mercoledì 27 febbraio 2013

4 in pagella

Bologna - Fiorentina = 2-1


Potrei fare copia incolla del post scritto dopo Catania, dei pensieri del post-Pescara, post-juve, post-Udinese, post-Roma...
Eh si, cominciano ad essere tante le partite buttate al vento da questa squadra troppo spesso emula di Narciso, imbambolata ad ammirare la sua immagine riflessa, incurante dei cinici e pratici avversari, che alle sue spalle, approfittano di lei.
Ed ecco che un primo tempo "bellino", si trasforma nell'ennesima sequela di minuti inguardabili del secondo, nel vuoto totale di idee a centrocampo; con i nevosi Borja e Aquilani che, a dispetto della fisica, si sciolgono nel fresco del Dall'Ara; nella candelina Jovetic che dopo aver brillato contro l'Inter, è stata soffiata via dalla solidità semplice di un gabbiotto rosso-blu; negli ennesimi segnali di fumo di Cuadrado che illudono il viandante, che però quando arriva al falò vedo solo un pentolone di acqua bollente, e niente arrosto.
Ma soprattutto ci schiantiamo, per l'ennesima volta, contro un paio di amnesie difensive che ci puniscono, ma che fanno solo da piatto forte ad un contorno di disattenzione e sufficienza che può portare ad un solo epilogo.

Se poi ci si mette anche Montella, con un'inspiegabile staticità nel momento peggiore, quando lo scivolo verso un triste risultato era evidente e sempre più inclinato; eppure, grazie alle nuove regole, dietro di sè aveva non una panchina, ma una platea zeppa di opzioni; possibile che nessuno meritasse fiducia? O devo credere che il Mister non si sia veramente accorto della fiacchezza di idee e di concentrazione che stava avvilluppando chi era in campo? Ma se è vera la prima ipotesi, siamo ancora sicuri che il mercato di riparazione di Gennaio sia stato positivo?

Insomma, il sentimento che predomina è lo sconcerto; incertezza per un gruppo che non riesce a trovare più la continuità, capace di asfaltare l'Inter, giocarsela alla pari contro il Napoli, ma nel mezzo venire umiliata da juve, Catania e Bologna. Forse non è un problema di sostituire Pizarro, trovare un bomber da doppia cifra; il problema sono i giocatori più rappresentativi, che anche ieri erano in campo; il problema sono i vari Gonzalo, Savic, Borja, Aquilani, Ljajic, Jovetic, Cuadrado... Son loro che devono decidere se essere campioni di continuità che valgono l'Europa, o altalenanti e lucidi soprammobili da metà classifica.

domenica 10 febbraio 2013

Sindrome da Giocattolo Rotto

Juventus - Fiorentina  = 2-0


Evidentemente non avevano capito...
I pochi vecchi dello spogliatoio, con in testa Pasqual e Toni, il curvaiolo Viviano, non sono riusciti a trasferire anche agli altri la tensione di una partita unica, da non steccare, da giocare per lo meno con il cuore.
O forse avevano trasferito così tanta tensione, avevano compresso così tanto la molla, che la molla si è rotta.
Perdere a Torino rientra nell'ordine prestabilito dell'universo calcistico della Serie A, ha una sua triste logica; ma perdere così, con forse la peggiore partita della Fiorentina, fa male.
Fa male perchè oltre alla beffa, e agli sberleffi, si insinua strisciante la sindrome del giocattolo rotto:
sarà perchè in questo strano 2013 abbiamo raggranellato la miseria di 4 punti in 6 partite;
sarà perchè siamo passati dall'avere una difesa granitica, con giocatori che tutti ci invidiavano, primi fra tutti Gonzalo e Roncaglia, ad essere, in quel vitale settore, trapanabili come il compensato, distratti e fallaci peggio di una neopromossa;
sarà perchè quel bel gioco a centrocampo che ci faceva tanto lustrare gli occhi, appare sempre più raramente,  e quando si realizza, sembra un bel vestito da sera, indossato però per andare a fare la spesa al supermercato... inutile. Ecco allora che le piroette ed i colpi di tacco di Pizarro e Borja, i dribbling di Cuadrado, rimangono ineluttabilmente fini a se stessi, non per colpe proprie, bensì per l'evidente mancanza del giusto e degno finale, ovvero il gol.
Già, il gol... questo sconosciuto... è forse l'unico problema che non è nuovo, non è macigno caduto sui piedi inaspettato come la questione portiere (definitivamente chiusa, mi auguro, a favore di colui che almeno ci mette il cuore)... Ma assume proporzioni sempre più gigantesche, visto l'inevitabile e prevedibile calo del buon Luca, ma vista soprattutto l'inspiegabile involuzione di Jovetic, la perla su cui si fondavano le nostre prospettive di gloria, che non è più perla, ma sassolino. Poi ci sarebbero i vari Ljajic ed El Hamdaoui, come al solito non pervenuti. In panchina latita Larrondo... Forse Montella avrebbe potuto tentare il tutto per tutto e buttarlo nella mischia, visto che tanto si giocava a "lancioni".
Già, Montella... la scintilla sembra essersi spenta anche in lui, non più capace di azzeccare la tattica giusta in partenza, o di cambiarla a gara in corso: avevamo invocato una partita di testa, e abbiamo visto distrazioni difensive a non finire; avevamo chiesto una gabbia su Pirlo, e gli abbiamo concesso il benefiscio di scorrazzare per il campo a suo piacimento (ed in questo mi ha ricordato l'eccessiva libertà concessa a Totti contro la Roma). La gabbia giusta l'ha fatta la juve su Pizarro, arteficie, anche a causa di questo, della sua peggior partita in maglia viola; ma la dipendenza così stretta dal piede di un solo giocatore è, in se, un'anomalia dello schema tattico dell'ex aeroplanino.
Insomma, ci sentiamo un po' orfani. Abbiamo fame e bisogno di risultati. Nel segreto dello spogliatoio devono tutti lavorare di colla, di cervello, di buonsenso, ed aggiustare il giocattolo; perchè Domenica sera arriva un'altra super blasonata a strisce...
Ma questa volta vogliamo ruzzare e divertirci noi.

