venerdì 27 dicembre 2013

34


1. il sole del Brasile
2. il tuo sorriso che lo rispecchia
3. la parola mamma ripetuta all'infinito
4. i tuoi riccioli ribelli
5. i tuoi "occhi dolci"
6. i tuoi occhi seri
7. anni della piccola peste
8. il tuo non piacersi mai
9. pelle d'ambra e Ambra sulla pelle
10. il cuoricino sul collo
11. un vestito bianco con mille lacci
12. tu che ruoti come un girasole
13. labbra disegnate
14. risata travolgente
15. una lacrima che togli con rabbia
16. abbraccio nel buio della notte
17. le tue notti insonni
18. le domeniche pomeriggio di sonno recuperato
19. mani che mi tagliano i capelli
20. piedi nudi sulla sabbia
21. una piscina d'estate
22. viaggi in auto
23. un volo oltreoceano verso una vita insieme
24. parole che bruciano
25. silenzi che parlano
26. parole con le doppie mancate
27. ciocca di capelli su un occhio
28. voglia di cioccolata bianca
29. freddo anche d'Estate
30. il valore dell'amicizia
31. il caffè anche se il caffè non ti piace
32. La parola Amore
33. il tuo cuore grande
34. i tuoi anni oggi....

Pronto ad aggiungere le tue meraviglie anno dopo anno..... Buon Compleanno, mia Metà di tutto il resto....

martedì 24 dicembre 2013

Buon Natale



... Che freddo! forse corriamo troppo veloci, e a quest'altezza il respiro si congela prima di uscire dalla bocca... Ho il naso ghiacciato, e il sedere intorpidito ridotto ad un freddo cubetto... prima o poi dovrò pur decidermi a modificare questa vecchia slitta: ci vorrebbe un caldo cabinato, con belle poltrone Frau e frigobar ben fornito... o forse sto diventando troppo vecchio per questo lavoraccio.
Se penso ai bei tempi, quando tutti mi aspettavano con il naso all'insù, passando notti di vigilia insonni... e non parlo mica solo dei bambini, che oggi se credono in me son talmente piccoli da pedalare solo su tre ruote!
Brrr... che freddo... e questa giubba che ha più rammendi che cuciture? L'ultima toppa me la son dovuta cucire addirittura da solo... Da quando quegli odiosi ometti verdi hanno scoperto il sindacato, passano tutto Dicembre in sciopero... Io no, non posso certo mettermi in malattia, prendermi questo unico giorno di ferie, perchè questo è il mio unico giorno di lavoro... O almeno così sembra. Non pensano, gli altri, i non-credenti, che ogni secondo dell'anno io son sempre li, ad ascoltare miliardi di vocine che rimbombano nel cervello, a chiedere quello che nessuno concede, eterno parafulmine di mille voglie. E mi tocca ascoltare anche le voci più adulte, che masticano amaro e chiedono "se almeno esistesse... se fosse così semplice...". Non posso dormire nemmeno la notte, su al Polo, primo perchè la notte è un concetto piuttosto, per così dire, dilatato, a quelle latitudini; secondo perchè a casa delle vocine è sempre giorno, oppure anche quando dormono, sognano e chiedono!
Su, via... Ma guarda tu come zoppica Vixen, e Rudolph?... troppo vecchia ormai... chissà se mi regge ancora qualche stagione, magari fino al 2200, mi basterebbe.
Eccoci. Li sotto finisce la Svizzera... lavoretto facile, bambini felici, ben paffuti e caldi nelle loro casette ricche di Franchi.
Qualche secondo e siamo nel paese del guanto... Io lo chiamo così perchè a vederlo da qui, dall'alto, sembra un guanto con pollice e indice tesi... Chissà perchè lo chiamano Stivale, forse perchè lo guardano dalla parte sbagliata.
Qui il lavoro comincia a farsi più complicato... Lo so, lo sento... Troppi bimbi che avvertono il peso del nervosismo e delle preoccupazioni dei grandi... Questa è una terra che mi è sempre piaciuta: calda, quando io odio il freddo; amichevole, quando io amo gli amici; ma deve ritrovarsi, perchè ogni anno, attraversando questo confine, la vedo sempre più vicina al centro di una brutta spirale.
Perchè queste sensazioni mi entrano nelle ossa più del freddo di questi 20,000 metri di quota. Perchè alla fine non sono io che regalo felicità, giochi, brutti maglioni, ceste di frutti e casse di vino: io sono solo l'emblema di una Festa che non festeggia me, bensì il Natale, appunto, di Uno di me molto più in alto. Ma sono io che passo veloce sopra le vostre testoline, e sono io che, tramite voi, esprimo forte sempre il solito desiderio, che, inconsapevoli, ripetete di bocca in bocca, di abbraccio in abbraccio, di bacio in bacio:
Buon Natale

giovedì 28 novembre 2013

La Morte Rossa


Ooooh, via, ora finalmente l'obiettivo Berlusca è stato fatto fuori...
Ci sarebbe quella sciocchezzuola della ripresa del Paese, degli italiani sempre più poveri e incazzati, delle extra-tasse dai nomi stravaganti... Ma fate con calma, eh... magari subito dopo esservi scolati lo champagne dei brindisini ci fate una pensatina.
Altrimenti, sai che si fa, non pensateci per niente, state li a pascervi sui vostri scranni, tanto tra poco si vota di nuovo... ci penseranno i prossimi eletti.

E voi che in quell'aula senatoriale avete esultato a pugno chiuso, magari lo sapete che il concetto dell'immunità e del non decadimento della carica, che tanto avete osteggiato, era stato pensato proprio per difenderci da quelli che, 70 anni fa, il pugno, il braccio, lo alzavano con molto più vigore e consapevolezza di voi.



Ah, e tu popolino esultante, guardati intorno: c'è una gran festa, tutti ballano, si abbracciano, brindano: intorno al principe Prospero da Firenze, son tutti convinti di un nuovo inizio; ma se aguzzi la vista, vedrai che fra la folla esultante cammina un invitato alquanto strano: avvolto in un sudario macchiato di sangue e con un'orribile maschera cadaverica, si aggira per le sette stanze della bella Italia.
Quindi, ora ridi e spingi la peste fuori dal palazzo, ma presta attenzione, perché la Morte Rossa, quella, non l'hai scacciata.

domenica 3 novembre 2013

...Al largo dei Bastioni di Orione

Milan - Fiorentina = 0-2

...Ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi.
Una sfrontata compagine di giocatori di bianco e viola vestiti, ognuno vero e sperato amico, fratello, cugino di ogni tifoso della Fiorentina, che insensibile a chi, come me, voleva metterla sui nervi e sul sospetto, con grande freddezza fa propri tre punti solo a posteriori apparentementi facili.


Un argentino del barrio, che, portavoce di noi tutti, a petto in fuori affronta il nero iper-griffato, e con il sorrisetto sarcastico sulle labbra, lo rimette al suo posto, lo ridicolizza così come egli merita.
Ho visto la Fiorentina passeggiare sulle rovine di questo Milan irriconoscibile, incapace per demeriti propri, e per indubbi meriti viola, di impensierire una volta una il ragazzo brasiliano, quello con i guantoni.
E dall'altra parte ho visto, vedo, una favola bella, che forse pochi conoscono: un ragazzo, anch'egli brasiliano, scovato dall'ex Corvino su uno spelacchiato campetto di periferia, fatto giocare in Primavera gigliata, poi rispedito in Brasile per farsi le ossa, riaggregato nuovamente, più per penuria di attaccanti veri, che per reale speranza tattica. Ed il ragazzo, invece, piace ogni volta che scende in campo, perchè lo fa senza alcuna paura, trasudando voglia di pallone.

Ho visto Montolivo prigioniero della sua scelta, che guarda dal basso un gigante come Borja Valero, e rimane in mezzo all'irriverente torello dei cinici di Firenze.
Ho visto una Fiorentina non bella (perchè per il bel calcio c'è tempo), zeppa di riserve (subito perde anche l'alfiere Ambrosini), che pertanto si presenta al cospetto dei rosso-neri come l'agnello sacrificale; e invece la si scopre toro, grintosa e concentrata quanto basta per sfruttare almeno un paio dei numerosi errori del diavolo.
Tutti questi momenti non andranno perduti nel tempo. Non è tempo di morire: rientriamo nell'atmosfera terrestre con questi 21 punti che, alla luce delle lunghe assenze di Gomez e Cuadrado, delle scellerate scelte arbitrali che, di punti, ce ne hanno tolti almeno 4, delle numerose partite con squadre di vertice ormai alle spalle, sono 21 perle.
Attendiamo tempi ancora migliori, attendiamo il crucco ispanico ed il suo bagaglio di gol promessi, attendiamo il miglior Cuadrado e la diga Ambrosini; attendiamo ancora, insomma, la miglior Fiorentina, ma oggi ci possiamo godere questa che, udite udite, sarebbe la peggiore.

giovedì 31 ottobre 2013

Dark Side of the Moon

Fiorentina - Napoli = 1-2


Si, è vero: siamo stati derubati. E siamo tremendamente imbufaliti.
Perché l'ennesimo rigore solare, il secondo a tempo scaduto, che ci priva di punti preziosi e gloria, è un insulto!
Perché la beffa dell'annesso cartellino rosso a Cuadrado, ci toglie con sistematicità preziose forze per il match di SanSiro.
Perché quando Braschi decide di inviare un novellino ad arbitrare la partita più importante della giornata, sa già che crea le premesse per un pastrocchio.

Perché il 69% di possesso palla, parla con freddezza numerica di un predominio di gioco evidente.
Perché il palo sotto la Fiesole trema ancora.
Perché tutto mi potevo aspettare, fuorché il sacchiano Rafa, proprio sotto gli occhi del suo mentore, decidesse di seguire il manuale del calcio Trapattoniano.
Perché la supponenza della schiera di scribacchini ed ex gobbi-napoletani, arbitrati dalla solita bellona, che si mettono a polemizzare con DellaValle dagli studi SKY, negando l'evidenza di una realtà, è disgustosa, e offende tutti quelli che, come me, ogni mese volontariamente si tassano per un abbonamento, per poi assistere a questa gara di parzialità e pregiudizi.

