sabato 22 dicembre 2012

Buon Natale Fiorentina

Palermo - Fiorentina = 0-3

Sembra tutto troppo semplice con il senno di poi: andare a Palermo, dominare il gioco nel catino della Favorita, sprecare cinque o sei occasioni da gol, segnarne tre, far rimanere inoperoso il giovanotto brasiliano che sta fra i nostri pali.... tutto facile.
Ma facile, in partenza, non lo era di certo: ospitati da una delle squadre fino all'anno scorso più tignose per noi, su un campo che raramente ci ha portato fortuna, contro un undici rischiosamente in zona retrocessione, così lontani, geograficamente e climaticamente dalle mura amiche.
Ma questo tre a zero va al di là della sua apparente ovvietà: la Rosea lo titolava come un test, con la tipica spocchiosità di quelli del Nord (leggi Milan-Inter-Juve) che non ci ritengono ancora una degna avversaria. Ebbene test superato a pieni voti, zona VIP della classifica confermata ad un passo dal giro di boa.
Gli applausi e la nostra congratulazioni vanno sparsi un po' a casaccio, tanto se li meritano tutti... Non mi viene in mente un giocatore o un addetto ai lavori qualsiasi a cui non possa andare la nostra gratitudine per averci restituito diginità di squadra e di tifosi. Finiamo il 2012 con la certezza che di qui a Maggio ci divertiremo nella bagarre per l'Europa, con la concreta speranza che verso Settembre qualche aereo da Peretola partirà con molti borsoni viola nella stiva, forse verso destinazioni sconosciute, magari, invece, verso l'aeroporto Barajas o El Prat, per andarci a giocare qualcosa di bello ed importante.
Dall'alto dei nostri 35 punti, dei 36 gol segnati (3° attacco), dei soli 19 subiti (4° difesa), con l'orgoglio di un calcio che fa stropicciare gli occhi, a questi tremendi ragazzi viola diciamo "Buon Natale Fiorentina".

venerdì 14 dicembre 2012

L'Uomo Nero


Quante volte ho detto ai miei figli che i mostri non esistono, che sotto il letto non c'è niente di pauroso, che dopo la notte arriva sempre la luce del sole a rendere tutto normale, che le ombre sono solo ombre... che l'uomo nero, insomma, è solo un brutto sogno che svanisce sempre e scoppia come una bolla di sapone.
E invece eccolo li, oggi come tanti altri sfortunati giorni, la faccia diversa, il colore della pelle diverso, ma la solita espressione, che immagino come quella bianca, slavata, pazza, di un joker vestito da assassino, che porta in una mano un palloncino rosso pieno di follia, e nell'altra un mitra acquistato esibendo la patente.
Eccolo di nuovo l'uomo nero, che spara a denti stretti e occhi sbarrati, vedendo chissà quali demoni nei volti dei bambini che uccide, sentendo chissà quale gioia nel troncare quelle promesse di vita e demolire decine di famiglie.
E' sempre lui, il bastardo, e nessuno lo ferma, perchè tanto sa che noi grandi non crediamo in lui, si nasconde dietro a questo paravento, e se ne fa vanto.
Eppure loro, i bambini, gridano "al lupo" in continuazione, non capiscono perchè noi non capiamo...
E' talmente evidente, davanti agli occhi di tutti, addirittura sbandierato in televisione un giorno si e l'altro pure... Come fanno gli adulti a non vedere che l'uomo nero è ovunque!
Come fanno a farlo entrare nella mia scuola, nel mio asilo, nelle nostre vite?
Come fanno, loro così grandi e forti, a non proteggere me, così piccolo e debole?
Come fanno a permettere che l'uomo nero, oggi mi prenda e mi porti lontano?


Newtown, Connecticut, 14 Dicembre 2012

domenica 9 dicembre 2012

Vacanze romane

Roma - Fiorentina = 4-2

Arrotati sulle strisce pedonali da un torpedone giallo-rosso guidato da un attempato autista, con il berretto di sghimbescio, e con il nome "Francesco" sulla targhetta dorata!
Non esistono mezze misure per commentare una sconfitta così netta, che va ben al di là del risultato effettivo, che arride fin troppo ai Viola, e risulta bugiardo nonostante i 4 gol incassati... Zeman ha questo pregio: essendo allenatore votato al suicidio calcistico in nome della goleada, porta nel DNA delle sue squadre il destino di far sembrare di due gradini inferiori le malcapitate avversarie che si imbattono nelle loro giornate di grazia. E ieri è toccato alla compagine arrivata con l'Eurostar, colma di buone intenzione, ma con la panchina troppo stretta per impensierire i padroni dell'Olimpico. E così ne è venuta fuori una formazione messa in campo da Montella in modo un po' strampalato; in questo il discepolo non si è rivelato ancora all'altezza del maestro, ma è sembrato quasi un gesto di riguardo, del tipo:
"Vedi, Vate della Boemia, non metto in campo la formazione più logica, quella più quadrata (non Cuadrada...), per tuo rispetto, almeno i tuoi guerrieri semi-sconosciuti potranno scorrazzare liberamente nel mio centrocampo, e nel mezzo, o meglio davanti, alla mia difesa...".
E così ci ritroviamo ad ammirare le scempiaggini di un Olivera che chissà come è riuscito a nascondere all'Aeroplanino i DVD delle nefandezze dell'anno scorso, e farsi passare per un giocatore di calcio, tanto da essere messo ogni tanto in prima squadra.
Osserviamo, tristi, il treccinato colombiano non azzeccare nemmeno un dribling, un cross, uno scambio, ma c'era da aspettarselo viste le precarie condizioni fisiche.
Strabuziamo gli occhi di fronte alla staticità di Viviano sul primo gol (ma poi il replay ci fa capire che forse, battezzare quella schiacciata rimbalzatagli davanti come fuori, non era poi così strano), ma inorridiamo addirittura, quando si fa ipnotizzare dal tiraccio di Totti da distanza siderale.
Scuotiamo la testa per i sessanta minuti di niente messi in campo da Aquilani (ma come, proprio lui, proprio qui?).
Allarghiamo le braccia per l'inefficacia di tutto quel correre e sgomitare del povero Toni.
Sbianchiamo, o diventiamo viola di frustazione, scegliete voi, per le innumerevoli scorribande del numero 10 giallorosso & C., nel cuore dell'area di rigore gigliata.
Insomma, qual'è il Take-way (come dicono gli Americanesi), ovvero la lezione che portiamo a casa da Roma, insieme a questi tondi 0 punti?
Indubbiamente, dopo tre o quattro gare giocate ottimamente, da almeno altre tre, l'assenza del nostro giocatore più talentuoso, Jovetic, si sta facendo sentire; anche perchè non c'è nessuno che possa sostituirlo, nè come mole di gioco, nè come realizzazioni. Gennaio ora è vicino, e di certo Firenze non vuole vedere il tira-e-molla delle scorse stagioni, in cui arrivavano mezzi giocatori a poche ore dalla conclusione del mercato. Se uno o due giocatori, se un attaccante di livello, devono arrivare, che arrivino subito, nel sacco rattoppato della Befana. Perchè l'impressione è che questa squadra è ottimamente orchestrata e concepita, che ha voglia, ha piedi, ma deve anche avere robustezza e gol la davanti, e ricambi in mezzo. Deve, insomma, essere messa ancor di più nelle condizioni di lottare ad alti livelli. Si deve concludere quello che ad Agosto è rimasto palesemente in sospeso.

martedì 4 dicembre 2012

La peggio gioventù

Fiorentina - Sampdoria = 2-2

Pioveva e grandinava su buona parte della Toscana, domenica sera, e piovevano critiche sul Franchi, portate da un ciclone che si è gonfiato tronfio a giro per l'Italia, tutto pieno di sorrisini ironici, sguardi di sufficienza, ed epitaffi. Tutti felici e contenti per un pareggio che sembra risucchiare la Fiorentina nei meandri della normo-classifica. Risatone grasse da parte dei saccenti partenopei, degli odiati tifosi della strisciata, che dappertutto sono fuorchè a Torino, dei Milanesi, dei romani e dei laziali de' Roma... O forse nessuno si curava più della Viola, ormai destinata al precipizio della metà classifica, e a rimanere nell'oblio del dopo mezzanotte nelle Domeniche Sportive, dal quale nemmeno la verve del suo presidente marchigiano è mai riuscita pienamente a rinfrancare.
E invece le risate me le faccio io! Ce le dovremmo fare tutti nel catino viola!
Perchè se questo è il peggio che la Fiorentina può produrre, siamo, come direbbe Aceto, a cavallo. E siamo in piena corsa in Piazza del Campo.
Analiziamola questa pessima battuta d'arresto: forse la pià brutta prestazione corale, seconda forse solo alla sconfitta del Meazza contro l'Inter; arrivata, stranamente, con Borja Valero e Pizarro a centrocampo, e fra le mura amiche; brutti voti sparsi a manciate, e purtroppo con pieno merito di chi se li è portati a casa, a cominciare da Munir, per proseguire con lo sterile Mati, con il dribbling fine a se stesso di Cuadrado, l'ectoplasmatica presenza di Romulo e l'autofustigazione di Rodriguez.
Ma nella disfatta di questo pareggio, si pareggio e non sconfitta, mi sollevano l'animo, e come dicevo, mi solleticano prima un sorriso, poi un accenno di grassa risata, un paio di inevitabili considerazioni:
Il terzo posto è lì, a 2 punti, e abbiamo già archiviato 15 partite.
Pur con l'assenza di Jovetic e di un vero attaccante di peso, anche domenica sera abbiamo insaccato due reti regolari più una mezza, e siamo il quarto attacco della Serie A.
Risvolto positivo della medaglia, pur avendo incassato altri due gol evitabili, che fanno quattro con quelli di Torino, continuiamo ad essere la terza difesa.
Abbiamo la grinta di recuperare situazioni di svantaggio, e solo per un pelo Aquilani all'ultimo secondo non ha ribaltato il risultato.
E poi, lascio andare a briglia sciolta il tifoso da stadio, da Bar Sport: difficile raddrizzare le partite, magari vincerle, quando ti negano due rigori solari, netti! Sono handicap che anche le Grandi difficilmente sanno superare... Ma, che dico... Le Grandi, questo tipo di fardelli difficilmente li devono affrontare.
Quindi via, un po' di ottimismo, che diamine. E incrociamo le dita per qualche recupero importante là davanti, e magari per qualche concessione Zemaniana, nel prossimo big match, l'ennesimo esame che questa laurenda viola deve superare.

sabato 1 dicembre 2012

I miei primi 40 anni


 Ebbene si... alle porte del fatidico 2 Dicembre.