venerdì 8 febbraio 2013

Eterna Sfida

Un pomeriggio assolato del 1982; una radiolina che gracchia, la rabbia e gli occhi pieni di lacrime di mio fratello, io che non capisco... Ma poi avrei capito, durante un’estate colorata d’azzurro, ma anche tappezzata di colorati adesivi che recitano “Meglio secondi che ladri”.

Sette anni più tardi, una partita difficile che si trascina verso un inutile pareggio fra due pugili suonati; poi l’ultima azione, un calcio d’angolo, e dalla mischia spunta un furetto che buca l’odiata signora regalandoci la vittoria; un giovane d’oro, che diventerà uno sfortunato grande uomo, che ogni giorno, oggi, lotta tenacemente contro la Stronza, e che forse, quando chiude gli occhi, sorride dentro di se pensando a quella domenica.

Sempre un’amara vigilia mondiale; un trofeo europeo toccato con le dita; poi un parapiglia nell’area viola al Comunale di Torino, lo spintone di Casiraghi, la palla in rete... Il ritorno tanto atteso fra le mura di Firenze diventa una trasferta impossibile ad Avellino, con il finale scontato e con l’addio pieno di rimpianti al secondo numero 10 più amato di sempre.

Lo stesso numero dieci che cammina a testa bassa sotto la Tribuna, infagottato in un brutto giaccone, nero come un corvo; una virgola viola cade dal cielo, davanti ai suoi piedi, lui la raccoglie e la stringe... lo stadio che esplode, anche perchè la viola questa volta vince, ma il mio cuore viola lacrima...

Due cazzotti firmati Baiano e Carbone a Torino, la gioia a 15 minuti dal termine (“questa volta è fatta!”), poi Vialli ed un fenomeno che si presenta al mondo con un colpo da biliardo, ci strozzano l’urlo in gola.

Freddo Dicembre del ’98, Oliveira che alza la testa e pennella, il leone argentino che vola in cielo... in cielo manda Firenze, all’inferno i bianco-neri.

Passano dieci anni, un’impensabile serpentina al 93’ di un neretto magrolino, nell’unico suo momento di gloria in maglia viola, la stilettata di un altro argentino, la Fiorentina di nuovo in paradiso, stavolta nel freddo di Torino.

Solo un anno fa, ma sembra un secolo: un’interminabile, appiccicosa partita; una sequenza di gol subiti che sembra non finire mai, un’umiliazione calcistica senza pari, proprio sul nostro suolo, proprio contro i più odiati. Un risultato che grida vendetta.

La storia recente narra di un insopportabile e presuntuoso allenatore, che non ha occhi per vedere quello che capita nel suo spogliatoio, non ha occhi per vedere le nefandezze arbitrali a suo favore, ma ha fiato per urlare, oltraggiato e offeso, al primo mezzo rigore non concesso.
Narra anche di una simpatica dirigenza, che con ineccepibile stile juve, e profondo disprezzo per il lavoro altrui, approfitta di uno scalo tedesco e fa scendere dall’aereo per Firenze una ciliegina ormai già adagiata sulla glassa viola; salvo poi dichiarare, con insopportabile candore, l’onestà del loro operato.
Narra della stessa dirigenza che per il solo gusto di dimostrare la propria supposta superiorità e la sicura spocchia, passeggia strafottente sotto i fischi di uno stadio intero.

Questa è l’eterna sfida fra Fiorentina e juventus, questa è una partita che NON può e NON deve essere uguale alle altre!
Questo non è essere provinciali, è avere cuore, passione, emozione.
Questo significa amare uno sport, una città, un’identità, un colore, e la storia di una squadra.