Ma lasciato sfogare il cuore viola, guardando a questa che è la faccia più visibile, oggi, della luna, dobbiamo assolutamente guardare anche il lato più oscuro, quello più preoccupante per le nostre ambizioni. Perché, se dopo l'impresa contro i bianco-neri di Torino, avevo detto che la Fortuna aveva aiutato gli audaci, ecco, questa volta, audaci non lo siamo stati. Montella non è riuscito a leggere tatticamente la partita, e nonostante il predominio territoriale, nonostante il rigore negato, non mi sento proprio di dire che questa batosta non ce la siamo meritata.
Il gioco asfittico che abbiamo mostrato ieri andava necessariamente aggiustato, una volta appurata l'evidenza dell'inaspettato difensivismo partenopeo; inutile tutto quel giro-palla in orizzontale, senza che gli spenti Aquilani e Pizarro riuscissero mai a verticalizzare; isolato il povero Rossi, ingabbiato e costretto sempre a venire a prendersi palla sulla tre-quarti, spalle alla porta; murati sistematicamente Cuadrado e Joaquin con il semplice intasamento delle corsie esterne; banali, troppo, i due errori della difesa, nelle uniche occasioni in cui è stata veramente messa alla prova...
Era forse più utile inserire una vera punta, un Rebic, che creasse spazi per gli inserimenti centrali, opportunità di maggior verticalizzazione e qualche opzione di testa, sui calci piazzati.

Insomma, siamo ancora al palo, e non quello di Cuadrado: se si vuol alzare l'asticella, bisogna anche essere disposti a mettere maggior concentrazione, potenza nei muscoli, cambiare la tattica di rincorsa, e focalizzarsi su quel salto più in alto necessario per volare fra le grandi.


domenica 20 ottobre 2013

STORICA

Fiorentina - Juventus = 4-2



Il cuore stenta a ritrovare i suoi battiti normali, le dita fremono sulla tastiera, anch'esse, come il resto del corpo, ebbre di adrenalina.
La consapevolezza è quella di aver visto un pezzo di storia del calcio, dipanarsi inesplicabile davanti allo sguardo ipnotizzato di chi, ormai certo di assistere all'ennesima disfatta, ultima di una lunga serie di delusioni, si ritrova invece trasportato sulle ali di un'emozione unica, a sorvolare 25 minuti di giubilo, di estasi.
Questa è storia, perchè come tutti ci ricordiamo il micidiale Del Piero che martella il terzo chiodo su un pomeriggio dicembrino di tanti anni fa, il divino Borgo che ci fa godere all'ultimo minuto, Bati che sale in cielo sotto i riflettori, così, ora, indelebile nel nostro forziere dei ricordi, ci sarà questa storta Fiorentina, inesistente per 60 minuti, che decide di prender spunto da un paio di belle parate del tanto criticato Neto, e si fa prendere per mano da un ragazzo dagli occhi puliti, dal nome italico, che ogni volta che insacca la palla esplode la gioia alzando gli occhi al padre che non c'è più.
Questa è la storia di tanti pomeriggi grigi, passati a masticare amaro, a rammaricarsi per le fortune degli altri.
E' la storia del calcio per antonomasia, dell'imprevedibilità che lo rende tanto diverso, e tanto più appassionante, di tanti altri pseudo-sport, soporiferi quanto una dose di Tavor.
Questa è la storia di un dietro-front improvviso: dalle rive dello Stige, Caronte ci ha guardato, ci ha valutato, ha tentato di batterci col remo, poi ci ha salutato con la manaccia, e mentre noi salivamo su a riveder le stelle, ha caricato tutta la truppa bianco-nera, con il simpatico Conte in testa, per traghettarli verso il loro personale inferno dorato.
Questa è la storia di tanti cuori viola, convinti che tutto fosse finito, quando tutto doveva cominciare, che ci fosse da scalare un monte Everest, e che per farlo si avessero solo corde vecchie e sfilacciate. Ma l'Everest è stato scalato, e alla fine, anzi, sembrava che i nostri avessero forze per abbordare anche il K2... poi il buon Rizzoli ha fischiato tre volte... E la festa è iniziata.
Ora teniamo pure il sorriso stampato sul volto per qualche giorno, ma non ubriachiamoci. C'è tanto da fare, tanto seguito da dare a questo colpo di coda. Questi audaci che si son fatti, oggi, aiutare dalla Fortuna, devono avere alti obiettivi. Già Giovedì c'è una partitella con una squadra il cui nome ricorda il Natale, ma guai a spolverarla di zucchero a velo. Va mangiata a grandi morsi!
E per questo pomeriggio unico, Grazie Fiorentina!

martedì 1 ottobre 2013

Bubba e il Figliol Prodigo

Fiorentina - Parma = 2-2


Nella nostra squadra di calcio amatoriale, ha avuto una lunghissima militanza uno dei personaggi più caratteristici del paese: il soprannome, Bubba, era tutto un programma, e la diceva lunga sulle sue caratteristiche fisiche. Il suo ruolo storico, il secondo (a volte terzo) portiere. Una delle sue peculiarità, le poche volte che per necessità entrava nella rosa dei titolari, era una certa propensione al cosiddetto "gol a voragine": palla crossata a palombella, spesso dalla tre-quarti, lui che alza il faccione verso il sole e l'agognata sfera, le braccia ben ferme lungo i fianchi, il battezzarla fuori, fuori dal campo, dalla portata della testa degli avversari, ben lontana dal toccare la rete gagliardamente difesa, addirittura volgere, ad un certo punto, le spalle al pericolo, quasi sbeffeggiandolo, e l'esito inevitabile del più ridicolo dei gol subiti.
Ma Bubba era, ed è, un quintale di ragazzone volenteroso e autodidatta, cui nessuno ha mai insegnato veramente i fondamenti del mestiere. Non è mai stato baciato dal sole brasiliano, non ha mai avuto, sotto quel sole, un allenatore dedicato, una scuola di vita e di pallone, che lo ha portato a difendere la porta della nazionale verde-oro. Inspiegabile, quindi, il perché ieri fra i pali della Fiorentina ci sia finito proprio lui, il Bubba di verde vestito, pronto come suo solito, a subire il gollonzo a voragine.

È evidente che Neto ha chiuso con la titolarità gigliata, ma per forza di cose, e per gli unici errori del mercato estivo, gli verrà necessariamente concesso un lungo extra-time, almeno fino a Gennaio, almeno finché, forse proprio dal Brasile, non arriverà un vero portiere.

Ma la bacchetta del severo maestro si deve abbattere sulle dita di tutti coloro che, insieme a Neto, hanno gettato al vento questi maledetti tre punti, che hanno regalato un tempo ad un impalpabile Parma, e soprattutto due fatidici minuti, sprecati a cercare inutili sfondamenti, invece di comode meline. Ecco, a questi ragazzi insegniamo un po' di melina, che non è una piccola mela, cari Alonso e Rebic, ma una fredda e adulta gestione del risultato.

E concludo con una citazione biblica:

"... il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa... "

....forza Juan Manuel, se questa è la Fiorentina, abbiamo enorme bisogno del tuo antico ghigno, delle tue furiose galoppate e dei cross pennellati... Ricordati chi e come eri, e continua a credere di poter plasmare la tua testolina matta!

giovedì 26 settembre 2013

Seconde Linee

Inter - Fiorentina = 2-1




Troppo facile buttar giù parole quando il risultato ti arride... Complicato schizzare inchiostro digitale sullo schermo bianco dopo una sconfitta come quella appena vista in quel di SanSiro. 
Perchè fu così che dopo 70 minuti, non azzardo dominati, ma, mi si concederà, giocati un tantino sopra la parità, dopo il rigore pennellato dal Pepito Nazionale, una mano misteriosa spinge in basso il grosso interruttore delle luci della Scala del calcio milanese, il lampo viola si esaurisce, ed insieme proprio a Giuseppe Rossi, prima, e ad Aquilani, poi, entrambi richiamati da Montella, negli spogliatoi rientra anche la sicurezza, la precisione, la spavalderia, l'esperienza. Non basta la classe del solito Borja, non bastano le grida e la grinta di Gonzalo, Ambro e Savic, o lo sguardo un pò storto di Joaquin. I ragazzini rimasti in campo insieme a questi nonni, si danno alla baldoria, e perdono di vista il fatto che in campo c'erano anche gli altri, quelli vestiti di un nero-azzurro che pare il total black di Severus Piton.
Risultato: la Fiorentina si trova a giocare con delle insufficienti seconde linee; Neto scava un'altra palata nella fossa in cui finirà, spero presto, la sua carriera in maglia gigliata; L'angelico Alonso si rivela appunto evanescente come essere etereo sceso dal Paradiso; il fanciullino Mati entra leggiadro di petto, ove ragione direbbe di entrare con l'aratro, cosa che fa, in effetti, il suo diretto avversario Jonathan; Vecino entra ma nessuno se ne accorge; Ilicic... Beh Ilicic è assente giustificato perchè veniva da un infortunio, ma deve svegliarsi presto, e giustificare l'enormità spesa per il suo cartellino...

Mi fermo qui. La mia penna stasera è avvelenata, forse eccessivamente. Del resto dalle seconde linee che oggi si son ritrovate in campo, troppe, non si poteva chiedere l'impossibile. Del resto il campo l'abbiamo retto, e bene, per gran parte della gara. Ma la consapevolezza di aver buttato via tre punti, ed insieme ad essi un urlo rabbioso del tipo "ci siamo anche noi!", ecco, questa è ben viva.
 
In attesa di rivedere presto con il pallone fra i piedi i vari Pizarro, Cuadrado, Pasqual, Gomez, il pensiero della notte è semplice: no, ancora non siamo grandi, e viste le evidenti mancanze nell'organico (ogni riferimento a giovani spilungoni brasiliani vestiti di verde Uniposca è puramente voluto), visti gli errori che in momenti cruciali mortificano la classe indubbia dei più, comincio a dubitare che mai lo saremo!


domenica 15 settembre 2013

Solito Copione

 Fiorentina - Cagliari = 1-1


Va ora in onda la 41° giornata del Campionato di Serie A 2012-2013.