Di me dicono che non li dimostro, che li porto bene. I miei, che sembro ancora un ragazzino. Ma la verità è che questi quarant'anni ci sono tutti. La fortuna di un cognome che significa famiglia allargata, protettiva, e senza litigi da "parenti serpenti", di una relativa stabilità e di una salute fisica, la prima conquistata con il duro lavoro di chi mi precede in passato, e ora del mio, la seconda, chissà, magari assicurata anche dalla placida sanitas delle colline in cui vivo, hanno forse contribuito a tenere lontane le rughe, almeno quelle esteriori.

Ora sarebbe il tempo di fare consuntivi, scrivere libri, guardarsi indietro per non guardare avanti e vedere bruschi cambi di pendenza della strada. Ma ho solo voglia di guardare cosa ho costruito, quello che è il mio vero vanto, la mia vera ragione di orgoglio. Col cuore in mano, fermarmi sulle istantanee più belle di questi quasi 14,600 giorni. Sposto con la mano e con il pensiero le, per fortuna poche, foto in seppia in cui il cuore si stringe, e vedo, vedo...

Vedo una nicchia di luce durante una notte d'inverno, in cui una nonna culla il nipotino davanti alla fiammella calda di una stufa a gas.
Vedo un bambino sdraiato su un tappeto davanti alle sole luci di un albero di Natale, con il sorriso più bello stampato in faccia.
Vedo un ragazzo che esce da scuola dopo il primo giorno di Medie, e con quei due o tre libri, quaderno, astuccio e diario, stretti da una chinghia colorata come si usava prima, si sente per la prima volta un po' più adulto.
Vedo una festa di Capodanno in cui per la prima volta il cuore di un ragazzo batte in fase con quello di una ragazza.
Vedo quel cuore sciogliersi dal sollievo quando, dopo un'interminabile giornata in sala d'attesa, qualcuno gli dice che il cuore di suo padre è stato riparato, che sta bene.
Vedo una piscina d'estate, in cui lo stesso cuore, ferito, trova un balsamo che, ancora non lo sa, diventerà la sua altra metà del cielo.
Vedo un'Aula Magna, venti minuti imparati a memoria che filano via lisci come l'olio, poi occhi azzurri che cercano occhi marrone.
Vedo un sabato di Luglio, sole e pioggia e tanta gente amica intorno, due anelli e una sposa troppo bella per essere vera.
Vedo lo stupore e l'emozione di assistere alla sofferenza ed alla gioia di una vita che nasce, di conoscere mio figlio.
Vedo la mia seconda volta, quando mi dico che ormai ci dovrei essere abituato, ed invece mi emoziono ancor di più, perchè capisco che il mio cuore sarà rubato da un'altra donna che si chiama Ambra.

Vedi, basta fermarsi un attimo, guardarsi indietro, e si trovano nella cesta dei ricordi frammenti bellissimi. E' un esercizio intenso, che fa venire le vertigini, da usare con moderazione. Ma va fatto per sollevarsi dall'inevitabile senso di disagio che accompagna questo giorno. Va fatto per avere un sorriso sincero sul volto quando arriveranno gli auguri di chi tiene a te.

In anticipo, grazie.

domenica 25 novembre 2012

Passi Falsi

Torino - Fiorentina = 2-2


Passo falso della Fiorentina!
La novità di questo titolo, è la cifra dello straordinario Campionato che sta vivendo la Viola.

Partiamo dai numeri primi, dal numero 1.
Passo falso di Viviano: il ragazzo della Fiesole rimane con i tacchetti bloccati su una zolla del Comunale Vittorio Pozzo (io 'sto catino lo chiamo solo così, l'Olimpico è a Roma), e si muove al rallentatore sul cross di Birsa... Ne viene fuori quello che ai bei tempi del calcio UISP chiamavamo il "gol a voragine".
Passo falso di Roncaglia: un errore a partita, contro dieci interventi da campione, l'ha fatto sempre, ma la novità di una decina di errori contro qualche buon intervento fa notizia.
Passo falso del Captain Pasqual: troppo opaca la sua partita, nemmeno un cross importante, ed una zuccata a 5 metri da una porta splendidamente sguarnita, che spedisce la palla fra le braccia dei tifosi.
Passo falso di Oliveira: chiamato a sostituire Pizarro, schiacciato dal confronto improponibile, rimane al palo e non incide.
Passo falso di Aquilani: nel senso che mette male il piede e si ritrova di nuovo alle prese con l'infermeria; l'augurio, di cuore, è che sia un passaggio veloce dalle parti del medico di guardia, un'aspirina, e via...
Passo falso di Montella: dare l'opportunità a Seferovic, valutarlo più adatto al tipo di match rispetto a Munir, è quasi un suicidio tattico. Mettiamola così, ha giocato d'azzardo, e ha perso.

Ma dopo tutti questi passi falsi, dopo questo sfogo per la delusione di altri due punti gettati al vento a fronte di un dominio calcistico quasi totale, rimangono gli applausi. Si, perchè io, il bicchiere di novello, lo vedo mezzo pieno: perchè vedo gli otto risultati utili consecutivi; vedo un 2-2 agguantato in una giornata in cui tutto, ma proprio tutto, sembrava andar male, in cui la jella degli infortuni si accaniva come un avvoltoio sul corpo già martoriato dalle assenze di Jovetic e Pizarro;




vedo il quarto gol dell'emulo di Passarella e il secondo del Mago di Kralingen.

Il carattere è quello giusto, la classe di Valero pure; andiamo avanti, non perdiamo di vista quello che è diventato il vero obiettivo di quest'anno: il coro di Tony Britten che illumini le serate di mezza settimana del nostro prossimo autunno. Lasciamo stare per un po' la Juve e i voli pindarici...

Andiamo avanti, per cortesia, senza tanti altri passi falsi.

domenica 18 novembre 2012

Icaro Viola?

Fiorentina - Atalanta = 4-1



Facciamo un paio di buche belle grandi per terra; riempiamole di calcestruzzo; infiliamo nel cemento un paio di ganci di acciaio belli forti; agganciamoci un paio di catene, lunghe almeno un metro; ora alle catene leghiamo stretti i nostri piedi... Si perchè con questa inebriante Fiorentina il vero rischio per il tifoso è quello di cominciare a volare con il pensiero, e, sognando, trovarsi troppo in alto per le ali che ci hanno appiccicato alla schiena, che, fino a prova contraria, potrebbero essere tenute insieme con la cera.

Il rischio di trovarsi troppo vicini al sole è concreto, se anche un giornalista difficile ai voli pindarici come Luca Calamai, titola su Facebook "...con questo campionato folle la fiorentina può vincere lo...", e per fortuna si ferma li, non pronuncia la sacrilega parolina, anche se tutti la intuiscono. Ma del resto, se da quest'estate i mass-media mi ammorbano con l'idea che il Napoli sia da scudetto, ora che la Viola ha agganciato i partenopei, che gioca meglio di loro, ma che dico, gioca meglio di tutti, perchè non dovrebbe essere inserita per diritto nella mischia per l'obiettivo che più conta?

Le catene scricchiolano, tese all'estremo, mentre scrivo cose che non mi sarei sognato nemmeno tre settimane fa. E il problema è proprio questo: che fino a dieci giorni fà già entrare nel ristretto entourage dei pochi che lottano per la Champions era pensiero ardito... Ora anche la canzoncina del martedì sera, sembra ci debba andare stretta!

No, gente. Calma e gesso. Incrociamo le dita, le gambe, le braccia; tocchiamo tutto il ferro che ci troviamo fra le mani. Non so voi, ma deluso da una vita, ho troppo timore che la cera si sciolga. Cadere da questa altezza farebbe male. Ma intanto è bello esserci, lasciarsi alle spalle le partite passate con l'orecchio ai risultati del Lecce (!) e accogliere queste, con lo stesso orecchio ai campi dell'Inter e della Juve. 

E se poi, invece, la cera si rivelasse un mastice potente? E se queste ali fossero solide? E se questi ragazzi terribili che sembrano non temere niente, si mettessero in testa un'idea folle? E se, per una volta, i sogni di un bambino che il 16 Maggio del 1982 vide incuriosito suo fratello e suo padre con le lacrime agli occhi, diventassero realtà? 
E se il sole non fosse poi così lontano?

domenica 11 novembre 2012

Calpestando il Diavolo

Milan - Fiorentina = 1-3


Vietato nascondersi!

