sabato 29 settembre 2012

Italiani in terra straniera

 
Chissà cosa passa per la mente di quei quattro giornalisti italiani, vittime di un bavaglio cubano, in attesa di giudizio per un reato che non è reato. Fermati dalla polizia dell'isola di Castro, privati del materiale mediatico, interrogati, pare, per dodici ore. Il loro crimine? Essere entrati a Cuba con visto turistico, ed aver poi espletato impropriamente la propria professione di cacciatori di notizie. Si, perchè il regime non permette l'ingresso dei media... Ops, scusate, o detto regime? Non volevo, mi perdonerete, è che per un attimo mi è venuto di pensare che un paese dove non si indicono elezioni, dove si decide unilateralmente la linea politica senza consulto dei cittadini, dove altrettanto unilateralmente si programmano gli interventi finanziari e di tassazione, dove, soprattutto, non vige la libertà di stampa, beh, non sia poi così liberale...
Ma tutto questo mi ricorda qualcosa...
Mi ricorda un governo Monti, incoronato da menti superiori come salvatore della patria, ma dal popolo sovrano mai approvato e autorizzato, che ora addirittura si autocandida per un bis (per la gioia della casta dei banchieri che sembrano gli unici felici beneficiari, e mai infelici vittime, dei suoi provvedimenti).
Mi ricorda un'altra casta intoccabile che, una volta toccata, sfiorata, da un articolo ritenuto offensivo, si stringe a coorte e spedisce (o vorrebbe farlo) nelle patrie galere quel Sallusti reo, non di aver scritto l'articolo (ed in effetti non l'ha scritto lui), e nemmeno di averlo pubblicato, ma sicuramente di essere editorialista del giornale forse più polemico e caustico nei confronti della casta stessa...

Sarebbe bello vedere e sentire Monti che per una volta fa l'Italiano, il Patriota, e non il professorone compiaciuto di finanza internazionale, sentirlo magari tuonare nei confronti di chi calpesta i diritti del sapere, sia entro i confini dello Stivale, che fuori da essi.
Mi piacerebbe, per esempio, vedere lui, e chi sta sopra di lui, al Colle, puntare serio l'indice contro l'India: non dimentico, e nessuno dovrebbe farlo, che là ci sono due uomini che indossano la divisa della nostra Marina, che quindi sono l'Italia fuori dall'Italia, trattenuti senza una sentenza.
Ma i nostri politici, la Farnesina, le strutture consolari, non si dimentichino non solo di loro, ma nemmeno degli altri quasi 3000 (tremila!) italiani detenuti in carceri straniere. Non sempre colpevoli di reati, oltre ogni ragionevole dubbio, per tutti dovrebbero perorare l’estradizione nei nostri penitenziari (come previsto da una Convenzione del Consiglio d’Europa, firmata a Strasburgo nel 1983).

Perchè sentirsi Italiani è una prerogativa, non una macchia di colore quando gioca la nazionale.


mercoledì 26 settembre 2012

Cosa conta nel calcio


Fiorentina - Juventus = 0-0

Da quanto tempo non prendete un dizionario in mano?
Sembrerà banale, ma in quel pesante librone trovate anche le definizioni più ovvie, tipo “pane”, “casa”, “sole”, etc. Ecco, alla parola “calcio”, il dizionario recita:
gioco che si effettua fra due squadre di undici giocatori che mirano a far entrare un pallone nella rete avversaria...”
Appunto...

Non conta niente giocare il miglior calcio d’Italia.
Non conta niente dominare la miglior squadra della serie A, gente che non perde da una vita, che non incassa gol, che segna sempre.
Non conta niente correre per 90 minuti, ed avere la supremazia nel possesso palla.
Non conta niente che lo spettacolo sugli spalti sia sublime, che esci dallo stadio con la gola in fiamme, senza voce e poi fatichi a prender sonno per l'adrenalina ancora in circolo.
Non conta niente tirare in porta sedici volte e stampare una palla sulla traversa.
Non conta niente ricevere i complimenti dagli incravattati commentatori, seduti comodi in patinati studi televisivi.

Conta solo “far entrare un pallone nella rete avversaria”.