Niente è cambiato sotto le nubi del Franchi; non è finita una stagione piena di rimpianti ed occasioni tolte, non è passata un'estate ricca di titoloni e grandi nomi sulle prime pagine dei giornali.
Il copione, ahimè, è sempre il solito: si domina, si sgomita, si gioisce per il gol, già si guarda la classifica, ma alla fine chi esce dal campo con i musi lunghi, la bile in bocca, la rabbia nel cuore, quelli siamo ancora noi.
Si, perchè capita che in questa grigia e umida giornata di metà Settembre la Fiorentina stava per fregiarsi della terza vittoria in tre partite, nonostate tutto; ed il tutto è con la T maiscula, perchè la jella nera ti porta via subito Cuadrado, poi si abbatte con tutto il peso di Agazzi sul ginocchione del buon Marione. Le nubi si addensano e il fulmine divino viene quasi scagliato su Firenze, in risposta al moccolo generale che si alza dagli spalti e dalla panchina.

Ma la mano divina si arresta, e anzi accarezza la testina pelata di Borja Valero, che, desideroso di provare quel che prova la sua consorte, trova l'unico modo di mettersi la palla sotto la maglia durante un match: segnando un gol.
Illuminati dal lampo spagnolo, e non da quello celeste, i tifosi si danno gran pacche sulle spalle, sorrisoni, commenti stile "se si vince oggi, in queste condizioni, quest'anno si può far tutto!".
Ecco, lì sta il punto. Perchè come già l'anno scorso, nonostante sia nelle sue corde, semplicemente, per decisione superiore, la Fiorentina tutto non può fare! Ci sono delle gerarchie da rispettare nel mondo della Serie A; ma come, questi impertinenti ancora non l'anno capito? Non è bastato il ciarpame che gli abbiamo scaraventato addosso nell'assolato Maggio di quest'anno?

E allora via di fischietto: dopo il solito gol voraginoso di Pinilla, abbiamo forza e cuore per portarci ancora avanti; abbiamo ancora la classe di Rossi che scivola fra le maglie difensive degli isolani, e avremmo avuto ancora una possibilità dagli 11 metri; perchè il contatto in area c'è, è solare, perchè la palla, lo scarpino del cagliaritano non l'ha vista nemmeno da lontano, mentre ha visto, e bene, il piede di Rossi. Ma nel dubbio, la decisione appare scontata:
"Ma quale rigore? Via via...alzati Giuseppino, che rischi anche il giallo per simulazione! Come? Ho sentito un "che cazzo fai"? Chi è stato, Chi ha osato? Tu, cileno?... Ah ma ora basta, è tutta la partita che mi ronzi nelle orecchie (ma come, soi entrato cinque minuti fa...)... tiè, eccoti il cartellino rosso, così impari, così imparate tutti, spocchiosi Fiorentini, chi comanda nel calcio!..."

Proposta: la prossima partita, se possibile, cambiamo casacca ufficiale: facciamola con delle belle strisce, tipo viola e bianche, rosse e bianche, meglio se rosso-nere; ancora meglio, poi, se ci tingiamo tutti la faccia con il nerofumo; e, sempre se possibile, cambiamo anche i nomi sulle magliette... tipo: Netelli, Pasqualli, Aquinelli, Valerotelli, Rosselli, e via dicendo... Forse, chissà, qualche idiota in maglietta nera ci casca!


lunedì 2 settembre 2013

Panzer Division

 Genoa - Fiorentina = 2-5


Alla fine non si è fatto neppure attendere tanto... Ci avevano, infatti, detto che di solito si sblocca fra la terza e la quinta giornata; che proprio come un panzer, aveva bisogno di scaldare i motori per trascinare adeguatamente tutta la sua corazza e i suoi proiettili; quasi come un Landini Testa Calda, voleva il fuoco sotto le membra, prima di esplodere.
Ed eccolo, macinando erba e muscoli altrui, gonfiando reti, sul teatro di guerra della Massima Serie si presenta, maestoso, Mario Gomez.

Accanto a lui, scudiero che, come Sancho Pancha, vale spesso più del cavaliere, il Giuseppe Nazionale, lustro non solo per noi di Florentia, ma pure per le prandelliane italiche speranze di gloria.

Ma dietro a questi obici micidiali, c'era ieri una Squadra, con poche distrazioni e molta classe e cuore: il solito sontuoso Borja Valero, il mille-polmoni Ambrosini e il principino Aquilani finalmente degno del suo soprannome, non hanno fatto sentire l'assenza di Cuadrado.
Qualche distrazione in più si registra solo in difesa, e ancora qualche flessione da parte del Pek, ma non sono una novità, specie in un periodo in cui i vari Savic, Tomovic, Pasqual e Gonzalo devono acquisire ancora la forma e la sintonia ideali.
E veniamo al capitolo portiere: nonostante i due gol subiti, sui quali appare incolpevole, con un paio di interventi plastici e incisivi, Neto sembrerebbe aver fatto un passo verso la conferma. Ma siccome non siamo scesi dai monti con la piena, sappiamo anche che la ricerca di un nuovo estremo difensore o non c'è mai stata oppure non si è certo interrotta dopo il triplice fischio di Genova. La verità arriverà in queste ore, ma se Neto sarà, evviva Neto!
Insomma, dopo la svogliata, deludente ma premiante sconfitta in Coppa UEFA, abbiamo qualche certezza in più: la Fiorentina vista ieri è quella che ci aspettavamo e che volevamo, una squadra da podio!

venerdì 30 agosto 2013

Houston, abbiamo un problema....



Si può essere giornalisti diplomatici e dire che il ragazzo gioca con troppo timore e tensione, improvvidamente creati intorno a lui dalla tifoseria... 
Si può essere irriducibili ottimisti, e dire che questo è un'autentica promessa, secondo nel suo ruolo fra i verde-oro pluristellati, che quindi va atteso, coccolato e sostenuto...
Si può essere, invece, tifosi esasperati da un anno di errori continui, quando di questo numero 1, quando dell'altro, il Viviano della Fiesole, che alla fine dei conti sono costati punti su punti, quindi, sicuramente, la Champions...
La verità è che Neto, quindi il suo ruolo, sono un macroscopico problema, finora messo in naftalina nell'altrimenti splendido mercato estivo viola... Vero è che c'erano da risolvere fin troppi nodi, primi fra tutti trovare un mega-bomber (risolto), dipanare la matassa del duo Jo-Lija (risolto con un attivo di 42 milioni), rimpolpare il centrocampo (risolto), liberarsi di numerosi, costosi, comprimari (parzialmente risolto, visto che tuttora rimangono gli inutili e dorati Vargas e Oliveira)... Ma uno dei nodi principali era proprio quello dell'estremo difensore.
La speranza è che la dirigenza abbia continuato a lavorare sotto traccia, magari tenendo caldo il cellulare di colui che, invece, è il numero uno dei Brasiliani, unica alternativa di alto livello attualmente sul mercato. Ma arrivo a dire che meglio di questo pur promettente ragazzino biondo dalla faccia pulita, purtroppo chiaramente in stato confusionale e incapace caratterialmente di reagire, potrebbe essere anche un Agazzi. 
Ma c'è da sbrigarsi... Lunedì alle 23, ora di Milano ATA Hotel, i giochi si chiudono, ed il rischio concreto  è quello di presentarsi ai nastri di partenza con una squadra incompiuta.

sabato 24 agosto 2013

Siamo da scudetto?


No, non siamo da scudetto....

Abbiamo una società sanissima, che ha fatto del fair-play economico una bandiera, a dispetto del singolare contrappasso dell'indifferenza di chi blatera di calcio esagerato, senza far niente per cambiarlo.
Abbiamo un presidente, ora appassionato tifoso, che salta, suda, balla, tarantola sulla seggiolina del Franchi più di un quindicenne in Fiesole.
Abbiamo una strana coppia che si occupa di mercato, che abbiamo scoperto più micidiale nello scovare le occasioni di una casalinga il primo giorno di saldi, tenace nel perseguire silenziosamente l'obiettivo designato, unica nel regalare inaspettate gioie in afosi periodi lontani dal calcio giocato.
Abbiamo una città... beh... Abbiamo LA Città.
Abbiamo un allenatore che tutti ci invidiano, che tutti ha stupito, i fiorentini per primi: per la serietà e la modernità che impone ai suoi metodi di allenamento, per la spumeggiante filosofia calcistica, dolce metà per un tifoso che, chissà perché, ha la fantasia e il tocco di fino nel cuore (manco si fosse tutti nati a Ipanema, e non in riva all'Arno).
Abbiamo una squadra che l'anno scorso per lunghi tratti del campionato ha prodotto il calcio più bello d'Italia; scippata del terzo posto, è stata solida in difesa, geometrica e barcelloneggiante a centrocampo, micidiale davanti alla porta avversaria (secondo attacco, 72 gol, solo uno in meno del Cavan-Napoli).
E rispetto all'anno scorso:
Ci siamo liberati a suon di milioni di Jovetic (da Dicembre non pervenuto).
Abbiamo Joaquin.
Abbiamo Ilicic.
Abbiamo Pepito Rossi.
Abbiamo Mario Gomez (!).