La Fiorentina merita l'appellativo "da Champions", e dopo questa inappuntabile prestazione nell'arena del calcio nessuno può più negarlo: antagonisti dell'Inter, del Napoli, della Lazio; alle prime due, chissà, facciamo meno paura, a causa dell'effimera sconfitta che abbiamo rimediato al SanPaolo e a Milano, ma se hanno voglia e nient'altro da fare, possono andare a rivedersi su YouTube le sintesi di quelle partite, per ricordarsi che hanno ben poco da stare tranquilli, che l'alito viola soffia anche sulle loro spalle.

Difficile rimanere con i piedi per terra: la Fiorentina ha fatto una prestazione mostruosa, il Milan lo abbiamo schiantato, surclassato nel gioco, alla faccia di un rigore più che dubbio e di una mancata espulsione di Bonera che fa il poker con quelle passate. Mettete il microfono davanti alla labbra del buon Montolivo, fatemi sapere cosa ne pensa di questo centrocampo fiorentino, della figurina di Borja Valero che ne vale almeno quattro delle sue.

Applausi a scena aperta nel primo tempo; sofferenza per buona metà del secondo, ma ci sta; tripudio nel finale; a rete tre nuovi marcatori, ed era quello che più ci mancava, i gol del centrocampo, pertanto un altro tassello si è unito al puzzle che porta all'europa. Percorso difficile, lungo, pieno di distrazioni; ma l'impressione è di aver a che fare con gente che la sa lunga, che raramente perde la testa e distoglie lo sguardo dal bersaglio finale (che differenza con le due passate stagioni).

Applausi ancora una volta alla difesa, con Rodriguez fra i migliori in campo, al centrocampo, specialmente, con Valero da 8 in pagella, all'attacco, dove Ljajic e Toni sciorinano una partita di pura sofferenza, ma attenta ed efficace.
Il rammarico è guardare in avanti e vedere che quello che io definisco uno strano miracolo calcistico, una squadra di quasi due soli giocatori, Hamsik e Cavani, vince ancora e si tiene scollata, ma di poco, e, guardando indietro, vedere la vittoria della Lazio, che però ha avuto la fortuna di giocare oggi contro la ZemanRoma... Mica sempre è domenica!

Aspettiamo per capire se riusciamo a grattare qualche punticino anche ai nerazzurri, ma non voglio volare così alto. Il sogno era insidiare il terzo posto, lo abbiamo realizzato; ora stropicciamo il cuscino, tiriamo su le coperte e cominciamo a sognare la Champions.

Stars & Stripes

Bastano tre giorni per giudicare un Paese? Ovviamente no, specie quando questo ha una valenza mondiale assoluta e un nome roboante come Stati Uniti d'America. Però è interessante condividere alcuni brevi scorci, scatti in movimento di una veloce trasferta oltreoceano.

Con la Lufthansa si atterra a Washington in perfetto orario, ma se non si è lesti e scattanti, ci si ritrova in fondo alla fila per la dogana: questo significa trovarsi in coda a qualcosa come 5/600 persone, incolonnate in un'interminabile serpentone, che finisce di fronte al desk di 5 o 6 annoiati funzionari doganali, che devono per missione spendere almeno 3 minuti del loro tempo a fare domande, prendere impronte digitali e fotografie a ciascuno dei suddetti malcapitati; basta fare due conti, ed ecco il risultato di 1 ora e 45 minuti interminabili, in questo stanzone di una moderna Ellis Island; terminata questa tortura, si afferra il passaporto dalla mano del vigile doganiere, e si scatta veloci verso il volo di coincidenza, si gira l'angolo e... sorpresa! Un'altra lunga coda verso i famosi Body Scanners: braccia alzate come un criminale, messo a nudo centimetro per centimetro... La rabbia dell'aver perso la coincidenza per Philadelphia (ed i bagagli, ma questa è colpa stranamente dell'usualmente infallibile vettore tedesco), quasi mascherano la constatazione che questo grande Paese ha ancora una paura fottuta!

Appiedati a Washington, e con 250 Km che ci separano dalla meta finale, Philadelphia, noleggiamo una macchina, e ci infiliamo nel traffico labirintico delle Highways: tutti in fila a 65 miglia orarie, circa i 90 delle nostre superstrade, intervallate da caselli che accettano solo monetine (che non abbiamo) e non carte di credito (al collega arriveranno postumi una 20ina di dollari caricati sul conto della macchina, mica male per i kilometri fatti!): nonostante la profusione di corsie, catrame e cemento, anche l'Italia, con i suoi Telepass e i caselli automatici che accettano di tutto, pure le carte-soci Coop, sembra avanti anni luce.

Arriviamo a Philadelphia alle 10 pm (all'americana), lasciamo la macchina alla Hertz, e entriamo in aeroporto; dobbiamo cercare il modo di farci mandare i bagagli in Hotel il giorno dopo: la scena è desolante... Ci chiediamo se ci sia stato un allarme bomba, uno sciopero generale, visto che tutto è deserto, i grandi locali sono completamente vuoti, e chiedere agli inservienti di colore armati di spazzolone ovviamente non serve a niente... Ma alle dieci di sera, anche Peretola con il suo scarsissimo traffico aereo ha ancora funzionari ai "Bagagli Smarriti".


Conclusa la prima giornata lavorativa, recuperati i bagagli (non prima di aver percorso in lungo e in largo l'aeroporto in cerca di una rassicurante uniforme Lufthansa), andiamo a cena, ci dicono, in uno dei risto-grill più rinomati della zona per l'ottima carne. L'ambiente è enorme, e ricorda le balere in cui coppie di ballerini in stivali, camicia a quadri e cappellone alla texana si sfidano a colpi di tacco; ma lo stanzone è semivuoto... Ma certo, è l'Election Day, e probabilmente son tutti incollati alla TV per vedere la versione americana delle vecchie bandierine di Emilio Fede. Chiedo un filetto al sangue, mi portano un filetto per i miei gusti stracotto, circondato da salsine e patate in diverse fogge. Accidenti, anche in questo l'Italia, Firenze con la sua Fiorentina, sono irraggiungibili!

Ultimo giorno, ci avanza un'oretta e mezzo prima del volo, per un salto in Philadelphia down-town; saltiamo su un Taxi, e chiediamo all'autista di suggerirci un paio dei migliori scorci della città, visto il poco tempo a disposizione; risultato: prima tappa, la Liberty Bell e la Indepence House ("Qui hanno girato 'Il Tesoro dei Templari', con Nicholas Cage...", ci ricorda); seconda tappa, la scalinata di Rocky: proprio così, nonostante si tratti di una imponente scalinata alla fine di uno maestoso viale, che porta al bellissimo edificio neo-classico del Museo di Arte Moderna, anche sulle cartine si chiama "Rocky Steps"; a lato c'è la statua del  noto pugile italo-americano, in cima alla scalinata c'è il calco in bronzo delle sue suole e il suo nome inciso nella roccia... peccato che tale illustre personaggio sia solo di fantasia! E questa sarebbe una delle città storiche degli USA? Questo è quanto di meglio sa offrire? Italia avanti di diverse incollature, non deve nemmeno sudare per tagliare il traguardo in testa!

Salgo sull'aereo un po' perplesso da questo grande paese, e lo sono ancora di più guardando in basso mentre sorvoliamo Washington: vedo una sterminata periferia, con villette (piccole regge per dire la verità) immerse nei boschi del Disctrict of Columbia, circondate da prati curatissimi e piscine, da High School con l'immancabile campo da football con lo stemma stampigliato sul sintetico; ma dove sono la povertà, i ghetti, la crisi?... Ah no, c'è, ci sono eccome: mentre chiudo gli occhi e il sonno ristoratore sta per arrivare, ricordo il giorno prima, quando nella hall del nostro Hotel abbiamo incrociato decine di giovanissimi rappresentanti delle classi povere, quei neri, portoricani, indiani, con finte collane d'oro, vestiti e scarpe sformati, tante volte visti in video-clip e film, qui spaesati e per niente spavaldi, a volte accompagnati addirittura dai genitori; entravano tutti in un'ampia sala conferenze, il cartello fuori diceva "Job Fair" (leggi colloquio); erano tanti, l'ambita posizione lavorativa probabilmente una sola... tutti in fila per un posto in un negozio di mangime per animali.





domenica 4 novembre 2012

In volo verso Milano

Fiorentina - Cagliari = 4-1

E ora non venitemi a dire che abbiamo giocato male per un tempo, che abbiamo regalato il centrocampo per larghi tratti della partita, che abbiamo dilagato solo dopo il 2-1, che Cuadrado è un dribblomane fine a se stesso, che Jovetic è in crisi d'identità, bla bla bla....
Non venite a sussurrarmi questo chiacchericcio nelle orecchie, perchè il sorriso stampato in faccia non me lo togliete, così come non mi togliete l'idea che questa squadra, così mirabilmente costruita in una ventina di giorni, ha le carte in regola per lottare per la Champions... Ecco, l'ho detto: per questa affermazione, certo, non sarò costretto a seppellirmi sotto palate di cenere, punizione che ben mi spetta per aver bollato l'acquisto di Toni, adirato per il mancato arrivo del Toppleier come il più chiassoso tifoso da BarSport, con un frettoloso "meglio nulla".