Mi perdonerete il caustico cinismo controcorrente. Ma sarebbe stato troppo facile, oggi, fare i dovuti complimenti, e accodarsi al coro dei “...ma come si gioca bene!...”, “...ma che sfortuna!...”, “...ma che ladri!...”.
Visto che il calcio è fatto anche di matematica, non riesco a togliermi dalla testa la facile somma 8 + 4, ovvero i 12 punti che avremmo potuto avere, e non abbiamo, per una mera questione di minuti a Parma e di centimetri ieri. E 12 punti sarebbero stati un'enormità per questa Fiorentina cresciuta fin troppo in fretta e fin troppo in modo entusiasmante. E mi domando per quanto tempo saremo in grado di tenere questo ritmo, di avere un Pizarro ed un Valero così dominatori del centrocampo, un Roncaglia che annulla chiunque gli si pari davanti, un Tomovic ed un Rodriguez sempre più in crescita, un Pasqual che giganteggia come non mai, uno Jovetic che realizza con una media di quasi un gol a partita... Temo di mettermi la maschera di Cassandra, oppure pensare biblicamente alle vacche magre, e già dopo cinque giornate questi maledetti punti persi mi pesano come quattro macigni.
Ma non c’è tempo per fermarsi a pensare e a far di conto... Il calcio ha fretta, Firenze ha fame, e sul piatto c’è l’Inter. Ma abbiamo le posate per mangiarla? Abituati alle sofferenze e ai crampi di stomaco giuro che posso anche abbuffarmi con le mani, come Maradona con l'Inghilterra in Messico, gettarmi su un panino al prosciutto con un rigore regalato all’ultimo minuto, addirittura accetto anche di farmi imboccare con un autogol. L’importante è non rimanere anche domenica a bocca asciutta!

domenica 23 settembre 2012

Volere & Volare

Parma - Fiorentina = 1-1

 La differenza fra il volere essere una grande squadra, ed effettivamente esserlo, volando fra le top del campionato, sta in cinque minuti; quelli che passano dallo sciagurato errore dal dischetto di Jovetic, e dall'altrettanto sciagurato fallo di mano di Toni. In quel lasso di tempo sta tutto il bello ed il brutto del calcio: il tifoso medio viola, avvezzo alle delusioni, stringe i braccioli della poltrona e vede passare tante immagini del passato (un formidabile nemico a strisce che sotto il sole di Torino indovina un tocco al volo e ribalta un 2 a 0, un tremendo pomeriggio a Roma con tre minuti impossibili in cui un tale Bartelt ci strozza l'urlo in gola, una serpentina di Amauri sotto la Ferrovia...); pensa e spera che questa volta andrà diversamente. Niente da fare, e le nubi nere degli anni passati si addensano di nuovo su Firenze.

Allora, facciamo un riassunto delle puntate precedenti:
Udinese: un tempo ad alti livelli, ma vittoria sofferta, colta solo all'ultimo tuffo (qui la vecchia storia si è, per fortuna, ribaltata); sembravano tre punti contro una grande, ma quest'Udinese da un punto in quattro gare, tanto grande non sembra.
Napoli: sprazzi di sereno, qualcosa di bel gioco, ma molto, troppo, sterile, e soprattutto sconfitta bruciante, colta dai partenopei con veramente poco sforzo.
Catania: discreta partita, bella vittoria e antiche emozioni, poco da dire.
Parma: anche qui un tempo o poco più, sempre la solita sensazione che in avanti manchi il punto di riferimento (e se si è costretti a inserire Seferovic dal primo minuto, allora, Houston, abbiamo un problema...), e l'immaturità di sigillare una gara già chiusa.

Mi domando: l'ottimismo che avevo, che avevamo fino ad un paio di giorni fa, era immotivato? Abbiamo visto tutti solo le paglìuzze delle novità, in campo e fuori, e abbiamo perso di vista qualche trave di cruciale importanza che rischia di schiacciare questa novella Fiorentina?
Mi rispondo: no, perchè comunque i passi avanti nel gioco sono evidenti; a tratti siamo trascinanti, bellissimi; perchè l'ex aeroplanino non è solo polacchine rosse, ma anche carisma, buone idee e testa calcistica; perchè questi ragazzacci, questi Viviano, Roncaglia, Borja, Pizarro, Aquilani (prima o poi), Cuadrado, Matias, JoJo e compagnia, hanno voglia, glielo si legge in faccia, e hanno piedi; ma devono correre veloci, con la testa e con il cuore, per non perdere troppo terreno; devono credere loro, prima di noi, di essere grandi, e da grandi pensare.

