lunedì 10 giugno 2013

Giuda e i 30 Denari


C’è una malattia contagiosa che striscia infida da decenni in un gruppo ristretto di giovani. Non lascia purtroppo scampo, colpisce il cervello e lo riduce all’idiozia, ottenebrando il senno e la ragione. E’ un’epidemia che si manifesta spesso con casi patologici eclatanti, vittime di isterie e crisi di pianto, sputi e pugni contro chiunque e contro qualunque parete di stadio di calcio; spesso colpisce proprio i fortunati più talentuosi, nella fattispecie con piedi divini, fatti per accarezzare un pallone di cuoio. E’ ormai un’emergenza nazionale, che anni fà fece esclamare ad un famoso saggio dell’est “testa di calciatore buona solo per portare cappello”. Si, perchè il gruppo colpito da questo male incurabile è quello dei giuocatori di pallone, lo stesso del nero Marione (sigh) nazionale, di Cassano, di Totti e compagnia cantante ed esternante.
In questa triste e affollata corsia d’ospedale, ecco che entra un nuovo degente, provenienza Firenze, nome Stefano, Stevan nella sua lingua natale. Già da qualche mese aveva dato segnali inquietanti che facevano sospettare l’incipienza della malattia, poi ecco la conclamazione, l’esternazione, inequivocabile sintomo di scollegamento celebrale: con il visetto imbronciato e le lacrime agli occhi, piagnucola dalle pagine del bel giornale rosa “Voglio giocare nella juve... voglio andar via da questa noiosa Firenze... voglio vincere in Europa... ti prego, Andrea, fai uno scontone al mio prossimo datore di lavoro, cosicchè io possa realizzare il mio sogno di bambino........”
Le battute finiscono qui; così come i giochetti ed i giri di parole, caro Jovetic. L’augurio di tutti i tifosi fiorentini, ora, è che la Società gigliata mantenga l’impegno e la linea dura. Se fino a ieri qualcuno poteva pensare che i denari chiesti potevano essere troppi, che si doveva concedere qualcosa a chi ti voleva, pur di incassare, ora tutti siamo compatti... Quei denari sono 30, e 30 rimangono; sono 30 come quelli che portarono il cappio al collo di un traditore ben più famoso di te. Sono 30, non perchè li vali, ma perchè li vale la tua timida arroganza e l’insulto che fai a Firenze. Sono 30, e se vuoi giocare con la matematica, chiedi a Marotta di ridurti considerevolmente il lauto stipendio per i prossimi 3 o 4 anni, così che trovi i 18 milioni da aggiungere alla miseria dei 12 che sta offrendo. Sono 30, e se l’agnellino non li porta, tu rimani qui, in questa brutta città, a marcire in tribuna o, se sarai fortunato, in panchina... Ma la prima giornata di campionato, lo dovrai pur salire quell’ultimo scalino e presentarti sotto la Fiesole, e allora, un po’ di denari, serviranno a te, per l’otorino che dovrà curarti i timpani, trapassati dai fischi dei tuoi ex adoratori viola, neri di rabbia.