Dopo undici giornate vissute col cuore in gola, è tempo di primi consuntivi, e l'affermazione audace è dettata non solo dalla classifica, ma da dati oggettivi: giochiamo un calcio che è uno dei migliori della serie A (mi tengo basso, altrimenti rimango al bancone del suddetto BarSport), abbiamo un centrocampo che tutti ci invidiano, imbottito di qualità e di piedi buoni, un portiere nel giro della nazionale (una voce dai tavolini della briscola dice che potrebbe essere il secondo di Buffon ai Mondiali, io gli rispondo di tornare a guardare le carte...), la seconda difesa del campionato (podio condiviso con l'odiata Signora), un attacco che ha trovato un "vecchietto" che ha ancora voglia di stupire, e ci sta riuscendo, un giovanissimo che sembra aver fatto tesoro delle sberle ricevute da Delio Rossi, un fenomeno che ha segnato sei reti nonostante non stia giocando da fenomeno... e a Gennaio, magari, potrebbe arrivare una ciliegina per irrobustire il reparto. Con queste premesse è lecito volare alto.

Alla fine di ognuna di queste prime giornate abbiamo sempre alzato l'asticella... E allora alziamola di mezzo metro in un colpo, senza pudore, e cerchiamo di andare a Milano a fare di nuovo la voce grossa, ma questa volta con l'obiettivo non dei complimenti per gli sconfitti, ma dei titoloni per i vittoriosi.


Un ultima nota:
ma guardate quant'è bella l'esultanza viola negli occhi di questi bambini, cresciuti e non...
Guardate quant'è bella questa Fiorentina !!!

domenica 28 ottobre 2012

Esame superato

Fiorentina - Lazio = 2-0

Eccola la vittoria contro una big, o almeno presunta tale per diritto di classifica.
Eccolo il contro-contrappasso per i torti arbitrali subiti nelle scorse settimane.
Eccoli i tre punti che significano un balzo di tre gradini sulla scala per l'Europa.

Oggi i conti tornano. Una partita mirabilmente variegata, che vale il biglietto e l'acqua presa allo stadio. C'è il thriller dell'ennesimo rigore sbagliato; la gioia per la magia del ragazzino, che sta (mi auguro) faticosamente cercando di recuperare l'amore di Firenze, e che Firenze piano piano comincia ad apprezzare; ci sono 25 minuti difficili, che nobilitano la vittoria finale, ma che non portano, alla fine, troppe preoccupazioni per l'Emiliano di Fiesole; e poi c'è l'arbitro, che non vede, finge di non vedere, interpreta  nella maniera giusta per noi, una palla-gomito in aria, e poi, vede un fuorigioco laziale ben difficile da condividere... Ammettiamolo: il calcio è questo, e fare la voce grossa dopo tanti torti subiti a questo serve, perchè bene o male, se si è nel dubbio, si decida per la soluzione meno dolorosa per chi di dolori ne ha subiti troppi; ed in questo caso non è da cercare il dolo, ma il ben noto "poggio e buca fa' pari"...

Ma Bergonzi non scende dal palcoscenico, perchè, sollevato di peso dal boato del Franchi, estrae il doppio giallo per Ledesma, e poco dopo anche il rosso diretto per Hernanes: qui i puristi del regolamento non avranno niente da eccepire; di nuovo, invece, quelli della logica, me compreso, storcono il naso specie sulla seconda decisione: Hernanes fa una brutta forbice, è vero, ma con la Lazio in 10 e 10 minuti da giocare, forse, ci si poteva limitare al giallo. E con questo chiudo, ho concesso fin troppo a De Coubertin. Anche perche' ci sarebbe da registrare un rigorino su Jovetic, bello netto, e non fischiato... Sempre per il concetto del poggio e della buca...

Gli ultimi minuti sono tutti nostri, non poteva essere altrimenti: entra il 10 e in 10 minuti fa vedere quello che vale, come già aveva fatto nei 12 minuti giocati alla prima di campionato... verrebbe spontaneo suggerire un'entrata fissa sempre e solo al 30imo della ripresa; ma scherzi a parte, quando potremo contare su di lui, in forma, dal primo minuto, allora si che il centrocampo farà ballare e divertire.

E poi c'è Lucatoni... che dire? Amarcord: gol così li segnava anni luce fà, ma visto che li segna ancora, che quando entra sputa l'anima per il colore viola, come si fa a non riconoscere che il suo ritorno è l'ennesima mossa azzeccata del trio Macià-Pradè-DV. Questa volta il suo ingresso si è anche ben inserito nella trama tattica classica del Montella-pensiero, eludendo quella sensazione, avuta nelle precedenti occasioni, che la sua presenza ispirasse un asfittico gioco sullo stile "lanci lunghi".

E concedetemi anche una menzione d'onore alla difesa: giocatori tutti nuovi, che un paio di occasioni le hanno concesse, è vero, ma che danno un'impressione di solidità sempre crescente, e che da anni mancava... Certo non hanno fatto sentire l'assenza della grinta di Facundo.

Ora ci manca un passo importante e fondamentale per chi cerca gloria: andare ad imporsi su un campo difficile, in una stadio bolgia con tifoseria a due metri che ti urla sul grugno, magari contro una squadra blasonata e storica, ma che tatticamente è alla tua portata... vediamo un po'... apriamo il calendario... toh, ma guarda, giovedì c'è il Genoa!

domenica 21 ottobre 2012

Ultima chiamata...

Chievo - Fiorentina = 1-1

Viste le cospicue partecipazioni azionarie nella luccicante rivale delle FS, i DellaValle, di treni, un po' dovrebbero intendersene; e Andrea, guardando la partita di oggi, avrà sicuramente pensato che il treno delle grandi stava abbandonando il binario 1 di Firenze Santa Maria Novella, lasciando la Fiorentina ferma sulla pensilina, distratta con le spalle girate, intenta a infilare un euro nella macchinetta per un ultimo caffè... Ebbene, per nostra fortuna, il macchinista ha avuto un ripensamento, ed il treno ha rallentato ancor prima di uscire dalla stazione.

A così poche giornate dall'inizio del campionato, siamo a questo punto: fermi sul marciapiede, con questo bell'Italo, dal colore tanto accattivamente, che sbuffa a pochi metri (diciamo 6), scalda i motori, ma ancora ci aspetta, e noi che dobbiamo decidere se salirci sopra, o farlo partire definitivamente, e aspettare il prossimo passaggio, con il classico e anonimo Regionale. E' sicuro che non siamo ai livelli dei puzzolenti carri bestiame che ci scorrazzavano per lo Stivale gli scorsi anni, ma il luccichio della Business Class, per il momento, lo vediamo solo da lontano. La distanza dalla classifica che conta è già enorme, mentre sul binario per l'Europa meno nobile i viaggiatori cominciano ad accalcarsi in modo preoccupante.

E allora guardiamo a questo viandante vestito di viola, con la valigia in mano, e vediamo una creatura ancora un po' embrionale, che non può prescindere dalle giocate di Jovetic, Valero e Pizarro, ma deve assolutamente trovare strade alternative che la portino alla rete; il problema è sempre il solito, e rischia di diventare un tormentone: se non segna il montenegrino, il risultato non arriva. Spesso si aggiungono problematiche corollarie: oggi il palo che dice di no a Mastro Luca, poi il fischietto che non fischia un rigore grosso come un condominio, ma il risultato comincia ad apparire troppo scontato... Quel pareggino incolore che era l'incubo di inutilità alla vigilia, ci viene servito su un vassoio che conosciamo fin troppo bene.

Quindi, ragazzi, per la prima e, si spera, ultima volta: il treno sta fischiando, lasciate stare il caffè e quel misero euro che avete imbucato nella macchinetta, ma aprite gli occhi e cominciate a correre...

domenica 7 ottobre 2012

Ci siamo anche noi...

Fiorentina - Bologna = 1-0

Indovinello:
qual'è quella squadra che domina il gioco per 90 minuti, fa lustrare gli occhi anche dei tifosi dai palati più fini, crea diciotto azioni d'attacco, spreca due o tre palle in solitaria con il portiere avversario, e segna un solo misero golletto, che per fortuna, questa volta, vale i tre punti?
Risposta facile facile...

Tutto bello, questo pomeriggio al Franchi; c'è la curiosità di vedere dall'inizio un paio di nuovi figuri, un difensore montenegrino con la faccia tutta spigoli e un cileno che Youtube racconta essere un fenomeno; poi c'è quel Luca nazionale che fa da nonno, e guida la truppa all'ingresso in campo, sulle note di Parigi, suscitando ricordi mai sopiti... Va bene la lieve tensione da derby, un appellativo che serve per nobilitare l'incrocio con una cugina poco blasonata, che altrimenti risulterebbe ben poco stimolante... Va bene il clima generale, sia termico che emotivo... Va bene il risultato, che si mette subito nel modo giusto per il solito tocco di fino dell'altro montenegrino, quello dai piedi buoni.

Poi, con il calare del sole e del fresco, con le azioni viola che si susseguono con cadenza mitragliante, ma con la palla che non entra, con il solito Orsato che ha provato a guastare la festa, qua e là sugli spalti saltavano fuori i soliti corvi, con la solita vecchia storia della "legge del calcio", del "gol sbagliato, gol subito"... Ma stavolta sulla regola ha avuto la meglio l'eccezione, c'è stata una giustizia calcistica, e i tre punti sono finiti nel carniere viola.

Ora, però, ragazzi, per cortesia, non sfidiamo più la sorte! quando la dea Eupalla ci presenterà di nuovo davanti un così perfetto e tranquillo pomeriggio di calcio, e avrà così tanta voglia di premiare i vostri colpi di tacco, sombreri, rabone, doppi passi, cogliete l'occasione al volo, aggiustate la mira, cercate la freddezza necessaria, e concretizzate almeno un terzo delle palle gol che riuscite a crearvi.