Ma no, non siamo mica da scudetto!

giovedì 1 agosto 2013

Gli Intoccabili




C'era una volta un uomo solo al comando di un impero del male, un criminale che navigava paffuto nel mare oleoso e putrido della crisi di un paese. Con la sua grassa opulenza, le sue sventolate ricchezze, si faceva beffe della giustizia; anzi, con sarcasmo rilasciava interviste in cui, con i finti sorrisoni da caimano, con i suoi odiosi capelli impomatati, sfidava le forze dell'ordine ed i giudici che invano gli correvano dietro.
Avevano provato ad incastrarlo in tutti i modi, cercando inutilmente di incriminarlo decine di volte per le malefatte più evidenti agli occhi di tutti; persino la sua passione per le donne era finita in tribunale, sotto  l'accusa di sfruttamento della prostituzione... Niente da fare. Lui ne usciva sempre pulito.
Andava fermato, cancellato ad ogni costo... Bisognava trovare un cavillo, un minimo errore, a lui direttamente imputabile o meno, per sbatterlo finalmente dietro le sbarre. Un pool di coraggiosi, di intoccabili, trovò così l'accusa banale, ma definitiva: frode fiscale. Quella fu la giusta causa, il finale della storia, la pietra tombale per il nemico pubblico numero uno!
Così finì l'epopea di Al Capone.
Vediamo ora come leggete il parallelismo... Liberi, certo, di vedere Berlusconi come un gangster assassino, invece di un leader con luci ed ombre, scheletri nel proprio armadio di Arcore, ma pur sempre politico votato e non dittatore auto-eletto; ma liberi anche di vedere i giudici che lo perseguono (o perseguitano) come gli Intoccabili autorizzati a scandagliare tutta la sua vita privata, le sue finanze, le sue amicizie e le sue proprietà, pur di trovare il fatidico Tallone d'Achille, il verso giusto per, finalmente, annientarlo, pur se fuori dall'ambito delle urne.... Ma sia che lo leggiate in un modo, sia nell'altro, liberandovi dai preconcetti, e guardando semplicemente al nero su bianco, vi potreste forse accorgere di quanto questo parallelismo sia inquietante.....

giovedì 18 luglio 2013

Le Ali della Discordia



Spesso mi spinge a scrivere la mia vena da bastian-contrario, per naturale indole portato a guardare con scetticismo le classiche massificazioni del pensiero comune, che a volte, per non dire spesso, nascondono banalizzazioni e ignoranza. Ma quando si tocca un argomento a me caro, come la tecnica aeronautica unita alla modernizzazione dei sistemi esistenti, la voglia di andare oltre l'apparenza, di capire di più, è sicuramente maggiore. Ecco allora la scintilla che mi porta a storcere il naso di fronte alla levata di scudi, prima, e all'indignazione generale, poi, per l'ormai probabile e confermato acquisto da parte dell'Italia dei cacciabombardieri Lockheed F-35.
Su questi velivoli si è scritto e urlato di tutto e di più: che costano come una manovra economica, che sono inutili, che si rompono, che cadono, che sono superati, che non ci servono, che sono una tangente verso l'America, che, se cancellati, consentirebbero di eliminare IMU, IVA, IRPEF e tasse varie.
Con dati di fatto e verità oggettive alla mano, nel mio piccolo cerco di fare un po' di chiarezza, e spiegare perché il programma JSF è non solo necessario, ma indispensabile per il nostro paese:
Punto primo, la storia: il lancio del progetto e lo studio sui costi previsti risalgono agli anni 90, anche se la decisione del governo USA nella gara con il rivale Boeing X-32 è del 2006, così come la definizione dei vari consorzi e delle commesse; epoche ancora lontane dalla "crisi", che, fra l'altro ha inciso non poco sulla dilatazione dei tempi di sviluppo, e sui costi finali.
Punto secondo, la tecnica: l'F-35 non è obsoleto, è anzi il più avanzato velivolo studiato e messo in produzione dall'uomo, un bombardiere definito di 5° generazione, completamente stealth, prodotto con varianti a decollo corto e a decollo verticale, con capacità multiruolo (supporto aereo, bombardamento tattico e superiorità aerea), e caratteristiche di ridotta necessità di manutenzione; in parole povere quanto di meglio possa proporre l'ingegneria aeronautica, destinato a rimanere punta di diamante delle brigate aeree dei paesi committenti per i prossimi 40 anni.
Punto terzo, la necessità per l'Italia: per le sue caratteristiche, i 60 F-35 destinati all'AM (insieme agli ormai "adulti" EF-2000) sostituiranno gli obsoleti, e visti i numerosi incidenti, poco sicuri, AMX, oltre ai più anziani (non ammodernati alla versione ADV) Tornado; ma soprattutto i 30 destinati alla nostra Marina, costituiranno la componente imbarcata, dando il cambio ai vecchi AV-8B Harrier. Cosa succederebbe se cancellassimo il programma? Che dovremmo trovare un'alternativa per l'AM; ce ne sono, senza dubbio, ma non certo gratuite, e probabilmente meno all'avanguardia. E soprattutto le nostre uniche due portaerei, la Cavour e la Garibaldi, resterebbero presto senza... aerei, non essendoci in vista altri programmi per velivoli a decollo corto/verticale.
Punto quarto, i costi: al momento, per i 90 velivoli ordinati dall'Italia, è previsto un costo medio di 65 milioni each... fanno qualcosa come 6 miliardi di Euro. Sembra un'enormità, uno sproposito in tempi di crisi, da qui il paragone con l'IMU, etc etc... Ma andiamo oltre:
l'Italia non è solo acquirente, ma è parte del consorzio, anzi è partner di livello 2. Significa che sono già stati investiti 2.5 miliardi di dollari nel progetto. Significa che sono coinvolti circa 10/11000 italiani, intesi come forza lavoro, considerando anche l'indotto, che da qui ai prossimi 40 anni lavoreranno grazie a questo programma. Significa che a Cameri, Finmeccanica ha già costruito un mega-impianto da 700 milioni di Euro per l'assemblaggio del velivolo; la previsione è che in esso verranno assemblati 3000 aerei (già 100 sono stati ordinati), facendone il secondo impianto del genere nel mondo. Significa che anche se lo Stato spenderà per la manutenzione di questo mezzo (ma con costi ridotti rispetto a quanto esborsa per il vecchiume che andrà a sostituire), sono comunque previsti introiti per Finmeccanica, che è al 30% detenuta dal Ministero delle Finanze, di quasi 15 miliardi di Euro (!), per costruzione, aggiornamento e manutenzione stessa dei velivoli prodotti.
Quindi cosa facciamo, ci fermiamo alla banalizzazione massiva della questione, e mandiamo al macero posti di lavoro attuali e previsti, investimenti già fatti, stabilimenti già costruiti e opportunità di introiti per i prossimi decenni?

martedì 9 luglio 2013

Benvenuto SuperMario


Vediamo... C'è stato l'arrivo del divino Roberto, ma anche se all'epoca fossi stato in grado di intendere e calcisticamente volere, lui era un campione solo promesso.
Poi un barbuto laureato in medicina proveniente dal Brasile, sempre durante quegli azzurri primi anni ottanta; intorno a lui ricordo tanto entusiasmo, ma poi presto sfumato di fronte alla sua saudade...
Altri sudamericani, un Passarella, un Dunga, arrivati già famosi, e sufficientemente osannati dal tifo viola.
L'arrivo del numero 9 di Avellaneda, una delle stelle più luminose che io ricordi nella Via Lattea Viola, passò quasi inosservato, tanto era il timore di un secondo Derticia.
Semisconosciuti Rui Costa, Jovetic, Toldo... Troppo opache le prestazioni pre-Fiorentina di Gilardino. Sul viale del tramonto Vieri.
Forse quantomeno paragonabile la fibrillazione durante la lunga trattativa per Toni.
Ma la gioia, il boato, l'appagamento del tifo fiorentino per l'arrivo di questo bolide, di questa Panzer Division, autentico Top Player e bomber di razza, non ha ricordi nella mia più che trentennale mente gigliata.

Fra il misto di indifferenza delle testate giornalistiche di punta, cartacee e mediatiche, e di rabbiosa e malcelata rabbia/indignazione da parte dei vari neo-ricchi partenopei e vetusti strisciati nordisti, la giornata di ieri è stata spasmodica, ma alla fine coronata dall'ennesimo capolavoro del duo meraviglia Pradè/Macia.
Gomez è nostro, ed il suo 33 risalterà sulla nuova casacca Joma.
Il suo più bel biglietto da visita non sono i numeri, pur impressionanti (qualcosa come 158 gol in 279 presenze, devastante...), ma la volontà di rispettare un patto, nonostante le azioni diversive e destabilizzanti dei suddetti vesuviani, e la scelta dichiarata, motivata dalla Città, dal gioco di Montella e dalle prospettive. Sarebbe bastato questo per infiammare la paglia del Franchi. Ma la torcia è accesa dal sogno di una Fiorentina sempre più carica di talento e gol, da Borja a Cuadrado, da Pepito a Marione. E poco importa se saremo costretti a potare il ramo vecchio di Jovetic e quello irriconoscente di Ljiaic.
E la sensazione è che non sia finita qui... L'Estate e il mercato sono ancora lunghi. Avanti uomini di mercato... Tocca ancora a voi!

