sabato 22 dicembre 2012

Buon Natale Fiorentina

Palermo - Fiorentina = 0-3

Sembra tutto troppo semplice con il senno di poi: andare a Palermo, dominare il gioco nel catino della Favorita, sprecare cinque o sei occasioni da gol, segnarne tre, far rimanere inoperoso il giovanotto brasiliano che sta fra i nostri pali.... tutto facile.
Ma facile, in partenza, non lo era di certo: ospitati da una delle squadre fino all'anno scorso più tignose per noi, su un campo che raramente ci ha portato fortuna, contro un undici rischiosamente in zona retrocessione, così lontani, geograficamente e climaticamente dalle mura amiche.
Ma questo tre a zero va al di là della sua apparente ovvietà: la Rosea lo titolava come un test, con la tipica spocchiosità di quelli del Nord (leggi Milan-Inter-Juve) che non ci ritengono ancora una degna avversaria. Ebbene test superato a pieni voti, zona VIP della classifica confermata ad un passo dal giro di boa.
Gli applausi e la nostra congratulazioni vanno sparsi un po' a casaccio, tanto se li meritano tutti... Non mi viene in mente un giocatore o un addetto ai lavori qualsiasi a cui non possa andare la nostra gratitudine per averci restituito diginità di squadra e di tifosi. Finiamo il 2012 con la certezza che di qui a Maggio ci divertiremo nella bagarre per l'Europa, con la concreta speranza che verso Settembre qualche aereo da Peretola partirà con molti borsoni viola nella stiva, forse verso destinazioni sconosciute, magari, invece, verso l'aeroporto Barajas o El Prat, per andarci a giocare qualcosa di bello ed importante.
Dall'alto dei nostri 35 punti, dei 36 gol segnati (3° attacco), dei soli 19 subiti (4° difesa), con l'orgoglio di un calcio che fa stropicciare gli occhi, a questi tremendi ragazzi viola diciamo "Buon Natale Fiorentina".

venerdì 14 dicembre 2012

L'Uomo Nero


Quante volte ho detto ai miei figli che i mostri non esistono, che sotto il letto non c'è niente di pauroso, che dopo la notte arriva sempre la luce del sole a rendere tutto normale, che le ombre sono solo ombre... che l'uomo nero, insomma, è solo un brutto sogno che svanisce sempre e scoppia come una bolla di sapone.
E invece eccolo li, oggi come tanti altri sfortunati giorni, la faccia diversa, il colore della pelle diverso, ma la solita espressione, che immagino come quella bianca, slavata, pazza, di un joker vestito da assassino, che porta in una mano un palloncino rosso pieno di follia, e nell'altra un mitra acquistato esibendo la patente.
Eccolo di nuovo l'uomo nero, che spara a denti stretti e occhi sbarrati, vedendo chissà quali demoni nei volti dei bambini che uccide, sentendo chissà quale gioia nel troncare quelle promesse di vita e demolire decine di famiglie.
E' sempre lui, il bastardo, e nessuno lo ferma, perchè tanto sa che noi grandi non crediamo in lui, si nasconde dietro a questo paravento, e se ne fa vanto.
Eppure loro, i bambini, gridano "al lupo" in continuazione, non capiscono perchè noi non capiamo...
E' talmente evidente, davanti agli occhi di tutti, addirittura sbandierato in televisione un giorno si e l'altro pure... Come fanno gli adulti a non vedere che l'uomo nero è ovunque!
Come fanno a farlo entrare nella mia scuola, nel mio asilo, nelle nostre vite?
Come fanno, loro così grandi e forti, a non proteggere me, così piccolo e debole?
Come fanno a permettere che l'uomo nero, oggi mi prenda e mi porti lontano?