Comunque sia, dopo sette partite, il dato è certo... pur con i pochi gol, quasi tutti con la stessa firma, la Fiorentina quest'anno alza la mano e nemmeno troppo timidamente dice "Presente!". Se poi l'appello sarà quello per l'Europa, magari per l'Europa che conta, o semplicemente per le menzioni d'onore a fine giornata, beh, questo, come diceva un vate canoro, lo scopriremo solo vivendo.

mercoledì 3 ottobre 2012

Sono Razzi nostri...


Siamo italiani, e come tali affondiamo le radici della nostra cultura, e del nostro essere Stato, nella civiltà Romanica, con qualche sprazzo di influenza Ellenica. Nel Foro romano risuonavano le appassionate dissertazioni di Cicerone, Seneca, Giulio Cesare... Le loro parole rimanevano scolpite nel marmo e nelle menti. Ma senza scomodare questi illustri mezzi busti dal loro riposo eterno, statisti del calibro di Cavour, Giolitti, DeGasperi, hanno illuminato le platee della Roma istituzionale, rappresentando in degno modo il Popolo che li aveva eletti...
E ora cosa rimane di tutto ciò? Una cricca di profittatori inchiodati agli scranni, lontani anni luce dalla perizia politica, dall'onestà perlomeno culturale, dalla dialettica di tali predecessori. Ora ci rimangono i ladrocini e gli sperperi di questi saccenti ignoranti, che suonano come beffa per i concittadini, alle prese giorno dopo giorno con la quadratura del cerchio del bilancio familiare in "so turbolent time". Ora ci rimane la rabbia bipartisan e senza colori politici nei confronti di una classe, o per meglio dire, combriccola politica che tutto fa, fuorché togliersi privilegi....  
Ora ci rimane l'Onorevole (sigh!) Razzi... Udite questo fine oratore, conterraneo di Crispi e Pirandello, forse discendente di Archimede ed Empedocle... Udite e ridete, o, più probabilmente udite ed inorridite.....


Stupiti? E di che?... Costui si era già fatto notare qualche tempo fa con questa pregevole confessione sulla missione che lo animava nella carriera di deputato:



...Che tristezza...


sabato 29 settembre 2012

Italiani in terra straniera

 
Chissà cosa passa per la mente di quei quattro giornalisti italiani, vittime di un bavaglio cubano, in attesa di giudizio per un reato che non è reato. Fermati dalla polizia dell'isola di Castro, privati del materiale mediatico, interrogati, pare, per dodici ore. Il loro crimine? Essere entrati a Cuba con visto turistico, ed aver poi espletato impropriamente la propria professione di cacciatori di notizie. Si, perchè il regime non permette l'ingresso dei media... Ops, scusate, o detto regime? Non volevo, mi perdonerete, è che per un attimo mi è venuto di pensare che un paese dove non si indicono elezioni, dove si decide unilateralmente la linea politica senza consulto dei cittadini, dove altrettanto unilateralmente si programmano gli interventi finanziari e di tassazione, dove, soprattutto, non vige la libertà di stampa, beh, non sia poi così liberale...
Ma tutto questo mi ricorda qualcosa...
Mi ricorda un governo Monti, incoronato da menti superiori come salvatore della patria, ma dal popolo sovrano mai approvato e autorizzato, che ora addirittura si autocandida per un bis (per la gioia della casta dei banchieri che sembrano gli unici felici beneficiari, e mai infelici vittime, dei suoi provvedimenti).
Mi ricorda un'altra casta intoccabile che, una volta toccata, sfiorata, da un articolo ritenuto offensivo, si stringe a coorte e spedisce (o vorrebbe farlo) nelle patrie galere quel Sallusti reo, non di aver scritto l'articolo (ed in effetti non l'ha scritto lui), e nemmeno di averlo pubblicato, ma sicuramente di essere editorialista del giornale forse più polemico e caustico nei confronti della casta stessa...

Sarebbe bello vedere e sentire Monti che per una volta fa l'Italiano, il Patriota, e non il professorone compiaciuto di finanza internazionale, sentirlo magari tuonare nei confronti di chi calpesta i diritti del sapere, sia entro i confini dello Stivale, che fuori da essi.
Mi piacerebbe, per esempio, vedere lui, e chi sta sopra di lui, al Colle, puntare serio l'indice contro l'India: non dimentico, e nessuno dovrebbe farlo, che là ci sono due uomini che indossano la divisa della nostra Marina, che quindi sono l'Italia fuori dall'Italia, trattenuti senza una sentenza.
Ma i nostri politici, la Farnesina, le strutture consolari, non si dimentichino non solo di loro, ma nemmeno degli altri quasi 3000 (tremila!) italiani detenuti in carceri straniere. Non sempre colpevoli di reati, oltre ogni ragionevole dubbio, per tutti dovrebbero perorare l’estradizione nei nostri penitenziari (come previsto da una Convenzione del Consiglio d’Europa, firmata a Strasburgo nel 1983).

Perchè sentirsi Italiani è una prerogativa, non una macchia di colore quando gioca la nazionale.


mercoledì 26 settembre 2012

Cosa conta nel calcio


Fiorentina - Juventus = 0-0

Da quanto tempo non prendete un dizionario in mano?
Sembrerà banale, ma in quel pesante librone trovate anche le definizioni più ovvie, tipo “pane”, “casa”, “sole”, etc. Ecco, alla parola “calcio”, il dizionario recita:
gioco che si effettua fra due squadre di undici giocatori che mirano a far entrare un pallone nella rete avversaria...”
Appunto...

Non conta niente giocare il miglior calcio d’Italia.
Non conta niente dominare la miglior squadra della serie A, gente che non perde da una vita, che non incassa gol, che segna sempre.
Non conta niente correre per 90 minuti, ed avere la supremazia nel possesso palla.
Non conta niente che lo spettacolo sugli spalti sia sublime, che esci dallo stadio con la gola in fiamme, senza voce e poi fatichi a prender sonno per l'adrenalina ancora in circolo.
Non conta niente tirare in porta sedici volte e stampare una palla sulla traversa.
Non conta niente ricevere i complimenti dagli incravattati commentatori, seduti comodi in patinati studi televisivi.

Conta solo “far entrare un pallone nella rete avversaria”.

Mi perdonerete il caustico cinismo controcorrente. Ma sarebbe stato troppo facile, oggi, fare i dovuti complimenti, e accodarsi al coro dei “...ma come si gioca bene!...”, “...ma che sfortuna!...”, “...ma che ladri!...”.
Visto che il calcio è fatto anche di matematica, non riesco a togliermi dalla testa la facile somma 8 + 4, ovvero i 12 punti che avremmo potuto avere, e non abbiamo, per una mera questione di minuti a Parma e di centimetri ieri. E 12 punti sarebbero stati un'enormità per questa Fiorentina cresciuta fin troppo in fretta e fin troppo in modo entusiasmante. E mi domando per quanto tempo saremo in grado di tenere questo ritmo, di avere un Pizarro ed un Valero così dominatori del centrocampo, un Roncaglia che annulla chiunque gli si pari davanti, un Tomovic ed un Rodriguez sempre più in crescita, un Pasqual che giganteggia come non mai, uno Jovetic che realizza con una media di quasi un gol a partita... Temo di mettermi la maschera di Cassandra, oppure pensare biblicamente alle vacche magre, e già dopo cinque giornate questi maledetti punti persi mi pesano come quattro macigni.
Ma non c’è tempo per fermarsi a pensare e a far di conto... Il calcio ha fretta, Firenze ha fame, e sul piatto c’è l’Inter. Ma abbiamo le posate per mangiarla? Abituati alle sofferenze e ai crampi di stomaco giuro che posso anche abbuffarmi con le mani, come Maradona con l'Inghilterra in Messico, gettarmi su un panino al prosciutto con un rigore regalato all’ultimo minuto, addirittura accetto anche di farmi imboccare con un autogol. L’importante è non rimanere anche domenica a bocca asciutta!

domenica 23 settembre 2012

Volere & Volare

Parma - Fiorentina = 1-1

 La differenza fra il volere essere una grande squadra, ed effettivamente esserlo, volando fra le top del campionato, sta in cinque minuti; quelli che passano dallo sciagurato errore dal dischetto di Jovetic, e dall'altrettanto sciagurato fallo di mano di Toni. In quel lasso di tempo sta tutto il bello ed il brutto del calcio: il tifoso medio viola, avvezzo alle delusioni, stringe i braccioli della poltrona e vede passare tante immagini del passato (un formidabile nemico a strisce che sotto il sole di Torino indovina un tocco al volo e ribalta un 2 a 0, un tremendo pomeriggio a Roma con tre minuti impossibili in cui un tale Bartelt ci strozza l'urlo in gola, una serpentina di Amauri sotto la Ferrovia...); pensa e spera che questa volta andrà diversamente. Niente da fare, e le nubi nere degli anni passati si addensano di nuovo su Firenze.

Allora, facciamo un riassunto delle puntate precedenti:
Udinese: un tempo ad alti livelli, ma vittoria sofferta, colta solo all'ultimo tuffo (qui la vecchia storia si è, per fortuna, ribaltata); sembravano tre punti contro una grande, ma quest'Udinese da un punto in quattro gare, tanto grande non sembra.
Napoli: sprazzi di sereno, qualcosa di bel gioco, ma molto, troppo, sterile, e soprattutto sconfitta bruciante, colta dai partenopei con veramente poco sforzo.
Catania: discreta partita, bella vittoria e antiche emozioni, poco da dire.
Parma: anche qui un tempo o poco più, sempre la solita sensazione che in avanti manchi il punto di riferimento (e se si è costretti a inserire Seferovic dal primo minuto, allora, Houston, abbiamo un problema...), e l'immaturità di sigillare una gara già chiusa.