lunedì 10 giugno 2013

Giuda e i 30 Denari


C’è una malattia contagiosa che striscia infida da decenni in un gruppo ristretto di giovani. Non lascia purtroppo scampo, colpisce il cervello e lo riduce all’idiozia, ottenebrando il senno e la ragione. E’ un’epidemia che si manifesta spesso con casi patologici eclatanti, vittime di isterie e crisi di pianto, sputi e pugni contro chiunque e contro qualunque parete di stadio di calcio; spesso colpisce proprio i fortunati più talentuosi, nella fattispecie con piedi divini, fatti per accarezzare un pallone di cuoio. E’ ormai un’emergenza nazionale, che anni fà fece esclamare ad un famoso saggio dell’est “testa di calciatore buona solo per portare cappello”. Si, perchè il gruppo colpito da questo male incurabile è quello dei giuocatori di pallone, lo stesso del nero Marione (sigh) nazionale, di Cassano, di Totti e compagnia cantante ed esternante.
In questa triste e affollata corsia d’ospedale, ecco che entra un nuovo degente, provenienza Firenze, nome Stefano, Stevan nella sua lingua natale. Già da qualche mese aveva dato segnali inquietanti che facevano sospettare l’incipienza della malattia, poi ecco la conclamazione, l’esternazione, inequivocabile sintomo di scollegamento celebrale: con il visetto imbronciato e le lacrime agli occhi, piagnucola dalle pagine del bel giornale rosa “Voglio giocare nella juve... voglio andar via da questa noiosa Firenze... voglio vincere in Europa... ti prego, Andrea, fai uno scontone al mio prossimo datore di lavoro, cosicchè io possa realizzare il mio sogno di bambino........”
Le battute finiscono qui; così come i giochetti ed i giri di parole, caro Jovetic. L’augurio di tutti i tifosi fiorentini, ora, è che la Società gigliata mantenga l’impegno e la linea dura. Se fino a ieri qualcuno poteva pensare che i denari chiesti potevano essere troppi, che si doveva concedere qualcosa a chi ti voleva, pur di incassare, ora tutti siamo compatti... Quei denari sono 30, e 30 rimangono; sono 30 come quelli che portarono il cappio al collo di un traditore ben più famoso di te. Sono 30, non perchè li vali, ma perchè li vale la tua timida arroganza e l’insulto che fai a Firenze. Sono 30, e se vuoi giocare con la matematica, chiedi a Marotta di ridurti considerevolmente il lauto stipendio per i prossimi 3 o 4 anni, così che trovi i 18 milioni da aggiungere alla miseria dei 12 che sta offrendo. Sono 30, e se l’agnellino non li porta, tu rimani qui, in questa brutta città, a marcire in tribuna o, se sarai fortunato, in panchina... Ma la prima giornata di campionato, lo dovrai pur salire quell’ultimo scalino e presentarti sotto la Fiesole, e allora, un po’ di denari, serviranno a te, per l’otorino che dovrà curarti i timpani, trapassati dai fischi dei tuoi ex adoratori viola, neri di rabbia.

lunedì 20 maggio 2013

Muore il Calcio

Pescara - Fiorentina = 1-5


Muore il calcio dei valori premiati, delle belle storie di gesta luccicanti, di splendide geometrie ricamate sul prato verde, con i bambini dagli occhi brillanti di passione, con gente di viola vestita e di gergo antico che canta felice una vecchia canzone di  un certo Narciso, che porta nel nome l’illusione di troppo mirare quanto si è belli.
Muore il calcio della correttezza, dello stringere mani a fine partita, non importa se si vince o si perde, quel che importa è dare il buon esempio, illudersi che anche il “circensis”, dal basso della sua importanza nella scala dei valori della vita, possa insegnare alla vita i valori.
Muore il calcio di chi impone soglie alla cupidigia dei giocatori, certo per mantenere in attivo il proprio conto in banca, ma anche per tenere entro la ragionevolezza il divario fra chi si diverte per professione e chi per professione fatica.
Muore il calcio degli onesti, di chi ha sperato fino a cinque minuti dalla fine, mentre una voce urlava al cuore di stare attento, che nella vita reale vince sempre Golia, anche se la fionda di Davide sembra per una volta aver centrato il bersaglio.
Muore il calcio, perchè guidato dai soli interessi della frusciante banconota, ed ha il volto sollevato e ridanciano di uno squalo pelato, che, bando al pudore, sicuro della sua intoccabilità, ancora con la mascherina sugli occhi e il sacco del maltolto in spalla, sghignazza in faccia al padrone della casa appena svaligiata, al quale non resta che signorilità e rassegnazione.
Muore il calcio, e come ogni volta, è lesto a risorgere, a regalarci illusioni come se ieri non fosse esistito, e il domani una storia diversa. E noi, il popolo dei provinciali, ancora pronti a farci ammaliare dal canto gregoriano delle sirene europee, e proni per i comodi di chi già conosce l'esito finale.
Il calcio è morto, ma ha lasciato sul campo una meravigliosa realtà, che chiede di non essere smembrata, ma solo potata dei rami stanchi, non affini e allineati al sogno, risollevata, armata con nuovi schinieri, uno scudo potente, una lancia appuntita. Altri campi di battaglia l'attendono, in giro per la penisola, in giro per l’Europa. A voi, traghettatori umbri, romani e ispanici, il compito arduo di attrezzare la legione in modo adeguato, senza gli sperati sesterzi di un traguardo rubato.
Grazie Fiorentina.

sabato 4 maggio 2013

Rimasti al palo

Fiorentina - Roma = 0-1

Questo è il brutto del calcio, che per gli altri, gli usurpatori di una meritata vittoria, è invece il bello... Domini il campo per buona parte del match, tiri 22 volte verso la porta dei due portieri giallorossi (contro le sole 4 dei romani), prendi due pali che ancora tremano, e alla fine subisci il classico gol dell'ex in zona Cesarini. Uno 0 tondo tondo nel casellino dei punti portati a casa, l'attesa delle gesta milaniste che diventa di colpo molto meno spasmodica, ed i tre punti guadagnati dalla Roma che ti costringono a guardarti invece le spalle, con l'affollamento in zona UEFA che rende la certezza dell'Europa, ora, un po' meno tale.

Ma  questa è la cronaca calcistica... qui finisce il tabellino e comincia l'orrore del calcio, la malafede, il cosiddetto Palazzo; lasciamo perdere le odiose e reiterate sudditanze psicologiche nei confronti del pupone, che, in onore all'azzeccato soprannome, vola per terra in lacrime alla minima carezza e si merita le più premurose attenzioni delle casacche gialle di turno, pronte a sanzionare, punire, fischiare ogni volta che il 10 giallorosso alza la manina. Lasciamo stare la 20ina di falli fischiati alla Roma con solo un paio di gialli striminziti. Ma il rigore solare, netto, inequivocabile, impossibile da non vedere, per fallo di mano di DeRossi solo soletto nella sua area, è una lordura, una schifezza che grida vendetta. Ma inutile gridare, tanto l'abbiamo capito fin troppo bene come deve finire questo campionato, così come abbiamo capito benissimo le regole il giochetto, forse noi per premi nel calcio moderno, da quel lontano 1982; e come noi l'hanno capito, in seguito, tante altre vittime, cadute sul campo del maggior blasone, del diritto televisivo, e, chissà, pure sulle colline bruciate dal Napalm del denaro... Siamo stanchi anche di dire "basta", consapevoli che non serve, e che anzi, come ben sanno i DellaValle, c'è addirittura da rimetterci.

Quindi, andate pure avanti, cari rossoneri, il vostro obiettivo è quasi raggiunto, ne sarete contenti... Però, un consiglio, mantenete ancora un briciolo di attenzione, perchè domani giocate con la seconda squadra di Firenze, e magari Cerci, Santana & C. avranno ancora voglia di provare a farvi uno scherzetto.

E concludo con un fragoroso applauso ai viola oggi in campo. A parte poche sufficienze raggiunte a fatica (leggi Jovetic, Gonzalo e Toni) gli altri sono stati tutti sopra le righe, attori di un secondo tempo maestoso; per dir la verità, tutti tranne quel bambino che ha invaso il campo improvvisamente, si è ritrovato un bocconcino di palla da solo in area, e l'ha sputato via, tentando una grottesca e sbagliatissima rabona... rimandato a Settembre!

lunedì 29 aprile 2013

Diamanti e Diavoli

Sampdoria - Fiorentina = 0-3



Tutto come da copione: il Milan vince con goleada contro il malcapitato di turno, con qualche dubbio per un paio di decisioni arbitrali, e mantiene il podio e il piazzamento Champions, a scapito degli illusi viola.

Peccato che la messinscena si sia discostata un po' da quanto scritto sulle pagine sgualcite di questo libretto visto troppe volte. Si, perchè la vittoria facile, facile non lo è stata affatto, dal momento che il Catania ha di nuovo mostrato quanto bene sa giocare, ha messo sotto due volte il diavolo, e solo un paio non di piccole sviste, ma di ennesimi, macroscopici, voluti, errori del fischietto, tale Massa di Imperia (!), hanno decretato la vittoria e i pesanti tre punti milanesi. O forse, anzi certamente, le note a margine del copione stesso, scritte a matita da chissà quale mano ben conosciuta, avevano richiesto proprio questo tipo di finale...

Quello che la mente dell'oscuro fattore non aveva probabilmente previsto è il continuo discostarsi dal percorso di anonimato pre-stabilito di questa zanzara fastidiosa, di questa provinciale che al suo posto proprio non ci vuole stare; di questa imprevedibile Fiorentina, che ieri doveva giocare nervosa contro una Samp in crescita, magari prenderne un paio e tornare nel Granducato con le pive nel sacco. E invece, questa spocchiosa squadruccia, gioca a fare la grande, e mette su una partita capolavoro dal punto di vista tattico, mette di nuovo in mostra tre o quattro gioielli, diamanti grezzi che il tagliatore di pietre Montella sta sapientemente lavorando giorno dopo giorno (e quanto sarebbe bello l'anno prossimo rubarne un paio, o magari tutti). Insomma, vince ancora, convince ancora, e ancora alita sul collo taurino di Zio Fester.