Newtown, Connecticut, 14 Dicembre 2012

domenica 9 dicembre 2012

Vacanze romane

Roma - Fiorentina = 4-2

Arrotati sulle strisce pedonali da un torpedone giallo-rosso guidato da un attempato autista, con il berretto di sghimbescio, e con il nome "Francesco" sulla targhetta dorata!
Non esistono mezze misure per commentare una sconfitta così netta, che va ben al di là del risultato effettivo, che arride fin troppo ai Viola, e risulta bugiardo nonostante i 4 gol incassati... Zeman ha questo pregio: essendo allenatore votato al suicidio calcistico in nome della goleada, porta nel DNA delle sue squadre il destino di far sembrare di due gradini inferiori le malcapitate avversarie che si imbattono nelle loro giornate di grazia. E ieri è toccato alla compagine arrivata con l'Eurostar, colma di buone intenzione, ma con la panchina troppo stretta per impensierire i padroni dell'Olimpico. E così ne è venuta fuori una formazione messa in campo da Montella in modo un po' strampalato; in questo il discepolo non si è rivelato ancora all'altezza del maestro, ma è sembrato quasi un gesto di riguardo, del tipo:
"Vedi, Vate della Boemia, non metto in campo la formazione più logica, quella più quadrata (non Cuadrada...), per tuo rispetto, almeno i tuoi guerrieri semi-sconosciuti potranno scorrazzare liberamente nel mio centrocampo, e nel mezzo, o meglio davanti, alla mia difesa...".
E così ci ritroviamo ad ammirare le scempiaggini di un Olivera che chissà come è riuscito a nascondere all'Aeroplanino i DVD delle nefandezze dell'anno scorso, e farsi passare per un giocatore di calcio, tanto da essere messo ogni tanto in prima squadra.
Osserviamo, tristi, il treccinato colombiano non azzeccare nemmeno un dribling, un cross, uno scambio, ma c'era da aspettarselo viste le precarie condizioni fisiche.
Strabuziamo gli occhi di fronte alla staticità di Viviano sul primo gol (ma poi il replay ci fa capire che forse, battezzare quella schiacciata rimbalzatagli davanti come fuori, non era poi così strano), ma inorridiamo addirittura, quando si fa ipnotizzare dal tiraccio di Totti da distanza siderale.
Scuotiamo la testa per i sessanta minuti di niente messi in campo da Aquilani (ma come, proprio lui, proprio qui?).
Allarghiamo le braccia per l'inefficacia di tutto quel correre e sgomitare del povero Toni.
Sbianchiamo, o diventiamo viola di frustazione, scegliete voi, per le innumerevoli scorribande del numero 10 giallorosso & C., nel cuore dell'area di rigore gigliata.
Insomma, qual'è il Take-way (come dicono gli Americanesi), ovvero la lezione che portiamo a casa da Roma, insieme a questi tondi 0 punti?
Indubbiamente, dopo tre o quattro gare giocate ottimamente, da almeno altre tre, l'assenza del nostro giocatore più talentuoso, Jovetic, si sta facendo sentire; anche perchè non c'è nessuno che possa sostituirlo, nè come mole di gioco, nè come realizzazioni. Gennaio ora è vicino, e di certo Firenze non vuole vedere il tira-e-molla delle scorse stagioni, in cui arrivavano mezzi giocatori a poche ore dalla conclusione del mercato. Se uno o due giocatori, se un attaccante di livello, devono arrivare, che arrivino subito, nel sacco rattoppato della Befana. Perchè l'impressione è che questa squadra è ottimamente orchestrata e concepita, che ha voglia, ha piedi, ma deve anche avere robustezza e gol la davanti, e ricambi in mezzo. Deve, insomma, essere messa ancor di più nelle condizioni di lottare ad alti livelli. Si deve concludere quello che ad Agosto è rimasto palesemente in sospeso.

martedì 4 dicembre 2012

La peggio gioventù

Fiorentina - Sampdoria = 2-2

Pioveva e grandinava su buona parte della Toscana, domenica sera, e piovevano critiche sul Franchi, portate da un ciclone che si è gonfiato tronfio a giro per l'Italia, tutto pieno di sorrisini ironici, sguardi di sufficienza, ed epitaffi. Tutti felici e contenti per un pareggio che sembra risucchiare la Fiorentina nei meandri della normo-classifica. Risatone grasse da parte dei saccenti partenopei, degli odiati tifosi della strisciata, che dappertutto sono fuorchè a Torino, dei Milanesi, dei romani e dei laziali de' Roma... O forse nessuno si curava più della Viola, ormai destinata al precipizio della metà classifica, e a rimanere nell'oblio del dopo mezzanotte nelle Domeniche Sportive, dal quale nemmeno la verve del suo presidente marchigiano è mai riuscita pienamente a rinfrancare.
E invece le risate me le faccio io! Ce le dovremmo fare tutti nel catino viola!
Perchè se questo è il peggio che la Fiorentina può produrre, siamo, come direbbe Aceto, a cavallo. E siamo in piena corsa in Piazza del Campo.
Analiziamola questa pessima battuta d'arresto: forse la pià brutta prestazione corale, seconda forse solo alla sconfitta del Meazza contro l'Inter; arrivata, stranamente, con Borja Valero e Pizarro a centrocampo, e fra le mura amiche; brutti voti sparsi a manciate, e purtroppo con pieno merito di chi se li è portati a casa, a cominciare da Munir, per proseguire con lo sterile Mati, con il dribbling fine a se stesso di Cuadrado, l'ectoplasmatica presenza di Romulo e l'autofustigazione di Rodriguez.
Ma nella disfatta di questo pareggio, si pareggio e non sconfitta, mi sollevano l'animo, e come dicevo, mi solleticano prima un sorriso, poi un accenno di grassa risata, un paio di inevitabili considerazioni:
Il terzo posto è lì, a 2 punti, e abbiamo già archiviato 15 partite.
Pur con l'assenza di Jovetic e di un vero attaccante di peso, anche domenica sera abbiamo insaccato due reti regolari più una mezza, e siamo il quarto attacco della Serie A.
Risvolto positivo della medaglia, pur avendo incassato altri due gol evitabili, che fanno quattro con quelli di Torino, continuiamo ad essere la terza difesa.
Abbiamo la grinta di recuperare situazioni di svantaggio, e solo per un pelo Aquilani all'ultimo secondo non ha ribaltato il risultato.
E poi, lascio andare a briglia sciolta il tifoso da stadio, da Bar Sport: difficile raddrizzare le partite, magari vincerle, quando ti negano due rigori solari, netti! Sono handicap che anche le Grandi difficilmente sanno superare... Ma, che dico... Le Grandi, questo tipo di fardelli difficilmente li devono affrontare.
Quindi via, un po' di ottimismo, che diamine. E incrociamo le dita per qualche recupero importante là davanti, e magari per qualche concessione Zemaniana, nel prossimo big match, l'ennesimo esame che questa laurenda viola deve superare.