Mi domando: l'ottimismo che avevo, che avevamo fino ad un paio di giorni fa, era immotivato? Abbiamo visto tutti solo le paglìuzze delle novità, in campo e fuori, e abbiamo perso di vista qualche trave di cruciale importanza che rischia di schiacciare questa novella Fiorentina?
Mi rispondo: no, perchè comunque i passi avanti nel gioco sono evidenti; a tratti siamo trascinanti, bellissimi; perchè l'ex aeroplanino non è solo polacchine rosse, ma anche carisma, buone idee e testa calcistica; perchè questi ragazzacci, questi Viviano, Roncaglia, Borja, Pizarro, Aquilani (prima o poi), Cuadrado, Matias, JoJo e compagnia, hanno voglia, glielo si legge in faccia, e hanno piedi; ma devono correre veloci, con la testa e con il cuore, per non perdere troppo terreno; devono credere loro, prima di noi, di essere grandi, e da grandi pensare.

Ora guardo avanti. Il Franchi attende, Firenze tutta è in tensione, dopo ieri anche con più rabbia nel cuore. Niente scherzi, ragazzi; la signora di Torino non pare vecchia per niente, anzi è in gran forma.
E di nuovo, martedì sera, si rinnoverà la vecchia sfida; no, non fra Fiorentina e juve, ma fra volere e volare...

giovedì 20 settembre 2012

La Fiorentina oggi

La Fiorentina oggi è un insieme di volti, di sensazioni, di vibrazioni nuove, in passato sempre presenti ma nascoste sotto un fitto strato di delusioni, di parole al vento, di personaggi ambigui, di sconfitte, di non calcio.

La Fiorentina oggi ha il muso sfrontato di chi porta un nome uscito da un romanzo di Garcia Marquez, quel Facundo, non Cabral ma Roncaglia, che agli astanti non porta le note di una chitarra, ma la grinta di chi è abituato alla mischia nella Bombonera.

La Fiorentina oggi ha gli occhi felici di Emiliano quando riesce finalmente a regalare una parata decisiva ai suoi amici, che lo guardano dalla curva.

La Fiorentina oggi ha una testa con pochi capelli, ma con tante idee buone da trasferire ad altrettanto buoni piedi, e poco importa se la sua casacca è viola e non blaugrana, come probabilmente sperava da ragazzino.

La Fiorentina oggi ha lo sguardo duro e convinto di chi di partite ne ha macinate tante, troppe forse, ma che ha ancora voglia di dominare il centrocampo, di dettare legge e geometrie non più all'Olimpico bensì all'Artemio Franchi.

La Fiorentina oggi è il raggiante sorriso di un ragazzo nato in un paese complicato, che pochi fino al 2008 avrebbero saputo collocare con esattezza nella geografia europea, e, son sicuro, qualcuno avrà anche scambiato per quel noto santuario sopra Castiglioncello....

La Fiorentina oggi è tutta negli occhi del figliol prodigo Luca... che emozioni ci hai regalato! Prima segni un gol che certo ci apre il cuore, ci riporta ai vecchi tempi, ti fa di nuovo amare per quei tuoi movimenti un po' goffi e dinoccolati, ma efficaci... Ma più del gol è valsa la tua dedica: li, pensando ai miei figli, pensando al tuo dolore di uomo e alla tua famiglia spezzata, il calcio è diventato solo un rumore di sottofondo, una cantilena triste che ha inumidito i miei occhi.
Ma la Fiorentina non è finita qui, tanti altri personaggi meriterebbero due parole; magari ancora non sono esplosi nei cuori viola, ma lo faranno presto... E che dire di quel distinto giovanotto che si accomoda in panchina vestito di tutto punto, con quelle polacchine che qualcuno dice rosse per scaramanzia, ma che io spero per moda? Firenze lo sta cominciando a conoscere, dopo averlo a lungo annusato e sfiorato, e chissà, in futuro, mi auguro, potrà calcisticamente amarlo.

Questa è la Fiorentina oggi, e, Dio, quanto è bello guardarla!

sabato 15 settembre 2012

loro in fiamme... e Noi?


Una immagine del telegiornare continua a ronzarmi in testa... è una cartina a tutto schermo, non dell'Italia, non della Libia, non del Magreb, ma di tutto il mondo, dal Marocco all'Australia, e questa cartina è costellata di stilizzate immagini di lucenti falò.
No, cari miei, qui non si parla delle solite, più o meno isolate, proteste, dei soliti noti con l'accendino in mano che aspettano la telecamera per dar fuoco alle odiate stelle e strisce. No... Qui si tratta di tutto il mondo arabo che, certo con le sue frange più estreme, insorge.
Insorge, ma contro chi? Contro gli Americani? Contro un filmetto da mesi e mesi presente in rete? Contro gli Inglesi, che spediscono il secondogenito reale in punizione in Afghanistan, per le sue bravate a Las Vegas? Si, ma non solo... insorge contro chi non è come loro, insorge contro il mondo non-arabo, contro chi ha l'ardire di non prostrarsi e chiedere scusa per non essere musulmano.
Le conclusioni di alcuni, per fortuna pochi, analisti di politica internazionale (vedi Luttwak sul Corriere) fanno baluginare parallelismi inquietanti, paventano rischi di conflitti mondiali ai quali non voglio nemmeno pensare.Ma in tutto questo clima torbito, infuocato, con mezzo mondo livido di rabbia nei confronti dell'altra metà, quel che mi ha spinto a digitare stasera è l'apparente, strana, inquietante, tranquillità che aleggia nell'aria... Quasi che tutto questo non ci tocchi, non tocchi l'Italia, non tocchi gli Italiani. Allora, tanto per far suonare qualche campanellino, invito a riflettere sui seguenti dati (Wiki, of course):
L'islam è ad oggi la seconda religione in Italia dopo il Cristianesimo.
I fedeli musulmani, quasi tutti sunniti, sono circa 1 milione e 200 mila.
Nella Comunità Europea il numero sale a più di 16 milioni (!).
Sarei curioso di sapere i commenti ed il pensiero di costoro al riguardo di quanto sta succedendo fuori dai nostri confini... ma una vocina mi dice che è meglio di no, meglio non saperlo, altrimenti stasera potrei faticare a prender sonno, non sentendomi più cosi al sicuro fra le mura di casa mia.

giovedì 13 settembre 2012

Noi e loro


Noi,
siamo quelli che si  tassano per costruire moschee, che tolgono i crocefissi dai muri delle scuole per non offendere, che hanno menù differenziati nelle mense, che organizzano in ogni modo e luogo possibile, convegni per promulgare la cultura islamica, che non si sognerebbero mai di entrare in una moschea, anche se in veste di turisti, con le scarpe ai piedi...
loro,
sono quelli delle stragi nelle chiese cristiane, del rifiuto di integrazione, dell'assoluta e sprezzante chiusura nei confronti del diverso, delle comunità intessute nella trama dei nostri paesi, ma chiuse e intangibili nelle questioni di giustizia privata.


Noi,
siamo quelli del "porgi l'altra guancia", del "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te", del "Non sono d'accordo con te, ma darei la vita per consentirti di esprimere le tue idee"...
loro,
sono quelli che emettono condanne a morte (...a morte!) per chi scrive libri che osano mettere in discussione la loro religione o disegna vignette satiriche con troppe barbe al vento.

Noi,
siamo quelli che eleggono a cult una rappresentazione dal titolo "Jesus Christ Superstar"...
loro,
sono quelli che uccidono per un film.

Noi,
siamo i razzisti...
loro,
sono le vittime.

Basta!
Basta con il buonismo e l'ipocrisia dettati dalla paura!
Basta con il Segretario di Stato per antonomasia, e relativo cotonato consorte, che invece di tuonare sdegno per l'uccisione di un loro ambasciatore (fatto di enorme gravità simbolica), vomitano indignazione per la pellicola, furbescamente elevata a capro espiatorio di questa ennesima, cattiva, eccessiva ed inaccettabile ondata di rabbia!
Basta con il definire loro isolati, deviati, ignoranti, sfruttati, succubi, e mai assassini.
Basta con le unioni delle comunità arabe che si dissociano sempre a posteriori e mai a priori!
Basta con loro, che non sono vittime, non lo sono mai state, ma artefici e complici fautori delle loro povertà, della loro rabbia, del loro essere contro la logica e la cultura del bene.
Basta con gli 11 Settembre, 11 Marzo, 7 Agosto, 7 Luglio, 12 Novembre e ancora 12 Settembre.......

mercoledì 12 settembre 2012

Primo giorno di Scuola

Ricordo un portone grigio, grembiuli neri tutti uguali, tanti colletti bianchi e pochi fiocchi blu; ricordo una grande stanza dal soffitto irraggiungibile, piena di bambini quasi sconosciuti; ricordo una bionda signora dagli occhiali enormi, che qualcuno chiamava Maestra.
Ricordo una mano che stringeva la mia, e che io non volevo lasciare; odore di matite, di gesso, di polvere.
Ricordo distintamente la definitiva sensazione di strappo, il serpeggiare di un timore dell'ignoto, che forse per la prima volta il mio cuore assaggiava.
Ricordo il pericoloso scricchiolio con il quale la diga dei miei occhi mi avvertiva, quando quella mano amica alla fine mi lasciò in quel nuovo e misterioso mondo.