A proposito del suddetto pelato, e ancora della tanto da lui sbandierata inciviltà dei fiorentini... Ma quanto erano civili i tifosi rosso-neri che gridavano "Zanetti salta con noi..."?! Quanto son stati onesti i rosso-neri in campo nel continuare il gioco, fra l'altro finendo con gol, con un avversario a terra (bastava un semplice scambio di far-play, visto che il Catania nel primo tempo non era stato così cinico in un'analoga situazione)!
La speranza è quella del contrappasso, pena che, visti i colori ed i simboli infernali dei milanesi, sarebbe quanto mai adeguata.

domenica 21 aprile 2013

Sindrome da Tafazzi

Fiorentina - Torino = 4-3



Siamo folli!
Ci piace camminare su un filo d'argento a piedi nudi, sospesi sul baratro, fuggendo le autostrade tranquille, i percorsi consigliati dalla Guida Michelin... Ci sarebbe da farsi gran risate, se non fosse che quella mezz'ora da panico, senza certezze ed in balia di un semplice e lineare Torino, che chissà perchè non si convince di dover essere annientato dal peso di tre gol, mi ha lasciato l'amaro in bocca.
Era tutto perfetto, un risultato che sapeva di goleada, le geometrie che si disegnavano sul verde del Franchi come nella moviola ipertecnologica del dopo-partita SKY; gli ex di parte granata annichiliti, piegati al volere dei nuovi attori del centrocampo viola; tre gol da cineteca, perchè si sa, alla Fiorentina piace non essere mai banale; il divertente siparietto in tribuna, con Andrea che presenta al Sindaco due amici nipponici che sembrano mascherati da tifosi della Fiesole per un veglione di Carnevale (e uno di loro si affretta pure a porgere al buon Matteo Fonzarelli il proprio biglietto da visita... mah...).
Poi il numero 7 del Toro, uno che alle nostre latitudini conosciamo molto bene per i lunghi anni passati in riva all'Arno, e noi a chiedersi "ma è bono o è grullo?", si inventa una bella serpentina, e serve a Barreto il gol della bandiera. Solo che di gol-bandiera non si tratta, anzi. Sotto la bandiera di quel gol il Torino serra le fila, e la Viola, quasi incredibilmente scompare, regalandoci la mezz'ora thriller di cui sopra. Sempre Santana, e poi, come nella miglior tradizione dell'ex, pure Cavallo Pazzo Cerci, fanno tremare le fondamenta delle nostre certezze.
Merito loro, certo, ma anche grande demerito della difesa viola, che in un mix in parti uguali di deconcentrazione, supponenza e imperizia, regala palloni, grandi porzioni di prato e ben poco contrasto. E demerito pure del centrocampo, con Pizarro e Borja in zona pisolino. Aquilani e quei due tipi dai piedi buoni là davanti (leggi Cuadrado e Ljajic), in quella mezz'ora, vivevano ancora di luce riflessa per quanto fatto nel primo tempo, ma anche loro si sono decisamente eclissati. Di Larrondo, oggi, meglio non parlare...

Ma quello che rende grande una squadra, il Carattere con la C maiuscola, alla fine è venuto fuori, personificato in quel Romulo tante volte accolto con risatine e gomitate, ma che alla fine risulta professionista serissimo, sempre disponibile e mai oltre le righe, nonostante venga utilizzato con il contagocce.
E in quel tiro mette tutta la rabbia repressa, ci riporta in volo.

Dove atterreremo, guardando il calendario, lo intuiamo già da adesso: troppo speculare, il nostro e quello rosso-nero, con il solo apparente scoglio Roma per entrambe, per sperare in clamorosi ribaltoni. Ma la distanza fra noi e loro è ridotta, ora, ad un velo, ed il calcio è veramente strano, basta guardare questo pazzo pomeriggio fiorentino. Quindi concentrazione e convinzione al massimo, da ora in poi, e continuiamo a mordere il collo al Diavolo!




sabato 20 aprile 2013

Golpe?



Perchè parlo raramente di politica? Perchè c'è solo da rimetterci, visto che le tue idee raramente trovano il consenso di chi ti ascolta, di chi interloquisce con te, perchè in Italia ognuno ha una opinione diversa dalla tua (e meno male, sarebbe anche noioso parlare solo davanti a chi la pensa come te)... Perchè troppo spesso mi son ritrovato a sostenere le mie scarse convinzioni politiche contro amici improvvisamente diventati accaniti nemici.
Ma scantono giusto cinque minuti verso questo argomento spinoso trascinato dal momento intenso, dai fatti in tempo reale, dalle parole di un ex comico visto come un Davide armato di fervore contro il Golia dei ladroni.

Il Napolitano bis mi piace molto poco, sa di minestrone riscaldato perché in frigo non si è trovato di meglio, il supermercato è chiuso per ferie, e la pancia brontola, e poi magari anche perché quel pezzo di pecorino lì in fondo non si ha voglia di mangiarlo.

Ma giocare con le parole, con le emozioni, e parlare di golpe, di rivoluzione, invocare la discesa in piazza della gente, la marcia su Roma di milioni di fedayn, ecco, questo mi piace ancora meno; perché non credo che chi le pronuncia, quel Beppe che megafona dall'alto del suo disimpegno, impegnato sul solo campo da gioco che lo favorisce, il palco popolare, non abbia pensato che fra i milioni di suoi sostenitori potrebbero, per la legge dei grandi numeri, esserci anche degli idioti, degli svitati che quelle parole le prendono sul serio, che, aizzati dal megafono, spolverano le spranghe, o peggio, la polvere da sparo.
Fra l'altro parlare di golpe quando due terzi del mondo politico (e magari anche due terzi d'Italia) non la pensa come te, e, nella legittimità costituzionale, compie azioni che non ti compiacciono, beh, quello, per una voluta legge del contrappasso, è parlare da golpista.

Quindi, piano con le parole, caro Grillo e cari grillini; vi hanno mandato a fare i deputati ed i senatori, comportatevi come tali! Lasciate le piazze e le botte ai paesi incivili, e provate voi a cambiare l'Italia a colpi di legittimità!

lunedì 15 aprile 2013

A dispetto dei Santi (e dei Diavoli)

Atalanta - Fiorentina = 0-2


...e siamo ancora lassù, a dispetto dei Santi che da sempre pontificano e giudicano dall'alto degli scranni dorati costruiti sui diritti televisivi, e dei Diavoli, che con il loro Belzebù uscito da un episodio della famiglia Addams, ci hanno elevato al rango di nemico pubblico numero uno; misurata ignoranza (intesa come di colui che vuole ignorare) e gioia per il risultato, mi hanno portato a non commentare le monetine, la bava alla bocca, le offese reciproche e l'abbandono del campo di una settimana fa; ma poi il distinto presidente rosso-nero itera il reato, continua a provocare, invoca scorte di autoblindo stile Afghanistan da affiancare alla sua costosa berlina non appena supera, direzione Milano, San Giovanni Val d'Arno... Ma poi leggo i commenti sui siti di parte Corso Como, che ci additano (noi?) come una schiera di spocchiosi e provinciali imbelli calcistici, stupidamente convinti, poveri sciocchi, di aver addirittura inventato il calcio...
E allora, le risposte sono doverose:
Prima di tutto, mi duole dirvelo, ma si! Il calcio in Italia l'abbiamo inventato noi, e anzi ben prima che qualcuno inventasse l'Italia, in un periodo cioè, in cui Firenze si ergeva a culla del Rinascimento, primo trainante di tutte le realtà culturali della penisola, che con forza, lungimiranza e tenacia fungeva loro da modello per uscire dall'età oscura. A quei tempi i milanesi erano ancora alle prese con Il Moro ed il tallone degli Sforza.
Ma questa è solo una semi-seria postilla, perché non ci sfugge certo che il Calcio in Costume assomiglia più al rugby che al football. Il tifoso viola si è formato sui lunghi, troppi anni passati a rosicchiare pane nero e duro, con lo sguardo però illuminato dalle giocate dei tanti campioni che hanno vestito la casacca gigliata; sguardo che si faceva rabbioso nella finale consapevolezza che così tanta arte pallonara fosse miseramente ricompensata dagli scarsi trofei conquistati. Quella che agli altri pare spocchia, è invece l'orgoglio di portare un blasone che per noi significa storia, classe, lacrime, molte, e gioia, poca. Quella che agli altri pare supponenza, è invece quel poco di perizia tecnica lasciata come polvere di stelle sulla nostra pelle, ciò che rimane nel nostro DNA di appassionati dei passi fini sull'erba del Franchi fatti da gente come Magli, Virgili, Segato, Gratton, Julinho, Montuori, Hamrin, Amarildo, Albertosi, Superchi, Antognoni, Merlo, De Sisti, Chiarugi, Passarella, Baggio, Dunga, Batistuta, Rui Costa.....
Quindi eccoci, cari diavoli... Alla fine passerete voi, ma stasera sentite il nostro fiato sul collo; lo sentirete anche domenica, mi auguro, e magari vi renderemo la Champions difficile fino al 19 Maggio.
E tu popolo viola, sogna... come diceva la fantasia di Barry, non smettere mai di sognare, solo chi sogna impara a volare.

domenica 7 aprile 2013

Oro Colato

Fiorentina - Milan = 2-2


Mettiamola così: ce la stavano allegramente rubando, alla fine gliel'abbiamo rubacchiata noi.

Frase semplicistica, è vero, ma alla luce di due rigori giusti per il manuale del calcio, ma ben poco per il tifoso rosso-nero, concessi alla Viola, e due altri rigoretti, uno che ci stava se si usa lo stesso metro di giudizio di quelli precedenti (spintina sul corpo avversario), l'altro solare per un "mani" sciagurato di Roncaglia, a me sembra quanto mai veritiera. Mi mette nelle scomode, ma dorate, vesti del tifoso di Milano, e sento che avrei molto da recriminare.

E qui mi fermo, altrimenti mi si taccia veramente di aver cambiato sponda, calcistica, s'intende.
Stendiamo un velo pietoso sul primo tempo, almeno sulla prima mezz'ora: tutti gli incubi si avverano, con il Riccardino nazionale che ci affossa al pronti-via, ricacciando in gola i fischi ed i fischietti alla moltitudine del Franchi (Gaini senior mi suggerisce: tanti quanti gli statali del Corpo dei Forestali della Regione Sicilia, ovvero uno per ogni albero sempreverde della stessa ridente isola!). Come se non bastasse, perdiamo tutta la difesa, vuoi per infortunio (Savic) vuoi per Tagliavento (esagerato sul rosso a Tomovic), e mezzo attacco (JoJo alza bandiera bianca e rientra negli spogliatoi senza bisogno della doccia lava-sudore).