sabato 1 dicembre 2012

I miei primi 40 anni


 Ebbene si... alle porte del fatidico 2 Dicembre.

Di me dicono che non li dimostro, che li porto bene. I miei, che sembro ancora un ragazzino. Ma la verità è che questi quarant'anni ci sono tutti. La fortuna di un cognome che significa famiglia allargata, protettiva, e senza litigi da "parenti serpenti", di una relativa stabilità e di una salute fisica, la prima conquistata con il duro lavoro di chi mi precede in passato, e ora del mio, la seconda, chissà, magari assicurata anche dalla placida sanitas delle colline in cui vivo, hanno forse contribuito a tenere lontane le rughe, almeno quelle esteriori.

Ora sarebbe il tempo di fare consuntivi, scrivere libri, guardarsi indietro per non guardare avanti e vedere bruschi cambi di pendenza della strada. Ma ho solo voglia di guardare cosa ho costruito, quello che è il mio vero vanto, la mia vera ragione di orgoglio. Col cuore in mano, fermarmi sulle istantanee più belle di questi quasi 14,600 giorni. Sposto con la mano e con il pensiero le, per fortuna poche, foto in seppia in cui il cuore si stringe, e vedo, vedo...

Vedo una nicchia di luce durante una notte d'inverno, in cui una nonna culla il nipotino davanti alla fiammella calda di una stufa a gas.
Vedo un bambino sdraiato su un tappeto davanti alle sole luci di un albero di Natale, con il sorriso più bello stampato in faccia.
Vedo un ragazzo che esce da scuola dopo il primo giorno di Medie, e con quei due o tre libri, quaderno, astuccio e diario, stretti da una chinghia colorata come si usava prima, si sente per la prima volta un po' più adulto.
Vedo una festa di Capodanno in cui per la prima volta il cuore di un ragazzo batte in fase con quello di una ragazza.
Vedo quel cuore sciogliersi dal sollievo quando, dopo un'interminabile giornata in sala d'attesa, qualcuno gli dice che il cuore di suo padre è stato riparato, che sta bene.
Vedo una piscina d'estate, in cui lo stesso cuore, ferito, trova un balsamo che, ancora non lo sa, diventerà la sua altra metà del cielo.
Vedo un'Aula Magna, venti minuti imparati a memoria che filano via lisci come l'olio, poi occhi azzurri che cercano occhi marrone.
Vedo un sabato di Luglio, sole e pioggia e tanta gente amica intorno, due anelli e una sposa troppo bella per essere vera.
Vedo lo stupore e l'emozione di assistere alla sofferenza ed alla gioia di una vita che nasce, di conoscere mio figlio.
Vedo la mia seconda volta, quando mi dico che ormai ci dovrei essere abituato, ed invece mi emoziono ancor di più, perchè capisco che il mio cuore sarà rubato da un'altra donna che si chiama Ambra.

Vedi, basta fermarsi un attimo, guardarsi indietro, e si trovano nella cesta dei ricordi frammenti bellissimi. E' un esercizio intenso, che fa venire le vertigini, da usare con moderazione. Ma va fatto per sollevarsi dall'inevitabile senso di disagio che accompagna questo giorno. Va fatto per avere un sorriso sincero sul volto quando arriveranno gli auguri di chi tiene a te.

In anticipo, grazie.