Ora guardo avanti. Il Franchi attende, Firenze tutta è in tensione, dopo ieri anche con più rabbia nel cuore. Niente scherzi, ragazzi; la signora di Torino non pare vecchia per niente, anzi è in gran forma.
E di nuovo, martedì sera, si rinnoverà la vecchia sfida; no, non fra Fiorentina e juve, ma fra volere e volare...

giovedì 20 settembre 2012

La Fiorentina oggi

La Fiorentina oggi è un insieme di volti, di sensazioni, di vibrazioni nuove, in passato sempre presenti ma nascoste sotto un fitto strato di delusioni, di parole al vento, di personaggi ambigui, di sconfitte, di non calcio.

La Fiorentina oggi ha il muso sfrontato di chi porta un nome uscito da un romanzo di Garcia Marquez, quel Facundo, non Cabral ma Roncaglia, che agli astanti non porta le note di una chitarra, ma la grinta di chi è abituato alla mischia nella Bombonera.

La Fiorentina oggi ha gli occhi felici di Emiliano quando riesce finalmente a regalare una parata decisiva ai suoi amici, che lo guardano dalla curva.

La Fiorentina oggi ha una testa con pochi capelli, ma con tante idee buone da trasferire ad altrettanto buoni piedi, e poco importa se la sua casacca è viola e non blaugrana, come probabilmente sperava da ragazzino.

La Fiorentina oggi ha lo sguardo duro e convinto di chi di partite ne ha macinate tante, troppe forse, ma che ha ancora voglia di dominare il centrocampo, di dettare legge e geometrie non più all'Olimpico bensì all'Artemio Franchi.

La Fiorentina oggi è il raggiante sorriso di un ragazzo nato in un paese complicato, che pochi fino al 2008 avrebbero saputo collocare con esattezza nella geografia europea, e, son sicuro, qualcuno avrà anche scambiato per quel noto santuario sopra Castiglioncello....

La Fiorentina oggi è tutta negli occhi del figliol prodigo Luca... che emozioni ci hai regalato! Prima segni un gol che certo ci apre il cuore, ci riporta ai vecchi tempi, ti fa di nuovo amare per quei tuoi movimenti un po' goffi e dinoccolati, ma efficaci... Ma più del gol è valsa la tua dedica: li, pensando ai miei figli, pensando al tuo dolore di uomo e alla tua famiglia spezzata, il calcio è diventato solo un rumore di sottofondo, una cantilena triste che ha inumidito i miei occhi.
Ma la Fiorentina non è finita qui, tanti altri personaggi meriterebbero due parole; magari ancora non sono esplosi nei cuori viola, ma lo faranno presto... E che dire di quel distinto giovanotto che si accomoda in panchina vestito di tutto punto, con quelle polacchine che qualcuno dice rosse per scaramanzia, ma che io spero per moda? Firenze lo sta cominciando a conoscere, dopo averlo a lungo annusato e sfiorato, e chissà, in futuro, mi auguro, potrà calcisticamente amarlo.

Questa è la Fiorentina oggi, e, Dio, quanto è bello guardarla!

sabato 15 settembre 2012

loro in fiamme... e Noi?