Il secondo tempo inizia anche peggio, perchè Flaminì rischia di mandarci di traverso in modo definitivo il pranzo ingoiato in fretta e furia.
Ma qui cambia il vento: comincia la prova d'orgoglio, unico e vero file-rouge che voglio salvare di questa prestazione; vedo i nostri come un bel picchiaduro dei vecchi tempi, azzuffarsi arrabbiati neri come nella peggiore delle partite UISP; forse costringere anche l'arbitro ad andare un po' in confusione; ritorno sui due rigori concessi: come sopra, da manuale ci stanno, per la squadra che gioca fra le mura amiche in special modo, ma se veramente nella decisione dell'espulsione di Tomovic ci fosse stata malafede, entrambi i tiri dal dischetto li avremmo sicuramente visti con il binocolo. Quindi, sapendo bene che nel Palazzo contiamo zero, anzi siamo scomodi, e che rispetto alla dirigenza del Milan veniamo considerati come il bidello a scuola, non mi rimane che propendere per l'errore umano. Come di errore, buon per noi, si è trattato il fischio strozzato sull'evidente fallo di mano di Facundo.

Insomma, una partita che non rimarrà certo negli annali per la sua bellezza e limpidezza, magari per il cipiglio da duri che ci ha consentito di non chinar la testa di fronte ad una mazzata tremenda come il 2-0 in 10; un pareggio che sa, proprio per questo, di oro colato, ed un punto prezioso non per la corsa Champions, obiettivo visibile solo con il telescopio orbitale, ma molto per quella Coppa che il nome cambiato in "Europe" ha un po' svilito, ma che per me resta sempre la UEFA.

sabato 6 aprile 2013

Il Gioco di Kim



Che immagine possiamo avere di lui?
Io lo vedrei bene in braghette e maglietta verde militare ben tirata sul pancione, col faccione ebete ed i capelli assurdi stile Nobita, illuminati dal solo riflesso dello schermo della PlayStation, che proietta i sibili e le esplosioni di Command & Conquer. Poi, ancora con il sorrisone per l'ennesima, e scontata, vittoria del suo esercito Rosso, si alza e raggiunge, in ritardo, il gabinetto, ma quello di guerra, pieno di canuti generalissimi, pronti a fargli continuare il giochetto sulla cartina del Pacifico, della Corea del Sud, del Giappone e della California, con quei bei modellini di navi, aerei e missili, che gli turbinano davanti come appetitosi giocattolini.

Ecco, se l'immagine che avete di  Kim Jong Un corrisponde a questa, siete in grave errore; si, perchè vedendolo come un bamboccione innocuo, rischiate di sottovalutare un rischio concreto, e le motivazioni sono molteplici.

Primo: la Corea del Nord ha le spalle al muro; inchiodata all'embargo internazionale dalle sciagurate decisioni prima del padre, poi del figlio, che negli ultimi anni hanno rinnegato quanto di buono avevano intrapreso all'inizio del nuovo millennio, ritornando sulle peggiori posizioni di chiusura stalinista e militarizzazione estrema (vedi il nonno, sigh); dissanguata almeno dal 2007 dal tentativo di sviluppo di armi nucleari, e dalla totale militarizzazione dello Stato; oggi la DPRK si trova nella tipica condizione di nazione in ginocchio, con due sole vie di fuga, o il gesto estremo o la rivoluzione interna.

Secondo: anche se l'intelligence internazionale si scontra contro uno spessa cortina fumogena, tutti i siti specializzati sembrano concordare sul fatto che a nord di Seoul qualcosa di troppo simile ad un ordigno nucleare possa essere effettivamente caricato su un vettore; la realtà, poi, è che il vettore in questione (leggi missile), non è in grado di raggiungere le coste statunitensi (come nessuno sembra evidenziare, forse per dovere di catastrofismo); ma la realtà dice anche che sempre lo stesso vettore, che sia un vetusto Scud, con portata limitata alla sola Corea del Sud, oppure un No-Dong, con un raggio di azione fino a 6000 Km (il massimo consentito dall'attuale tecnologia nord-coreana), può colpire aree a densità di popolazione da bollino rosso (la stessa Seoul, quasi 10 milioni di abitanti, oppure Tokio, più di 15 milioni...). E che dire dei MIG-29, schierati a sei minuti (!) di volo dalla capitale sud-coreana?


Terzo: vero è che la ragione del polverone sollevato apparentemente senza motivo dal grassoccio trentenne nord-coreano è la stessa di tante altre provocazioni, ovvero ottenere concessioni, maggiori aiuti, aperture commerciali in genere, ma questa volta rischia di essersi spinto troppo in là, di aver osato troppo con le parole e con i fatti, di essersi fatto prendere troppo la mano; e alla sua prima vera comparsa, con inatteso passo pesante, sul panorama mondiale, dal basso della sua inesperienza, e della sicura scarsa conoscienza delle regole del gioco, il suo gioco potrebbe pericolosamente giungere ad un punto di non ritorno.

Quarto: non è affatto vero che la DPRK è sola soletta in questa partita; gli zii di primo grado, che sono stati, con Mao, i veri modelli di socialismo post conflitto mondiale, si guardano bene dal tirare scapaccioni al nipotino bellicoso, e, al di là delle dichiarazioni di circostanza, mantengono un atteggiamento protezionista, non certo di appoggio ai diritti americani (ci mancherebbe), nè a quelli di Seoul (che con il suo boom è una troppo evidente antagonista economica nella regione asiatica), nè tantomeno a quelli Giapponesi, storicamente primo, e mai dimenticato, rivale dell'impero dagli occhi a mandorla.

Questi semplici quattro motivi fanno tenere accesa almeno la luce gialla di Defcon 3 (alla lettera: "la sicurezza e la vigilanza vengono aumentate a causa di un elevato rischio di attacco su qualche operazione in corso").
E se niente cambierà in questi giorni, se non verrà ritirata la minaccia di accendere, entro la fine della prossima settimana, i motori su quelle due rampe di lancio mobili che Pyongyang ha schiarato sulla costa orientale, mi sa che almeno una notte con il fiato sospeso la passeremo; magari non proprio con il terrore dei nostri genitori nelle ore di sospensione fra il 27 ed il 28 Ottobre del 1962, ma, mi auguro, con lo stesso esito positivo...



lunedì 18 marzo 2013

Sofia


Stavo già componendo mentalmente le parole per il prossimo blog celebrativo per la Fiorentina, quando questo striscione buca lo schermo, e riporta, brusco, il mio pensiero su di lei...

Sofia e' un piccolo angelo, troppo simile ai miei, che sul suo cammino ha incrociato l'uomo nero, quello che i grandi si affannano a dire "non esiste", ma che è invece reale, ha tanti nomi diversi, ma sempre lo stesso scopo: mangiarsi, con zanne affilate, pezzettini di lei ogni giorno, davanti agli occhi impotenti di chi la ama.

Sofia è forte e dolce, lo so perché me lo racconta lo sguardo dei suoi genitori; cerca conforto solo fra le loro braccia, nei loro teneri baci, nelle loro silenziose parole; perché il suo corpo non risponde più, i suoi occhi vedono solo buio. Ma nel buio una fioca luce di speranza prova a farsi strada; una cura compassionevole che le spetta per diritto di vita, ma anche per legge degli uomini. Ma proprio gli uomini, e proprio le loro contorte leggi, ora vorrebbero spegnere quella luce, e Sofia deve lottare anche contro di loro.

Ma Sofia non é più sola, non lo é mai stata. Ora siamo in tanti ad amarla, a gridare per lei; ora i destinatari di queste grida non potranno nascondere la testa sotto terra, e la coscienza sotto i piedi, perché migliaia di indici accusatori sarebbero puntati contro di loro.

Sofia é un chiodo fisso che da giorni mi trovo piantato nel cuore; la vedo negli occhi dei miei figli, la sento quando la logica del quotidiano allenta la presa, e lascia vagare il pensiero.
Sofia é l'amore di sua madre e suo padre, che ci ringraziano da internet, ma che io ringrazio per la speranza del loro esempio.
Un abbraccio, piccolina, ora vado ad unirmi a tutti quelli che vigilano su di te.

lunedì 11 marzo 2013

Quarto Potere

Lazio - Fiorentina = 0-2


Sarà che la maglia viola zuppa di acqua poteva sembrare di un altro colore, diciamo un misto blau-grana, ma se chiudevi gli occhi e poi li riaprivi, ieri sera, potevi anche pensare che la squadra di celeste vestita, impegnata in estenuanti torelli a centrocampo durante la partita, e nell'assunzione di forti dosi di Moment Act a fine gara, stesse giocando contro il Barcellona.
Si, scomodo volentieri i santi del Paradiso calcistico per un paragone che non mi sembra affatto azzardato, e vi spiego perchè: provate a confutare la mia tesi che parla di una Fiorentina dal miglior calcio e dalla migliore accozzaglia di piedi buoni del nostro campionato; trasferite pari pari i valori della Serie A nella Liga, dove l'Inter si chiama Valencia, il Milan Real Madrid, la Lazio Atletico, e pensate ad squadra che, con il gioco, le mette sotto tutte, le batte senza appello, le avvolge in una fitta trama di palleggi ubriacanti e di verticalizzazioni improvvise.



Questa è stata la Fiorentina ieri, lo è stata contro l'Inter, contro il Milan... Lo è stata in tante altre occasioni in cui abbiamo raccolto molto meno di quanto seminato. Ma quando i viola scendono in campo con questa determinazione, ma soprattutto con questa concentrazione, quando ci decidiamo ad essere un po' più cinici e precisi in avanti, l'impressione è che lasciamo spazio a ben poche squadre.

