che questo è un'autentica promessa, secondo nel suo ruolo fra i verde-oro pluristellati, che quindi va atteso, coccolato e sostenuto...
Si può essere, invece, tifosi esasperati da un anno di errori continui, quando di questo numero 1, quando dell'altro, il Viviano della Fiesole, che alla fine dei conti sono costati punti su punti, quindi, sicuramente, la Champions...
La verità è che Neto, quindi il suo ruolo, sono un macroscopico problema, finora messo in naftalina nell'altrimenti splendido mercato estivo viola... Vero è che c'erano da risolvere fin troppi nodi, primi fra tutti trovare un mega-bomber (risolto), dipanare la matassa del duo Jo-Lija (risolto con un attivo di 42 milioni), rimpolpare il centrocampo (risolto), liberarsi di numerosi, costosi, comprimari (parzialmente risolto, visto che tuttora rimangono gli inutili e dorati Vargas e Oliveira)... Ma uno dei nodi principali era proprio quello dell'estremo difensore.
La speranza è che la dirigenza abbia continuato a lavorare sotto traccia, magari tenendo caldo il cellulare di colui che, invece, è il numero uno dei Brasiliani, unica alternativa di alto livello attualmente sul mercato. Ma arrivo a dire che meglio di questo pur promettente ragazzino biondo dalla faccia pulita, purtroppo chiaramente in stato confusionale e incapace caratterialmente di reagire, potrebbe essere anche un Agazzi. 
Ma c'è da sbrigarsi... Lunedì alle 23, ora di Milano ATA Hotel, i giochi si chiudono, ed il rischio concreto  è quello di presentarsi ai nastri di partenza con una squadra incompiuta.

sabato 24 agosto 2013

Siamo da scudetto?


No, non siamo da scudetto....

Abbiamo una società sanissima, che ha fatto del fair-play economico una bandiera, a dispetto del singolare contrappasso dell'indifferenza di chi blatera di calcio esagerato, senza far niente per cambiarlo.
Abbiamo un presidente, ora appassionato tifoso, che salta, suda, balla, tarantola sulla seggiolina del Franchi più di un quindicenne in Fiesole.
Abbiamo una strana coppia che si occupa di mercato, che abbiamo scoperto più micidiale nello scovare le occasioni di una casalinga il primo giorno di saldi, tenace nel perseguire silenziosamente l'obiettivo designato, unica nel regalare inaspettate gioie in afosi periodi lontani dal calcio giocato.
Abbiamo una città... beh... Abbiamo LA Città.
Abbiamo un allenatore che tutti ci invidiano, che tutti ha stupito, i fiorentini per primi: per la serietà e la modernità che impone ai suoi metodi di allenamento, per la spumeggiante filosofia calcistica, dolce metà per un tifoso che, chissà perché, ha la fantasia e il tocco di fino nel cuore (manco si fosse tutti nati a Ipanema, e non in riva all'Arno).
Abbiamo una squadra che l'anno scorso per lunghi tratti del campionato ha prodotto il calcio più bello d'Italia; scippata del terzo posto, è stata solida in difesa, geometrica e barcelloneggiante a centrocampo, micidiale davanti alla porta avversaria (secondo attacco, 72 gol, solo uno in meno del Cavan-Napoli).
E rispetto all'anno scorso:
Ci siamo liberati a suon di milioni di Jovetic (da Dicembre non pervenuto).
Abbiamo Joaquin.
Abbiamo Ilicic.
Abbiamo Pepito Rossi.
Abbiamo Mario Gomez (!).


Ma no, non siamo mica da scudetto!

giovedì 1 agosto 2013

Gli Intoccabili




C'era una volta un uomo solo al comando di un impero del male, un criminale che navigava paffuto nel mare oleoso e putrido della crisi di un paese. Con la sua grassa opulenza, le sue sventolate ricchezze, si faceva beffe della giustizia; anzi, con sarcasmo rilasciava interviste in cui, con i finti sorrisoni da caimano, con i suoi odiosi capelli impomatati, sfidava le forze dell'ordine ed i giudici che invano gli correvano dietro.
Avevano provato ad incastrarlo in tutti i modi, cercando inutilmente di incriminarlo decine di volte per le malefatte più evidenti agli occhi di tutti; persino la sua passione per le donne era finita in tribunale, sotto  l'accusa di sfruttamento della prostituzione... Niente da fare. Lui ne usciva sempre pulito.
Andava fermato, cancellato ad ogni costo... Bisognava trovare un cavillo, un minimo errore, a lui direttamente imputabile o meno, per sbatterlo finalmente dietro le sbarre. Un pool di coraggiosi, di intoccabili, trovò così l'accusa banale, ma definitiva: frode fiscale. Quella fu la giusta causa, il finale della storia, la pietra tombale per il nemico pubblico numero uno!
Così finì l'epopea di Al Capone.
Vediamo ora come leggete il parallelismo... Liberi, certo, di vedere Berlusconi come un gangster assassino, invece di un leader con luci ed ombre, scheletri nel proprio armadio di Arcore, ma pur sempre politico votato e non dittatore auto-eletto; ma liberi anche di vedere i giudici che lo perseguono (o perseguitano) come gli Intoccabili autorizzati a scandagliare tutta la sua vita privata, le sue finanze, le sue amicizie e le sue proprietà, pur di trovare il fatidico Tallone d'Achille, il verso giusto per, finalmente, annientarlo, pur se fuori dall'ambito delle urne.... Ma sia che lo leggiate in un modo, sia nell'altro, liberandovi dai preconcetti, e guardando semplicemente al nero su bianco, vi potreste forse accorgere di quanto questo parallelismo sia inquietante.....