Una immagine del telegiornare continua a ronzarmi in testa... è una cartina a tutto schermo, non dell'Italia, non della Libia, non del Magreb, ma di tutto il mondo, dal Marocco all'Australia, e questa cartina è costellata di stilizzate immagini di lucenti falò.
No, cari miei, qui non si parla delle solite, più o meno isolate, proteste, dei soliti noti con l'accendino in mano che aspettano la telecamera per dar fuoco alle odiate stelle e strisce. No... Qui si tratta di tutto il mondo arabo che, certo con le sue frange più estreme, insorge.
Insorge, ma contro chi? Contro gli Americani? Contro un filmetto da mesi e mesi presente in rete? Contro gli Inglesi, che spediscono il secondogenito reale in punizione in Afghanistan, per le sue bravate a Las Vegas? Si, ma non solo... insorge contro chi non è come loro, insorge contro il mondo non-arabo, contro chi ha l'ardire di non prostrarsi e chiedere scusa per non essere musulmano.
Le conclusioni di alcuni, per fortuna pochi, analisti di politica internazionale (vedi Luttwak sul Corriere) fanno baluginare parallelismi inquietanti, paventano rischi di conflitti mondiali ai quali non voglio nemmeno pensare.Ma in tutto questo clima torbito, infuocato, con mezzo mondo livido di rabbia nei confronti dell'altra metà, quel che mi ha spinto a digitare stasera è l'apparente, strana, inquietante, tranquillità che aleggia nell'aria... Quasi che tutto questo non ci tocchi, non tocchi l'Italia, non tocchi gli Italiani. Allora, tanto per far suonare qualche campanellino, invito a riflettere sui seguenti dati (Wiki, of course):
L'islam è ad oggi la seconda religione in Italia dopo il Cristianesimo.
I fedeli musulmani, quasi tutti sunniti, sono circa 1 milione e 200 mila.
Nella Comunità Europea il numero sale a più di 16 milioni (!).
Sarei curioso di sapere i commenti ed il pensiero di costoro al riguardo di quanto sta succedendo fuori dai nostri confini... ma una vocina mi dice che è meglio di no, meglio non saperlo, altrimenti stasera potrei faticare a prender sonno, non sentendomi più cosi al sicuro fra le mura di casa mia.

giovedì 13 settembre 2012

Noi e loro


Noi,
siamo quelli che si  tassano per costruire moschee, che tolgono i crocefissi dai muri delle scuole per non offendere, che hanno menù differenziati nelle mense, che organizzano in ogni modo e luogo possibile, convegni per promulgare la cultura islamica, che non si sognerebbero mai di entrare in una moschea, anche se in veste di turisti, con le scarpe ai piedi...
loro,
sono quelli delle stragi nelle chiese cristiane, del rifiuto di integrazione, dell'assoluta e sprezzante chiusura nei confronti del diverso, delle comunità intessute nella trama dei nostri paesi, ma chiuse e intangibili nelle questioni di giustizia privata.


Noi,
siamo quelli del "porgi l'altra guancia", del "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te", del "Non sono d'accordo con te, ma darei la vita per consentirti di esprimere le tue idee"...
loro,
sono quelli che emettono condanne a morte (...a morte!) per chi scrive libri che osano mettere in discussione la loro religione o disegna vignette satiriche con troppe barbe al vento.

Noi,
siamo quelli che eleggono a cult una rappresentazione dal titolo "Jesus Christ Superstar"...
loro,
sono quelli che uccidono per un film.

Noi,
siamo i razzisti...
loro,
sono le vittime.

Basta!
Basta con il buonismo e l'ipocrisia dettati dalla paura!
Basta con il Segretario di Stato per antonomasia, e relativo cotonato consorte, che invece di tuonare sdegno per l'uccisione di un loro ambasciatore (fatto di enorme gravità simbolica), vomitano indignazione per la pellicola, furbescamente elevata a capro espiatorio di questa ennesima, cattiva, eccessiva ed inaccettabile ondata di rabbia!
Basta con il definire loro isolati, deviati, ignoranti, sfruttati, succubi, e mai assassini.
Basta con le unioni delle comunità arabe che si dissociano sempre a posteriori e mai a priori!
Basta con loro, che non sono vittime, non lo sono mai state, ma artefici e complici fautori delle loro povertà, della loro rabbia, del loro essere contro la logica e la cultura del bene.
Basta con gli 11 Settembre, 11 Marzo, 7 Agosto, 7 Luglio, 12 Novembre e ancora 12 Settembre.......

mercoledì 12 settembre 2012

Primo giorno di Scuola

Ricordo un portone grigio, grembiuli neri tutti uguali, tanti colletti bianchi e pochi fiocchi blu; ricordo una grande stanza dal soffitto irraggiungibile, piena di bambini quasi sconosciuti; ricordo una bionda signora dagli occhiali enormi, che qualcuno chiamava Maestra.
Ricordo una mano che stringeva la mia, e che io non volevo lasciare; odore di matite, di gesso, di polvere.
Ricordo distintamente la definitiva sensazione di strappo, il serpeggiare di un timore dell'ignoto, che forse per la prima volta il mio cuore assaggiava.
Ricordo il pericoloso scricchiolio con il quale la diga dei miei occhi mi avvertiva, quando quella mano amica alla fine mi lasciò in quel nuovo e misterioso mondo.