E si torna a parlare di Champions League... Una doppia parola, una musichetta gregoriana che ti si insinua nelle orecchie con insistenza, ma stavolta a ragione; è lecito crederci, o quantomeno provarci, visto che, fatta eccezione per la juve, solo Milan e Fiorentina sembrano essersi messe alle spalle i momenti cupi, avere il vento in poppa, mentre Napoli, Inter e Lazio trasportano in seno bombe inesplose, distrazioni europee e venti contrari. Se poi ci mettiamo la tentazione di pensare ad un calendario favorevole, in cui, in un mare di dieci partite, sembra di intravedere solo due scogli (appunto il Milan e poi la Roma), e peraltro da affrontare fra le mura amiche del Franchi, allora la navigazione parrebbe pure agevole, con nocchieri fidati, in pieno giorno, e con un capitano che appare ben più posato e sicuro di Schettino.
Ma nel mare di miele che oggi ci circonda, la certezza è che la classifica non è, per una volta, bugiarda: siamo la quarta forza del campionato, da soli, e guardiamo tanta parte d'Italia dall'alto. Nonostante la maretta e le virate pericolose di questo inizio 2013, ora la rotta è più chiara, e intravediamo gli attracchi sicuri.

mercoledì 27 febbraio 2013

4 in pagella

Bologna - Fiorentina = 2-1


Potrei fare copia incolla del post scritto dopo Catania, dei pensieri del post-Pescara, post-juve, post-Udinese, post-Roma...
Eh si, cominciano ad essere tante le partite buttate al vento da questa squadra troppo spesso emula di Narciso, imbambolata ad ammirare la sua immagine riflessa, incurante dei cinici e pratici avversari, che alle sue spalle, approfittano di lei.
Ed ecco che un primo tempo "bellino", si trasforma nell'ennesima sequela di minuti inguardabili del secondo, nel vuoto totale di idee a centrocampo; con i nevosi Borja e Aquilani che, a dispetto della fisica, si sciolgono nel fresco del Dall'Ara; nella candelina Jovetic che dopo aver brillato contro l'Inter, è stata soffiata via dalla solidità semplice di un gabbiotto rosso-blu; negli ennesimi segnali di fumo di Cuadrado che illudono il viandante, che però quando arriva al falò vedo solo un pentolone di acqua bollente, e niente arrosto.
Ma soprattutto ci schiantiamo, per l'ennesima volta, contro un paio di amnesie difensive che ci puniscono, ma che fanno solo da piatto forte ad un contorno di disattenzione e sufficienza che può portare ad un solo epilogo.

Se poi ci si mette anche Montella, con un'inspiegabile staticità nel momento peggiore, quando lo scivolo verso un triste risultato era evidente e sempre più inclinato; eppure, grazie alle nuove regole, dietro di sè aveva non una panchina, ma una platea zeppa di opzioni; possibile che nessuno meritasse fiducia? O devo credere che il Mister non si sia veramente accorto della fiacchezza di idee e di concentrazione che stava avvilluppando chi era in campo? Ma se è vera la prima ipotesi, siamo ancora sicuri che il mercato di riparazione di Gennaio sia stato positivo?

Insomma, il sentimento che predomina è lo sconcerto; incertezza per un gruppo che non riesce a trovare più la continuità, capace di asfaltare l'Inter, giocarsela alla pari contro il Napoli, ma nel mezzo venire umiliata da juve, Catania e Bologna. Forse non è un problema di sostituire Pizarro, trovare un bomber da doppia cifra; il problema sono i giocatori più rappresentativi, che anche ieri erano in campo; il problema sono i vari Gonzalo, Savic, Borja, Aquilani, Ljajic, Jovetic, Cuadrado... Son loro che devono decidere se essere campioni di continuità che valgono l'Europa, o altalenanti e lucidi soprammobili da metà classifica.

domenica 10 febbraio 2013

Sindrome da Giocattolo Rotto

Juventus - Fiorentina  = 2-0


Evidentemente non avevano capito...
I pochi vecchi dello spogliatoio, con in testa Pasqual e Toni, il curvaiolo Viviano, non sono riusciti a trasferire anche agli altri la tensione di una partita unica, da non steccare, da giocare per lo meno con il cuore.
O forse avevano trasferito così tanta tensione, avevano compresso così tanto la molla, che la molla si è rotta.
Perdere a Torino rientra nell'ordine prestabilito dell'universo calcistico della Serie A, ha una sua triste logica; ma perdere così, con forse la peggiore partita della Fiorentina, fa male.
Fa male perchè oltre alla beffa, e agli sberleffi, si insinua strisciante la sindrome del giocattolo rotto:
sarà perchè in questo strano 2013 abbiamo raggranellato la miseria di 4 punti in 6 partite;
sarà perchè siamo passati dall'avere una difesa granitica, con giocatori che tutti ci invidiavano, primi fra tutti Gonzalo e Roncaglia, ad essere, in quel vitale settore, trapanabili come il compensato, distratti e fallaci peggio di una neopromossa;
sarà perchè quel bel gioco a centrocampo che ci faceva tanto lustrare gli occhi, appare sempre più raramente,  e quando si realizza, sembra un bel vestito da sera, indossato però per andare a fare la spesa al supermercato... inutile. Ecco allora che le piroette ed i colpi di tacco di Pizarro e Borja, i dribbling di Cuadrado, rimangono ineluttabilmente fini a se stessi, non per colpe proprie, bensì per l'evidente mancanza del giusto e degno finale, ovvero il gol.
Già, il gol... questo sconosciuto... è forse l'unico problema che non è nuovo, non è macigno caduto sui piedi inaspettato come la questione portiere (definitivamente chiusa, mi auguro, a favore di colui che almeno ci mette il cuore)... Ma assume proporzioni sempre più gigantesche, visto l'inevitabile e prevedibile calo del buon Luca, ma vista soprattutto l'inspiegabile involuzione di Jovetic, la perla su cui si fondavano le nostre prospettive di gloria, che non è più perla, ma sassolino. Poi ci sarebbero i vari Ljajic ed El Hamdaoui, come al solito non pervenuti. In panchina latita Larrondo... Forse Montella avrebbe potuto tentare il tutto per tutto e buttarlo nella mischia, visto che tanto si giocava a "lancioni".
Già, Montella... la scintilla sembra essersi spenta anche in lui, non più capace di azzeccare la tattica giusta in partenza, o di cambiarla a gara in corso: avevamo invocato una partita di testa, e abbiamo visto distrazioni difensive a non finire; avevamo chiesto una gabbia su Pirlo, e gli abbiamo concesso il benefiscio di scorrazzare per il campo a suo piacimento (ed in questo mi ha ricordato l'eccessiva libertà concessa a Totti contro la Roma). La gabbia giusta l'ha fatta la juve su Pizarro, arteficie, anche a causa di questo, della sua peggior partita in maglia viola; ma la dipendenza così stretta dal piede di un solo giocatore è, in se, un'anomalia dello schema tattico dell'ex aeroplanino.
Insomma, ci sentiamo un po' orfani. Abbiamo fame e bisogno di risultati. Nel segreto dello spogliatoio devono tutti lavorare di colla, di cervello, di buonsenso, ed aggiustare il giocattolo; perchè Domenica sera arriva un'altra super blasonata a strisce...
Ma questa volta vogliamo ruzzare e divertirci noi.

venerdì 8 febbraio 2013

Eterna Sfida

Un pomeriggio assolato del 1982; una radiolina che gracchia, la rabbia e gli occhi pieni di lacrime di mio fratello, io che non capisco... Ma poi avrei capito, durante un’estate colorata d’azzurro, ma anche tappezzata di colorati adesivi che recitano “Meglio secondi che ladri”.

Sette anni più tardi, una partita difficile che si trascina verso un inutile pareggio fra due pugili suonati; poi l’ultima azione, un calcio d’angolo, e dalla mischia spunta un furetto che buca l’odiata signora regalandoci la vittoria; un giovane d’oro, che diventerà uno sfortunato grande uomo, che ogni giorno, oggi, lotta tenacemente contro la Stronza, e che forse, quando chiude gli occhi, sorride dentro di se pensando a quella domenica.

Sempre un’amara vigilia mondiale; un trofeo europeo toccato con le dita; poi un parapiglia nell’area viola al Comunale di Torino, lo spintone di Casiraghi, la palla in rete... Il ritorno tanto atteso fra le mura di Firenze diventa una trasferta impossibile ad Avellino, con il finale scontato e con l’addio pieno di rimpianti al secondo numero 10 più amato di sempre.

Lo stesso numero dieci che cammina a testa bassa sotto la Tribuna, infagottato in un brutto giaccone, nero come un corvo; una virgola viola cade dal cielo, davanti ai suoi piedi, lui la raccoglie e la stringe... lo stadio che esplode, anche perchè la viola questa volta vince, ma il mio cuore viola lacrima...

Due cazzotti firmati Baiano e Carbone a Torino, la gioia a 15 minuti dal termine (“questa volta è fatta!”), poi Vialli ed un fenomeno che si presenta al mondo con un colpo da biliardo, ci strozzano l’urlo in gola.

Freddo Dicembre del ’98, Oliveira che alza la testa e pennella, il leone argentino che vola in cielo... in cielo manda Firenze, all’inferno i bianco-neri.

Passano dieci anni, un’impensabile serpentina al 93’ di un neretto magrolino, nell’unico suo momento di gloria in maglia viola, la stilettata di un altro argentino, la Fiorentina di nuovo in paradiso, stavolta nel freddo di Torino.

Solo un anno fa, ma sembra un secolo: un’interminabile, appiccicosa partita; una sequenza di gol subiti che sembra non finire mai, un’umiliazione calcistica senza pari, proprio sul nostro suolo, proprio contro i più odiati. Un risultato che grida vendetta.

La storia recente narra di un insopportabile e presuntuoso allenatore, che non ha occhi per vedere quello che capita nel suo spogliatoio, non ha occhi per vedere le nefandezze arbitrali a suo favore, ma ha fiato per urlare, oltraggiato e offeso, al primo mezzo rigore non concesso.
Narra anche di una simpatica dirigenza, che con ineccepibile stile juve, e profondo disprezzo per il lavoro altrui, approfitta di uno scalo tedesco e fa scendere dall’aereo per Firenze una ciliegina ormai già adagiata sulla glassa viola; salvo poi dichiarare, con insopportabile candore, l’onestà del loro operato.
Narra della stessa dirigenza che per il solo gusto di dimostrare la propria supposta superiorità e la sicura spocchia, passeggia strafottente sotto i fischi di uno stadio intero.

Questa è l’eterna sfida fra Fiorentina e juventus, questa è una partita che NON può e NON deve essere uguale alle altre!
Questo non è essere provinciali, è avere cuore, passione, emozione.
Questo significa amare uno sport, una città, un’identità, un colore, e la storia di una squadra.