Tutti questi ricordi satellitavano nella mia mente e nel mio cuore stamattina, accompagnando mio figlio verso il suo primo giorno di scuola. E per questo ero io emozionato, e non lui, invece entusiasta di riabbracciare gli amici e di scoprire tutte quelle novità da noi "grandi" tanto decantate.

E alla fine, io, e non lui, ho rischiato per la seconda volta di bagnare di lacrime un primo giorno di scuola.

Il segno dei tempi che cambiano? Di questi piccoli che giocano a fare gli adulti, e che agli adulti spesso insegnano come si dovrebbe affrontare il mondo?

Non so, ma intanto mi grogiolo nel suo sorriso soddisfatto e nel profumo della sua prima paginetta scritta e disegnata con tratti incerti, nel Bravo del suo primo voto...

Goditi ancora un po' la tua nuova avventura, piccolo... C'è tempo ancora prima delle interrogazioni, dei compiti, degli esami.... Ma che dico, goditi la vita! E affrontala sempre come questo tuo primo giorno di scuola.

domenica 9 settembre 2012

Un pizzico di cenere

Il mio pensiero a caldo sul ritorno di LucaToni in viola, l'ho già espresso a suo tempo; 9 giorni fa mi ponevo la domanda:

"Ma ne vale la pena?"

Quel che è peggio, non mi ponevo un quesito tecnico: mi dicevo che nonostante fior di strateghi da "BarSport" potevano giurare che la conformazione fisica ed il tipo di gioco dell'ex Bayern ben si addicono alle caratteristiche tattiche di Montella ("...regge palla, favorisce gli inserimenti dei centrocampisti, finalizza i cross di Jovetic..."), gli sterili numeri wikipediani (35 anni, 3 gol la scorsa stagione, 15 gol  in partite ufficiali dal 2009 ad oggi, da 3 mesi svincolato quindi privo di preparazione...) sembravano affossare e chiudere definitivamente il sipario sulla carriera del fu amato giocatore; pertanto la mia risposta è stata:

"No, non ne vale affatto la pena"...

Però c'era quella postilla: ovviamente ero e sono pronto a cospargermi il capo di cenere al decimo gol del  bel LucaMondiale...

Ecco proprio questa postilla mi è venuta in mente Venerdì pomeriggio: perchè quando vedi il nostro eroe staccare di testa e metterla in rete, proprio come ai bei tempi, quando vedi nei suoi occhi una voglia che non ti aspetti, quando senti gli applausi scroscianti del pubblico, gli occhi che brillano, i vecchi cori che echeggiano nell'aria, le magliette "Toni & Furmini" odorose di naftalina, pensi allora "Ma perchè no?": magari un pezzetto di quella favola e di quelle emozioni sopite possono alla fine rivivere. Forse il nuovo corso societario non ha mentito: questa è un'operazione del cuore, non un ripiego dell'ultima ora. E allora mi voglio lasciar andare anch'io, voglio riabbracciare questo ragazzone dagli occhi buoni, riaccoglierlo in famiglia. Allora prendo giusto un pizzico di cenere dal nido della Fenice, lentamente me lo faccio cadere sulla testa, e gli grido forte "Bentornato Luca".

giovedì 6 settembre 2012

La Fenice Viola

Chiedetemi cosa facevo e cosa pensavo quel pomeriggio del 13 Maggio di quest'anno, diciamo intorno alle 17...
Riemergevo lentamente e senza voglia dal torpore e dalla sonnolenza che mi avevano assalito guardando non l'ultima indecente prestazioni di un campionato sciagurato, bensì gli ultimi 90 minuti di agonia di un focolare, che fino ad un paio di anni prima ardeva e scaldava il cuore, ma che ora era ridotto a brace, ma che dico brace... a cenere, grigia e fredda... Nemmeno quei pochi tizzoni rimasti brillavano più.
La coltre di freddo vuoto calcistico era troppo pesante da poter essere sollevata, nemmeno dal più inguaribile ottimista...
Avevamo chiesto una rivoluzione, ma l'annunciato defenestramento del vate salentino pareva più il primo atto di smantellamento di una azienda giunta al capolinea, piuttosto che una dichiarazione di intenti. La Fiorentina dei ciabattini, anche se non vecchia di 500 anni, sembrava sentire la sua fine, si ritirava sulla sua palma, si isolava, si circondava di rami balsamici, e lasciava che il sole dei tifosi incendiasse il suo ultimo nido, per diventare cenere...
Ed ora, dopo solo pochi mesi, altro che 500 nuovi anni, da quella cenere risorge una nuova prospettiva di squadra e società. Si narra che quando Pradè e Montella si sono incontrati per la prima volta vestiti di viola, si son chiesti come fare a riportare la Fiorentina fra le braccia di Firenze, e la risposta è stata unanime: "qui hanno il palato calcistico fino, ci riusciamo solo con il bel gioco, con i piedi buoni". Ecco allora lo spunto, la cenere che si smuove, e granello dopo granello, tassello dopo tassello, la Fenice alza il becco al cielo e stende le ali.
Concedetemi questo parallelismo mitologico: mi sorge spontaneo guardando oggettivamente un mercato estivo, ovvero un'impresa manageriale che non ha pari, al quale è mancato solo l'ultimo tocco (sempre per i due noti problemi: A. non ci sono voli diretti da Manchester a Firenze, e B. lo stile juve); un rinnovato entusiasmo della gente, che nonostante la recente sconfitta guarda con fastidio alla sosta di campionato; la copertina del GuerinSportivo che mi mostra il volto giovane e sfrontato di 7 nuovi giocatori 7 vestiti di Viola ("I nuovi Nostri"); guardando un giovane Montenegrino che in pochi mesi dobbiamo convincere a diventare una bandiera; un non più giovane Principino che ha già capito la responsabilità del numero 10 che indossa; un portiere fiorentino fino nel midollo, e per questo, forse, ancora con le gambe tremanti quando il megafono dello stadio pronuncia il suo nome subito dopo quello della sua squadra del cuore...
Guardando, insomma, una Fenice viola, che ancora si sgranchisce le ali, ma che ha tanta, tanta voglia di volare.

domenica 2 settembre 2012

Dateci un Belfodil

Napoli - Fiorentina = 2-1

Dateci qualcuno, prestatecelo, se possibile. Non dico un Pazzini, un Osvaldo, un Klose, mi basterebbe un Belfodil, insomma, una punta, un vero e antico numero 9.

Si perchè la Fiorentina è imbottita di centrocampisti dai piedi buoni, chi più predisposto a giocare dietro, chi più attratto dalla rete avversaria, ma sempre centrocampisti; e poi ci sono quelle che con molto ottimismo definiamo punte, ma che tali non sono: l'identità di Jovetic e Lijaic è chiara: son mezzi, non come altezza, ma come prefisso; ma anche il buon Munir sembra aver poco studiato gli appunti impolverati, lasciati nello spogliatoio gigliato da un certo Batistuta; con questo parallelo scolastico, lo stangone Seferovic frequenta sempre la scuola materna. Stop, le punte viola son solo queste, giuro... Ah no, forse una speranza rimane, perchè quel LucaToni aggregato all'ultimo minuto, anche se difficilmente risulterà qualcosa più di un pensionato del mestiere di bomber, però consulente di lusso, insegnante, questo può benissimo esserlo: ei fu... uno dei più grandi interpreti e indossatori di casacca numero 9 che Firenze abbia mai visto.

Questo lungo preambolo per dire che, pur con le attenuanti del cartello "lavori in corso" in bella vista davanti al nostro spogliatoio, comincia a consolidarsi un atroce sospetto: che questa mancanza, questo atavico vuoto in mezzo all'area che sorprende la palla gentilmente pennellata dai vari Jojo, Valero, Cuadrado, alla fine diventi insostenibile, come la leggerezza dell'essere una eterna incompiuta.

E allora, Luca, spolvera i tuoi quaderni di quinta liceo, e spiega a Munir dove piazzarsi per fare tonnellate di gol, e pazienza se ti farà dannare perchè non parla italiano come Pazzini e Osvaldo, e manco il tedesco, che tu ormai ben conosci, di Miro Klose, e nemmeno... nemmeno.... ma che lingua parla Belfodil, e soprattutto... chi è Belfodil???

venerdì 31 agosto 2012

Meglio di nulla... o meglio nulla....

Ore 18.30, un messaggino di un amico mi sveglia dal torpore del ritorno da pendolare in treno:
"Oh, s'è preso LucaToni"
sorrido e rispondo "ahah, simpatico... meglio nulla!"
"No, guarda che è vero!"
Oddio, penso... metto in pista tutta la tecnologia a mia disposizione, iPAD, blackberry, ed in men che non si dica lo scherzo si rivela in tutta la sua verità.

Ora, io mi ero già messo l'animo in pace, perchè quando una società, a tre ore dalla fine del mercato, tratta fior di giocatori del calibro di Bianchi, Pozzi e Floccari, ha chiaramente perso il treno dei Top Players, e chiunque venga dei tre, non merita le cuffie sintonizzate su RadioBlu fino alle 19.
Ma questo mi ha spiazzato.

La domanda sorge spontanea: ne valeva la pena? Intendiamoci, non per i soldi; cosa vuoi che siano 400 mila euro in più o in meno per la Fiorentina; ma per l'impatto mediatico sulla piazza di Firenze, e per l'esposizione sul palco/gogna dell'arena del tifo italiano.