Tutti questi ricordi satellitavano nella mia mente e nel mio cuore stamattina, accompagnando mio figlio verso il suo primo giorno di scuola. E per questo ero io emozionato, e non lui, invece entusiasta di riabbracciare gli amici e di scoprire tutte quelle novità da noi "grandi" tanto decantate.

E alla fine, io, e non lui, ho rischiato per la seconda volta di bagnare di lacrime un primo giorno di scuola.

Il segno dei tempi che cambiano? Di questi piccoli che giocano a fare gli adulti, e che agli adulti spesso insegnano come si dovrebbe affrontare il mondo?

Non so, ma intanto mi grogiolo nel suo sorriso soddisfatto e nel profumo della sua prima paginetta scritta e disegnata con tratti incerti, nel Bravo del suo primo voto...

Goditi ancora un po' la tua nuova avventura, piccolo... C'è tempo ancora prima delle interrogazioni, dei compiti, degli esami.... Ma che dico, goditi la vita! E affrontala sempre come questo tuo primo giorno di scuola.

domenica 9 settembre 2012

Un pizzico di cenere

Il mio pensiero a caldo sul ritorno di LucaToni in viola, l'ho già espresso a suo tempo; 9 giorni fa mi ponevo la domanda:

"Ma ne vale la pena?"

Quel che è peggio, non mi ponevo un quesito tecnico: mi dicevo che nonostante fior di strateghi da "BarSport" potevano giurare che la conformazione fisica ed il tipo di gioco dell'ex Bayern ben si addicono alle caratteristiche tattiche di Montella ("...regge palla, favorisce gli inserimenti dei centrocampisti, finalizza i cross di Jovetic..."), gli sterili numeri wikipediani (35 anni, 3 gol la scorsa stagione, 15 gol  in partite ufficiali dal 2009 ad oggi, da 3 mesi svincolato quindi privo di preparazione...) sembravano affossare e chiudere definitivamente il sipario sulla carriera del fu amato giocatore; pertanto la mia risposta è stata:

"No, non ne vale affatto la pena"...

Però c'era quella postilla: ovviamente ero e sono pronto a cospargermi il capo di cenere al decimo gol del  bel LucaMondiale...

Ecco proprio questa postilla mi è venuta in mente Venerdì pomeriggio: perchè quando vedi il nostro eroe staccare di testa e metterla in rete, proprio come ai bei tempi, quando vedi nei suoi occhi una voglia che non ti aspetti, quando senti gli applausi scroscianti del pubblico, gli occhi che brillano, i vecchi cori che echeggiano nell'aria, le magliette "Toni & Furmini" odorose di naftalina, pensi allora "Ma perchè no?": magari un pezzetto di quella favola e di quelle emozioni sopite possono alla fine rivivere. Forse il nuovo corso societario non ha mentito: questa è un'operazione del cuore, non un ripiego dell'ultima ora. E allora mi voglio lasciar andare anch'io, voglio riabbracciare questo ragazzone dagli occhi buoni, riaccoglierlo in famiglia. Allora prendo giusto un pizzico di cenere dal nido della Fenice, lentamente me lo faccio cadere sulla testa, e gli grido forte "Bentornato Luca".