Non mi pongo il quesito tecnico: fior di intenditori possono asserire che la conformazione fisica ed il tipo di gioco dell'ex Bayern ben si addicono alle caratteristiche tattiche di Montella ("...regge palla, favorisce gli inserimenti dei centrocampisti, finalizza i cross di Jovetic..."). I freddi numeri  (35 anni suonati, 3 gol nell'Al-Nasr (!) la scorsa stagione, 15 gol  in partite ufficiali dal 2009 ad oggi, da tre mesi svincolato quindi privo di preparazione...) sono, ahimé, pietre tombali sulla sua carriera.

E allora la mia risposta, pronto a cospargermi il capo di cenere al decimo gol in 10 partite, è NO, non ne valeva la pena, meglio nulla. il ritorno negativo di immagine è troppo rischioso, e sporca una campagnia acquisti altrimenti positiva.

Mi domando inoltre: se l'alternativa era questa, era così difficile assicurarsi Babel (svincolato, quindi a costo zero)? Oppure, Borriello, costretto a ripiegare su Genoa: anche se inviso alla Piazza... meglio di nulla....

giovedì 30 agosto 2012

Scalo a Monaco


Gli scali aerei, si sa, son fastidiosi... ti tocca scendere in fretta dal primo aereo, sostare davanti ai tabelloni, con trolley e pesanti zaini in spalla, alla ricerca/codifica del gate per il volo successivo...
Questo stava facendo ieri mattina, nella zona arrivi dell'aeroporto di Monaco di Baviera, un bulgaro di 31 anni, baciato dalla dea del calcio, e ignaro della fortuna che gli stava toccando in sorte, nel passare dalla monotona Inghilterra, alle dolci colline toscane, e al salotto di Piazza Signoria, non per vacanza estiva, bensì imbottito di soldi...
E mentre, finalmente, individua la linea giusta sul tabellone (Florence - 12.15 - Gate15), l'iPhone appena acceso (o forse mai spento) si mette a trillare...
Si presenta un tale Marotta ("Chi?", pensa il Berba);
"juventus" ("ahh!, ma senti...", pensa ora)...
"Senti, Berba", dice ansioso il Marotta "che ne diresti di mollare quella squadretta di provincia, che non fa nemmeno le coppe, ed approdare alla juve, per un bel po' di soldi in più?"...
"Mah, mi piacerebbe, ma sto per salire sull'aereo, pagato dalla Fiorentina (a me e a tutto il mio codazzo di amici e tirapiedi, che mi tengon compagnia) per andare a firmare; ho già dato la mia parola, e questi hanno anche l'accordo firmato con il Manchester, hanno fatto partire le fideiussioni, la prima rata è già in pagamento..... come si fa?"
E Marotta, serafico: "Ecchisenefrega.....!!!!".

Fu così che l'aero per Firenze decolla con molti posti liberi in più, che la juve ottiene la sua vendetta per l'altezzoso Niet di Andrea della Valle, appena ricevuto per l'acquisto di Jovetic, e che il bulgaro, le colline toscane, le vedrà solo in cartolina.

Il commento del tifoso viola? Vai, Berbatov, vai pure dove vuoi... Da qui son passati gli artisti della penna, dello scalpello, del pennello, e anche, si, del pallone... Sarebbe stata un'offesa per noi sporcare le strade di Firenze, ed il prato dell'Artemio Franchi, con la tua presenza. E... Grazie juve, questa volta ci hai fatto un favore, non uno sgarbo, e ci hai dato un motivo in più per gridare forte "Grazie a Dio non sono gobbo"!

Detto per inciso: il fatto che il Berbatov abbia preso in giro anche la juve, perchè il numero del suo iPhone, ahimé, ce l'avevano anche i dirigenti del Fulham, è solo un contorno, una risata viola al termine della storia.

domenica 26 agosto 2012

Gli artisti viola

Fiorentina - Udinese = 2-1

C'era una volta un giocatore ammantato di Viola a vita, che giocava guardando le stelle; aveva il numero 10 sulle spalle, e naturalmente si chiamava Giancarlo, un nome da poeta, da scultore, da pittore; da artista, insomma; e lui, artista, del calcio, lo era...
Passano una trentina d'anni (mamma mia come son vecchio), e ieri, in quel catino a forma di D (come Duce, per chi non lo sapesse), ad un certo punto di un secondo tempo di una partita appiccicosa come l'umidità in cui si giocava, ecco che entra in campo un nuovo numero 10 viola; lo chiamano il Principino, all'anagrafe Aquilani; metà stadio lo aspetta e lo invoca, l'altra metà lo guarda un po' di sbieco, perchè l'anno scorso, in effetti con piglio un po' snob, ci ha usato come cavallo di Troia per arrivare al Milan....
Ma si sa, il tifoso è volubile, basta poco per farlo innamorare: ma quel poco fa tornare in mente l'altro numero 10, l'artista: l'arbitro ha il fischio in bocca per soffiare un'ultima volta, ed il principino è a metà campo, alza gli occhi verso le stelle, e ne vede una fulgida, luminosa e montenegrina; ed ecco la poesia, il colpo di scalpello sul marmo, la pennellata... quella palla che vola, dice a Jovetic: vai, salta l'uomo e mettila dentro; ma non c'è bisogno di dirlo, l'altro, il genio, sa bene cosa fare...
Questa è la mia Fiorentina!

martedì 21 agosto 2012

Il balcone di Assange

C'è un omino canuto e distinto che si presenta su un balconcino, su uno strapuntino che per il diritto internazionale rappresenta un paese sudamericano, l'Ecuador, e che, sempre per tale diritto, lo protegge come una impenetrabile fortificazione. L'omino è il paladino della Teoria del Complotto, quell'Assange che ha alzato il velo su tonnellate di documenti scottanti/compromettenti non solo per l'amministrazione USA; e poco importa se, per farlo, ha violato una lunga serie di leggi e norme; questo e altro in nome della Verità...
Da lì tuona contro il tanned Obama: "basta con la caccia alle streghe... lasciatemi un po' in pace"... Da lì chiede alla Svezia, che lo vuole estradire per reati sessuali (tutto da provare of course), di non consegnarlo nelle mani dei cattivoni a stelle e strisce, che sicuramente, come nei migliori film di spionaggio holliwoodiani, gli metterebbero subito un cappuccio nero in testa e lo farebbero sparire per l'eternità.
Ora, premesso che, per mia educazione e cultura, se un paese democratico (e, anche se con curiose sfumature, gli USA lo sono) ha un codice legale da rispettare, e tu non lo rispetti, ne devi pagare, in modo equo (macchè pena di morte...), le conseguenze.
Premesso anche che se un altro paese chiede la tua estradizione, il tuo primo pensiero di innocente paladino senza macchia dovrebbe essere quello di andare lì e difenderti, non di chiedere (con quale dirittto?), che tale paese a sua volta non ti spedisca verso il lupo cattivo.
Fatte queste premesse, leggo con curiosità, qualche notizia nei confronti dei nuovi difensori del suddetto Cavaliere della Verità, ovvero l'Ecuador; e quindi apprendo che:
A. Nel rapporto 2012, Human Right Watch, l'ong che monitorizza i diritti umani nel mondo, denuncia che in Ecuador «chi offende i funzionari governativi», a cominciare dei giornalisti, rischia «la prigione da tre mesi a due anni».
B. Dal 2008 «18 giornalisti, direttori o editori» hanno subito questo trattamento, secondo l'ong locale Fundamedios. Il capo dello stato è riuscito a far condannare a tre anni di galera l'editorialista Emilio Palacio del quotidiano d'opposizione El Universo. Per un articolo giudicato diffamatorio Palacio ed altri tre giornalisti dovranno sborsare 40 milioni di dollari, una cifra esorbitante.
C. Per rispondere alle critiche il governo obbliga le tv ad interrompere i programmi trasmettendo le cosiddette «cadenas» degli aggressivi spot propagandistici.
D. Amnesty international ha pure denunciato l'Ecuador di criminalizzare le pacifiche proteste degli indios con accuse di «terrorismo».
E. Il presidente socialista Correa sta mettendo nel mirino anche le ong, come la stessa Wikileaks, accusandole di «destabilizzazione».
Ma uno degli aspetti più curiosi è che proprio dai cablogrammi segreti del Dipartimento Usa, resi pubblici da Assange, risultava che Correa avesse nominato un capo della polizia corrotto. Il presidente ha fatto il diavolo a quattro finendo per espellere l'ambasciatrice americana rea di aver scritto il cablo a Washington. Poi ha proibito ai militari a stelle e strisce di utilizzare una base per il controllo dei narcotrafficanti ed infine diventa protettore di Assange.
E allora cosa se ne deduce? Cosa dovrebbero capire, in fondo in fondo, i sostenitori con la mascherina bianca del paladino? Probabilmente che è tutto un gioco delle parti, che anche loro sono pedine inserite in una scacchiera ben più grande delle loro buone intenzioni.
Alla fine, il teatrino messo in piedi da Assange con l'Ecuador è ancora più assurdo tenendo conto del fatto che il fondatore di Wikileaks non verrà spedito negli Usa. Infatti, il ministro degli esteri di Stoccolma, Carl Bildt, ha dichiarato al Financial Times: «Non estradiamo in paesi che applicano la pena di morte». In pratica «è assolutamente impossibile», secondo l'esponente del governo svedese, che Assange finisca dalla Svezia agli Stati Uniti.
Forse ci penserà l'Ecuador se cambiasse di nuovo alleanze