giovedì 6 settembre 2012

La Fenice Viola

Chiedetemi cosa facevo e cosa pensavo quel pomeriggio del 13 Maggio di quest'anno, diciamo intorno alle 17...
Riemergevo lentamente e senza voglia dal torpore e dalla sonnolenza che mi avevano assalito guardando non l'ultima indecente prestazioni di un campionato sciagurato, bensì gli ultimi 90 minuti di agonia di un focolare, che fino ad un paio di anni prima ardeva e scaldava il cuore, ma che ora era ridotto a brace, ma che dico brace... a cenere, grigia e fredda... Nemmeno quei pochi tizzoni rimasti brillavano più.
La coltre di freddo vuoto calcistico era troppo pesante da poter essere sollevata, nemmeno dal più inguaribile ottimista...
Avevamo chiesto una rivoluzione, ma l'annunciato defenestramento del vate salentino pareva più il primo atto di smantellamento di una azienda giunta al capolinea, piuttosto che una dichiarazione di intenti. La Fiorentina dei ciabattini, anche se non vecchia di 500 anni, sembrava sentire la sua fine, si ritirava sulla sua palma, si isolava, si circondava di rami balsamici, e lasciava che il sole dei tifosi incendiasse il suo ultimo nido, per diventare cenere...
Ed ora, dopo solo pochi mesi, altro che 500 nuovi anni, da quella cenere risorge una nuova prospettiva di squadra e società. Si narra che quando Pradè e Montella si sono incontrati per la prima volta vestiti di viola, si son chiesti come fare a riportare la Fiorentina fra le braccia di Firenze, e la risposta è stata unanime: "qui hanno il palato calcistico fino, ci riusciamo solo con il bel gioco, con i piedi buoni". Ecco allora lo spunto, la cenere che si smuove, e granello dopo granello, tassello dopo tassello, la Fenice alza il becco al cielo e stende le ali.
Concedetemi questo parallelismo mitologico: mi sorge spontaneo guardando oggettivamente un mercato estivo, ovvero un'impresa manageriale che non ha pari, al quale è mancato solo l'ultimo tocco (sempre per i due noti problemi: A. non ci sono voli diretti da Manchester a Firenze, e B. lo stile juve); un rinnovato entusiasmo della gente, che nonostante la recente sconfitta guarda con fastidio alla sosta di campionato; la copertina del GuerinSportivo che mi mostra il volto giovane e sfrontato di 7 nuovi giocatori 7 vestiti di Viola ("I nuovi Nostri"); guardando un giovane Montenegrino che in pochi mesi dobbiamo convincere a diventare una bandiera; un non più giovane Principino che ha già capito la responsabilità del numero 10 che indossa; un portiere fiorentino fino nel midollo, e per questo, forse, ancora con le gambe tremanti quando il megafono dello stadio pronuncia il suo nome subito dopo quello della sua squadra del cuore...
Guardando, insomma, una Fenice viola, che ancora si sgranchisce le ali, ma che ha tanta, tanta voglia di volare.

domenica 2 settembre 2012

Dateci un Belfodil

Napoli - Fiorentina = 2-1

Dateci qualcuno, prestatecelo, se possibile. Non dico un Pazzini, un Osvaldo, un Klose, mi basterebbe un Belfodil, insomma, una punta, un vero e antico numero 9.

Si perchè la Fiorentina è imbottita di centrocampisti dai piedi buoni, chi più predisposto a giocare dietro, chi più attratto dalla rete avversaria, ma sempre centrocampisti; e poi ci sono quelle che con molto ottimismo definiamo punte, ma che tali non sono: l'identità di Jovetic e Lijaic è chiara: son mezzi, non come altezza, ma come prefisso; ma anche il buon Munir sembra aver poco studiato gli appunti impolverati, lasciati nello spogliatoio gigliato da un certo Batistuta; con questo parallelo scolastico, lo stangone Seferovic frequenta sempre la scuola materna. Stop, le punte viola son solo queste, giuro... Ah no, forse una speranza rimane, perchè quel LucaToni aggregato all'ultimo minuto, anche se difficilmente risulterà qualcosa più di un pensionato del mestiere di bomber, però consulente di lusso, insegnante, questo può benissimo esserlo: ei fu... uno dei più grandi interpreti e indossatori di casacca numero 9 che Firenze abbia mai visto.

Questo lungo preambolo per dire che, pur con le attenuanti del cartello "lavori in corso" in bella vista davanti al nostro spogliatoio, comincia a consolidarsi un atroce sospetto: che questa mancanza, questo atavico vuoto in mezzo all'area che sorprende la palla gentilmente pennellata dai vari Jojo, Valero, Cuadrado, alla fine diventi insostenibile, come la leggerezza dell'essere una eterna incompiuta.

E allora, Luca, spolvera i tuoi quaderni di quinta liceo, e spiega a Munir dove piazzarsi per fare tonnellate di gol, e pazienza se ti farà dannare perchè non parla italiano come Pazzini e Osvaldo, e manco il tedesco, che tu ormai ben conosci, di Miro Klose, e nemmeno... nemmeno.... ma che lingua parla Belfodil, e soprattutto... chi è Belfodil???